L’ILLUSIONE DELL’IO INDIVIDUALE

Nell’esperienza ordinaria siamo abituati a distinguere tra un Soggetto ed un Oggetto: io guardo un albero e “stabilisco” che io sono il Soggetto e l’albero è l’Oggetto. Ad un attento esame è però facile notare che entrambi siamo parte di una rappresentazione mentale, al di fuori della quale è impossibile uscire.
All’interno di questa Rappresentazione, ci sono io e tutto ciò che io reputo essere “fuori” di me.
L’Errore consiste nel mio identificarmi solo con un lato della Rappresentazione, quello che definisco col nome di “io”.
L’Essere reale non è dunque l’io, ma il Testimone dell’intera Rappresentazione della quale l’io è solo una delle parti.
Dobbiamo dunque riconoscere che siamo precipitati in una realtà illusoria che crea la convinzione di un io individuale e di una realtà esterna all’io. Il Testimone è prigioniero di questa realtà illusoria la cui natura caotica è ordinata dalle categorie, altrettanto irreali, del Tempo e dello Spazio.
Gli oggetti non sono dunque che pensiero, ma laddove c’è un oggetto, sorge necessariamente il soggetto e l’illusione della dualità.
Pensante, pensato e pensiero sono solo tre aspetti di un’unica realtà.
Quindi l’io empirico, per dirla in termini buddhistici, è vittima dell’Ignoranza metafisica (Avidya) per cui non riconosce che tutto è pensiero, un pensiero senza soggetto ed oggetto.
Buddha asseriva che era una inutile perdita di tempo indagare sulla natura metafisica di queste considerazioni, ma che bisognava dirigere tutto il proprio sforzo a liberarsi da questa condizione: se un guerriero è gravemente ferito con una freccia conficcata nel corpo, non si mette a chiedere chi ha scoccato la freccia, chi era suo padre, chi era sua madre, se fosse ricco o povero etc.etc… ma ogni suo sforzo deve essere concentrato ad estrarre la freccia.
Il primo passo per liberarsi da questa condizione consiste nella reale acquisizione della cosapevolezza che tutto è mentale, che non vi è nulla di esterno alla mente.
Il punto più difficile da superare è la convinzione che esistano molti “io” che hanno la medesima rappresentazione, cioè molti e diversi esseri senzienti.
In realtà, come dice Fichte, nel momento dell’Errore in cui l’Io pone se stesso, nasce immediatamente il Non-Io e l’Io, limitato dal Non-Io, si frammenta nella molteplicità degli esseri senzienti.
Quella che le grandi Tradizioni Esoteriche chiamano “Caduta” è quel processo al di fuori del tempo a causa del quale il Testimone precipita nelle tenebre della Rappresentazