LA TRADIZIONE PRIMORDIALE

Col termine “Tradizione Primordiale” si intende una conoscenza antichissima la cui origine si perde nel più lontano passato dell’umanità.
Questa antica scienza dà una risposta esauriente e definitiva alle eterne domande che si pone l’uomo: Perchè esisto ? Cosa accade dopo la morte ? Qual’è il senso dell’immensità dell’Universo ?, ma ci rende anche coscienti che questa conoscenza teorica è completamente insufficiente in quanto, per l’essere umano, esiste una via da percorrere, lunga e difficile, che comporta una realizzazione reale e non teorica di questi antichi insegnamenti.
La Tradizione Primordiale è alla base di tutte le grandi religioni e ad essa hanno attinto alcuni grandi sistemi filosofici come quelli di Platone, Plotino, Spinoza e Fichte.
Essa, in forme più o meno vicine a quella originale, è tramandata nel corso delle generazioni umane da società e confraternite più o meno segrete, alcune delle quali hanno ancora gli strumenti rituali (iniziazione) per predisporre i loro adepti alla comprensione della dottrina per gradi successivi.
Dove, come e perchè sia nata questa conoscenza è un argomento che esula dagli scopi di questa breve trattazione nella quale ci soffermeremo invece sui principi generali.
Questa antica conoscenza è nata precedentemente alle grandi civiltà umane che iniziarono a svilupparsi tra quattro e cinquemila anni fa. Successivamente fu conosciuta, e segretamente conservata, dalle caste sacerdotali, soprattutto nell’antico Egitto e nell’India vedica.
Dall’antico Egitto la Tradizione Primordiale prese poi la via occidentale nella sua forma Ermetico-Alchemica, mentre dal subcontinente indiano prese la via orientale, nelle forme dell’Induismo e del Buddhismo esoterici.
Il primo contatto delle grandi civiltà con questa antica scienza avvenne circa nel duemila avanti Cristo nell’India settentrionale dove giunsero le popolazioni ariane (Arya = i Nobili) provenienti dal nord che già la custodivano da tempo.
Per questo motivo, in questa breve esposizione, preferiamo usare i termini tipici di questa tradizione anzichè quelli, altrettanto validi della tradizione occidentale.
Veniamo dunque all’esposizione.
La Metafisica della Tradizione consiste nella coscienza dell’esistenza di un Principio al di fuori dell’essere, del non essere, dello spazio e del tempo. Esso è privo di qualsiasi forma o definizione, indescrivibile, incorporeo, infinito, assoluto, trascendente ed immanente, eterno, senza inizio, senza fine, al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Nella tradizione orientale questo Principio è definito Brahman, mentre nella tradizione occidentale è la “Sostanza”, causa sui (causa di se stessa), che è in sé e viene concepita per sé.
Al di fuori di questo principio non esiste nulla, quindi tutto l’universo conosciuto o sconosciuto, compresi quindi tutti gli esseri viventi, in qualsiasi piano dell’esistenza si trovino (divino, intermedio, umano, subumano, animale), non ha alcuna realtà.
L’esperienza dei viventi è causata da un Errore, un punto di vista sbagliato dovuto alla distinzione che il singolo individuo fa tra Soggetto ed Oggetto: egli proietta fuori di se una inesistente realtà esterna che invece è presente solo nella sua mente. A causa di questa esteriorizzazione egli crea l’idea dell’Io individuale, contrapposto al “mondo esterno”, idea altrettanto illusoria.
Prima di procedere oltre, diciamo subito che la Tradizione Primordiale indica la via per qualsiasi essere vivente di liberarsi dalle catene di questa illusione ed identificarsi col Principio Universale, unico Esistente, ma dobbiamo prima esporre come si svolgono le cose dal punto di vista del nostro mondo illusorio, quindi in termini di Spazio e Tempo.
Questo nostro mondo non è altro che il Brahman che a noi, nel nostro stato di errore, appare manifestarsi attraverso i cicli cosmici:
Quando inizia un ciclo cosmico, il primo essere che nasce è Brahma (da non confondersi col Brahman). Egli è l’Architetto dell’Universo, il “Padre” di tutti gli esseri ed il suo aspetto “personale” è Ishvara che può essere ben identificato col Dio delle Religioni Monoteiste (Dio Padre per i Cristiani, Allah per gli Islamici, il Demiurgo per gli Gnostici).
Chiariamo subito che questa Entità, primo fra tutti gli esseri, fa parte della manifestazione illusoria di cui stiamo parlando e, come tutti gli esseri esistenti, è vittima e prigioniero dell’ignoranza metafisica.
Un ciclo cosmico dura un tempo enorme, per noi inimmaginabile, ma finito.
Da Brahma deriva l’Universo nel quale si sviluppano lentamente tutti gli esseri in tutti i piani dell’esistenza che sono molteplici. Nasce prima il mondo divino e riteniamo inutile soffermarci sugli innumerevoli stati possibili di tutte le entità che lo popolano, dai meravigliosi eoni di luce, agli dei, agli angeli, alle divinità inferiori, fino ai demoni.
Poi, qua e la nell’universo, nasce la vita del nostro piano dell’esistenza e quindi anche l’uomo.
Accenniamo soltanto al fatto che esistono anche piani di esistenza inferiori all’uomo.
Tutti i piani dell’esistenza sono interconnessi, facendo parte di un’unica realtà illusoria, per cui non c’è da meravigliarsi se, con riti e preghiere correttamente eseguiti, l’uomo riesca ad ottenere vantaggi, favori o grazie da questa o quella divinità. Quanto detto è valido per qualsiasi religione.
Nè ci faremo neanche meraviglia di qualche apparizione qua o là sul nostro pianeta di qualche essere divino.
Sempre dal punto di vista del nostro piano dell’esistenza, un giorno il ciclo cosmico avrà termine: tutti i piani dell’esistenza che conosciamo e non conosciamo, compreso il mondo divino e lo stesso Brahma, verranno riassorbiti, ma subito dopo inizierà un altro ciclo cosmico e così all’infinito.
Abbiamo detto che la durata di un ciclo cosmico è per noi inimmaginabile ma tutte le più antiche tradizioni sono concordi nel suddividerla in quattro ere, per quanto riguarda il nostro piano dell’esistenza: satya yuga (età dell’oro), treta yuga (età dell’argento), dvapara yuga (età del bronzo) e kali yuga (età del ferro).
La Tradizione Primordiale nasce nell’età dell’oro e, nel corso delle ere successive le capacità spirituali dell’uomo si vanno sempre più affievolendo.
In particolare noi stiamo attualmente vivendo il kali yuga, caratterizzato da un peggioramento delle qualità della natura umana: in questa era sono sempre di meno gli uomini che saranno capaci di liberarsi dalle catene dell’illusione e di ricongiungersi all’Uno universale.
Nel kali yuga gli uomini sono sempre più attaccati alla realtà materiale e tutti i principi morali vengono capovolti, per cui, in questa epoca, la Tradizione Primordiale viene custodita in segreto da cerchie estremamente ristrette di esseri umani.
Prima di parlare della via che conduce l’uomo alla liberazione dall’illusione, dobbiamo premettere due parole sulla legge del karma e sul reale significato del concetto di “reincarnazione”.
L’universo illusorio nel quale siamo prigionieri è dominato dalla legge del karma.
Animali, uomini, demoni, dei e tutte le entità superiori od inferiori al piano di esistenza umano, sono soggetti a questa legge.
Proprio come le leggi matematiche, chimiche e fisiche che dominano il mondo materiale, così la legge del Karma è automatica, non ha riguardo per nessuno e non può in nessun modo essere infranta, superata o aggirata.
Non è la legge di un Dio creatore che potrebbe variarne i suoi effetti in favore di qualche creatura, ma è una legge universale, assoluta, inesorabile, oseremo dire meccanica, alla quale è rigidamente sottoposto anche l’ambiente divino. Nessuno ha il potere di infrangerla.
L’insieme di tutte le azioni che un essere umano compie dalla nascita alla morte è causa della nascita di un altro essere vivente nel piano animale, umano, diabolico, divino o in qualsiasi altro piano dell’esistenza visibile o non visibile, da noi conosciuto o sconosciuto.
Questo nuovo essere nulla sa e, tranne nel caso di esseri estremamente evoluti spiritualmente, nulla può sapere del precedente essere vivente che ha causato la sua nascita, ma, nel bene e nel male, subisce tutte le conseguenze delle azioni del precedente essere vivente che ha causato la sua venuta al mondo.
Solo in questo senso si può parlare di reincarnazione e solo in questo senso va interpretata l’affermazione che per giungere alla liberazione dall’illusione (illuminazione) occorre percorrere milioni di “vite”.
Nell’Universo manifesto e non manifesto esiste anche la legge del Dharma, la legge morale universale, e, in base a questa legge, le nostre azioni possono essere classificate in buone, cattive e neutre.
Per questo motivo, ogni azione compiuta durante la vita di un essere vivente produce un Karma che può essere positivo o negativo, a seconda della qualità dell’azione.
Alla luce di quanto esposto, lo stato di un qualsiasi essere umano, sia materiale che spirituale, è la conseguenza automatica del Karma accumulato in una catena di milioni di esistenze precedenti che si sono succedute nei più diversi piani dell’esistenza.
Il primo passo verso l’illuminazione è dunque quello di agire in modo da ottenere un “buon karma” ottenendo in tal modo una “rinascita” in esseri sempre più evoluti spiritualmente.
A questo scopo, per gli esseri umani che si trovino ancora all’inizio del loro cammino spirituale, va benissimo seguire i precetti e gli insegnamenti della religione del luogo dove si vive e del popolo a cui si appartiene.
Ma prima o poi giunge il momento di affrontare la parte più ardua della via.
Ricordiamo che l’uomo è prigioniero in un mondo illusorio, vittima di un punto di vista errato. Non è cosciente di una situazione che, se ci fermiamo un attimo a meditare, è estremamente evidente: non vi è nulla di esterno alla propria mente.
All’interno della mente si creano due falsi poli: un io individuale ed un mondo “esterno”.
Questa costruzione illusoria è ottenuta mediante le due categorie dello Spazio e del Tempo che non hanno alcuna realtà oggettiva, ma sono solo strumenti dell’io individuale per “ordinare” il suo fittizio mondo mentale.
La distruzione di questo dualismo (io – mondo esterno) porta prima alla conoscenza e poi all’identificazione con l’unico Testimone che, nell’Universo apparente, vive la rappresentazione mentale di tutti gli esseri viventi.
Lo stato raggiunto viene spesso chiamato “illuminazione” o “liberazione” ed avviene in un attimo.
Abbiamo già detto che il percorso è facilitato dall’affiliazione ad una società o confraternita custode della Tradizione Primordiale i cui Maestri possono impartire l’iniziazione che consente di predisporre l’aspirante alla comprensione ed alla ricezione degli strumenti per poter percorrere lo stretto sentiero che conduce all’Illuminazione.
L’Iniziazione è appunto una cerimonia rituale con la quale si predispone l’aspirante Adepto a poter ricevere l’insegnamento segreto. Questo Rito provoca una profonda modificazione spirituale nel neofita che attraversa dapprima una fase di “morte” e poi una successiva fase di “rinascita”.
E’ bene chiarire che l’Iniziazione non è assolutamente l’esposizione di una Dottrina, ma una serie di riti ed operazioni, potenti ed efficaci, che trasformano radicalmente chi la riceve.
Per inciso facciamo notare che anche il Battesimo cristiano ha un debole valore iniziatico.
E’ bene però precisare che, con l’Iniziazione, l’individuo non raggiunge certo l’Illuminazione, ma entra in una dimensione dalla quale può iniziare il cammino.
Una volta entrato in un Ordine Iniziatico, l’Adepto verrà istruito sulle conoscenze segrete gradualmente. Ogni passaggio ad un grado superiore dell’Ordine, sarà caratterizzato da una nuova particolare iniziazione.
Anche se l’appartenenza ad un Ordine Esoterico, con le sue successive iniziazioni, facilita enormemente il cammino dell’Adepto verso l’Illuminazione, questa appartenenza non è una condizione indispensabile per raggiungere il traguardo.
Un esempio illustre di quanto detto è rappresentato dal principe Gautama Siddharta che raggiunse l’Illuminazione, diventando un Buddha, con il suo proprio sforzo.
Infatti il Buddha, dopo aver conseguito l’Illuminazione, decise, per compassione, di mostrare la via a tutti gli esseri umani, confidando nel fatto che ogni uomo, assimilando l’insegnamento in modo proporzionale al suo grado di evoluzione spirituale, ne potesse in ogni caso trarne beneficio.
Egli sapeva perfettamente che ogni essere vivente ha già la natura di Buddha, di illuminato, ma ne è inconsapevole.
D’altra parte ciò è proprio quanto sostiene l’Advaita Vedanta induista che afferma l’identità tra l’Atman (anima) individuale con l’Atman universale (Brahman) e che si consegue l’Illuminazione nel momento in cui si assume consapevolezza di questa identità.
Riteniamo che l’insegnamento del Buddha sia il più limpido ed esplicito ed il più adatto all’uomo di quest’ultima era oscura del kali yuga, ma precedentemente altri uomini avevano raggiunto questo stato: asceti che, nel subcontinente indiano, migliaia di anni prima, si ritirarono per anni nelle foreste. Alcuni di loro raggiunsero effettivamente lo stato di Illuminazione e, dalle loro esperienze, derivarono gli scritti dei Veda e, successivamente delle Upanishad. Una semplice lettura di queste ultime ha già di per se un notevole effetto iniziatico.
Anche molti mistici cristiani e sufi islamici, ritirandosi per anni nel deserto, hanno raggiunto lo stato di illuminazione senza alcuna iniziazione, ma solo col loro proprio sforzo.
Questa è la via indicata dal Buddha, l’ottuplice sentiero: retta visione – retta intenzione – retta parola – retta azione – retta sussistenza – retto sforzo – retta presenza mentale – retta concentrazione.
Queste sono otto ripartizioni di un’unica via che vanno percorse contemporaneamente.

1) Retta visione:
Significa la giusta comprensione della Dottrina che abbiamo esposto sopra e delle quattro nobili verità che qui riportiamo:

Prima nobile verità:
La nostra condizione è sofferenza: La nascita è dolore – la vecchiaia è dolore – la malattia è dolore – la morte è dolore – essere vicino a ciò che non piace è dolore – essere lontano da ciò che si desidera è dolore – non ottenere ciò che si desidera è dolore – l’aggregazione degli elementi che causa la nostra effimera esistenza è dolore.
Si noti che qui il concetto di “dolore”, o meglio “condizione dolorosa”, è molto più ampio di quanto siamo soliti intendere noi: è uno stato costante di agitazione, turbamento, desiderio, attaccamento, repulsione, paura. In questo senso anche il piacere è dolore.
Chi non è ancora in grado di intendere questa verità, non può intraprendere il cammino: è ancora troppo invischiato nel suo mondo illusorio.

Seconda nobile verità:
la causa di questa condizione è l’ignoranza del nostro vero stato: l’origine del dolore è nella credenza dell’esistenza reale del proprio io. Questa è dovuta all’ attaccamento ad un mondo esterno che è altrettanto irreale. Questo attaccamento si manifesta come brama di esistere, brama di oggetti sensuali, ricerca della felicità in ciò che è transitorio. L’attaccamento è causato dall’ Ignoranza (intesa in senso metafisico).

Terza nobile verità:
Essere coscienti della necessità di liberarsi da questa condizione.

Quarta nobile verità:
Esiste una via per liberarsi da questa condizione.

2) Retta intenzione:
E’ la ferma decisione di intraprendere la via con la consapevolezza che l’asceta è solo in questo cammino, non vi sono divinità che vengono in suo soccorso, non vi è un Salvatore. Il mondo divino è egualmente prigioniero della manifestazione illusoria e nessun dio potrà mai essere superiore ad un Buddha, un illuminato.
Fermo, Impassibile, solitario, imperturbabile, con la mente salda egli percorrerà l’ottuplice sentiero.
In questa fase si deve avere il coraggio di rompere tutti i legami affettivi ed ogni forma di attaccamento.
Leggiamo le parole di Gesù nel Vangelo:
“Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo” (Vangelo di Luca 14,26).
Capisco che sono parole dure, ma questa è la realtà: la via è stretta e difficile.

Le successive tre ripartizioni del sentiero, retta parola, retta azione e retta sussistenza riguardano la “moralità” ed il comportamento dell’asceta e vi troviamo tante analogie con quanto leggiamo nel Nuovo Testamento Cristiano.

3) Retta parola:
L’asceta, dal momento che avrà intrapreso la via, si asterrà dal mentire, dal calunniare, dal parlare di cose futili, dal dire cose false o offensive. Il suo parlare sarà proprio e dolce. Questo punto ci ricorda la frase di Gesù: “il vostro parlare sia ‘si, si; no, no’, tutto il resto viene dal Maligno” (Vangelo di Matteo – 5,37).
E’ dal controllo della parola che inizia il controllo della mente.

4) Retta azione:
L’ asceta si asterrà dall’uccidere qualsiasi essere vivente, dal rubare, dai rapporti sessuali. Si asterrà anche da qualsiasi sentimento impuro come l’invidia e l’odio.

5) Retta sussistenza:
L’asceta vivrà in modo equilibrato, sarà moderato nel mangiare, si asterrà da bevande o sostanze inebrianti, si procurerà lecitamente i mezzi di sussistenza. Non mangerà nulla che comporti l’uccisione di un essere vivente.

Le successive tre ripartizioni del sentiero Retto sforzo, retta presenza mentale e retta concentrazione riguardano invece le difficili azioni necessarie per trascendere il mondo mentale ed il dualismo io – non io. Queste azioni vengono intraprese consapevolmente da chi pratica la retta visione e la retta intenzione, ma spesso vengono praticate anche inconsapevolmente come è accaduto per i grandi mistici cristiani, per i Sufi islamici e per i Rishi induisti.
Per compiere nel migliore dei modi queste azioni, sono di grande utilità le tecniche di meditazione che riguardano sia la migliore posizione del corpo da assumere (asana), sia le tecniche di controllo del respiro (pranayama), sia i veri e propri “esercizi” mentali insegnati dai Maestri.

6) Retto sforzo:
La mente umana è come una scimmia che salta di ramo in ramo. I pensieri e gli stati mentali sorgono e scompaiono indipendentemente dalla nostra volontà. L’asceta analizzera e dominerà questi stati, fino ad ottenere il silenzio nella mente. In questa fase avviene il ritiro dei sensi dagli oggetti ed il ritorno alla loro vera origine.

7) Retta presenza mentale:
L’asceta ora dimora da estraneo nella mente. Osserva i pensieri e le sensazioni che vanno e vengono. Egli ancora dimora nella mente, ma lo fa osservando la mente. L’asceta assume la capacità di fissare gli stati mentali raggiunti che non perderà più e la capacità di dominare e placare l’euforia dovuta ai successi ottenuti.

8) Retta concentrazione:
L’asceta fermo, Impassibile, solitario, imperturbabile, con la mente salda, sperimenta successivamente la beatitudine, la tranquillità della mente, il superamento del dualismo io – non io, lo stato al di sopra della gioia e del dolore.
In questa fase scompare ogni distinzione tra soggetto ed oggetto e l’asceta sperimenta il suo essere reale.
Purtroppo non sono possibili istruzioni per quest’ultimo punto. Le parole sono insufficienti. Nel corso dei secoli, migliaia di asceti, partiti da tradizioni religiose e filosofiche differenti, si sono ritirati in solitudine, chi nel deserto, chi nella foresta, ma pochissimi di loro hanno raggiunto la meta.

Riteniamo sufficiente, per i limiti di questa breve nota, illustrare solo la via indicata dal Buddha, perchè, ripetiamo, esplicitamente adatta all’uomo del kali yuga, ma è bene ricordare che tutti quei pochi esseri umani che hanno raggiunto l’Illuminazione nel subcontinente indiano nei millenni che hanno preceduto la sua predicazione, hanno seguito la via dello Yoga, sulla quale daremo solo pochi cenni, lasciando al lettore che lo desideri il compito di approfondirne tutte le tecniche fisiche e mentali.
Lo Yoga (unione dell’uomo col divino) è l’insieme delle tecniche mentali e fisiche che consentono il raggiungimento dello stato di illuminazione e di congiungimento con il divino. Esistono cinque tipi di yoga, ma in Occidente viene chiamato genericamente yoga quello che per l’induismo è lo Hatha Yoga, cioè lo yoga fisico ed è comune il fraintedimento che questa disciplina serva solo a migliorare il proprio benessere fisico e mentale.
I cinque tipi di yoga sono:

Jnana yoga (yoga della conoscenza)
Bhakti yoga (yoga della devozione)
Karma yoga (yoga dell’azione)
Raja yoga (yoga della mente)
Hatha yoga (yoga fisico)

JNANA YOGA: è lo yoga della scuola di pensiero Advaita vedanta. Lo scopo di questo yoga è il raggiungimento della consapevolezza dell’identità del proprio “Se” (Atman) con il principio universale, il Brahman. Si ottiene in tal modo la liberazione (Moksha) dal Samsara, cioè dal mondo illusorio dove siamo imprigionati. La causa di tutta la sofferenza e degli attaccamenti è l’ignoranza metafisica (Avidya); essa agisce come un velo (Maya) che ci impedisce di percepire la nostra natura reale e divina. Nella sua ignoranza, l’anima individuale (jiva) stupidamente si convince di essere separata e diversa dal Brahman. La conoscenza del Brahman rimuove questo velo permettendo il raggiungimento della Moksha.
Si tratta in definitiva di acquisire la reale consapevolezza che non esiste nulla al di fuori della nostra mente e che noi siamo incatenati e prigionieri in questo mondo mentale ed illusorio e che l’unico vero “pensante” universale è il Brahman.

BHAKTI YOGA: è uno yoga per le persone meno evolute spiritualmente. Si basa sulla devozione (Bhakti) in Dio. Questo yoga è il più adatto alla maggioranza dell’Umanità, perchè non richiede spiccate capacità intellettive o abilità particolari. Non ha importanza a quale Dio sia rivolto questo intenso Amore, sia esso Cristo, Allah, Visnu o Shiva. Tutti i grandi mistici cristiani e mussulmani hanno inconsapevolmente praticato il Bhakti yoga per raggiungere la loro liberazione.

KARMA YOGA: e’ lo yoga dell’azione. L’uomo che pratica il Karma yoga continua a vivere come sempre la propria vita, ma compie con distacco tutte le proprie azioni senza alcun interesse per i loro risultati. Le azioni svolte con distacco, senza desiderio o avversione, in armonia con la legge naturale, non producono karma ed in tal modo si progredisce sulla via della liberazione.

RAJA YOGA: è lo yoga che ha il suo fondamento nel controllo della mente. Questo yoga insegna la padronanza dei sensi e delle fluttuazioni del pensiero. La tecnica del raja yoga si basa dunque sulla concentrazione e sulla meditazione per giungere alla liberazione finale. La nostra mente è come una scimmia che salta di ramo in ramo e lo stadio iniziale di questa disciplina è il più difficile e consiste nel “fermare la scimmia” per ottenere quel silenzio interno che ci fa scorgere il divino che è in noi.

HATHA YOGA: è lo yoga basato su antichissime discipline fisiche e psichiche originarie delle scuole iniziatiche dell’India e del Tibet. Si inizia con gli Asana (posizioni del corpo per meditare). Poi si procede con il Pranayama che è un insieme di tecniche di respirazione. Lo stadio finale di questo yoga è la meditazione finalizzata al raggiungimento del Samadhi (liberazione).

In questa breve trattazione sulla Tradizione Primordiale ci siamo soffermati soprattutto sulla sua versione “orientale”, ma i principi della sua versione “occidentale”, proveniente dalla casta sacerdotale dell’antico Egitto, sono pressocchè identici, anche se la terminologia usata è differente.
La tradizione Ermetico-Alchemica occidentale ha un carattere squisitamente esoterico, cioè rivolta ad una ristretta cerchia di iniziati, per cui la sua simbologia è più oscura e di più difficile interpretazione.
La Grande Opera, cioè il fine ultimo dell’Alchimia, non è la fabbricazione dell’oro, ma la trasformazione dell’uomo che assume la consapevolezza della sua vera natura, cioè il conseguimento dell’illuminazione.
Da questa tradizione occidentale sono nate confraternite come i Cavalieri Templari, la Massoneria, i Rosacroce ed altre.
Il discorso sulla Massoneria sarebbe lungo ma qui osserveremo solamente che gran parte delle logge attualmente esistenti ha perso ogni contatto con la reale Tradizione Primordiale.
I Rosacroce o sono scomparsi o, come dice qualcuno, esistono ancora, ma operano nella più grande segretezza.
Inutile dire che ormai si stanno diffondendo false massonerie e falsi ordini rosacrociani che non hanno niente a che vedere con quanto finora esposto.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
Questa voce è stata pubblicata in MIX e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.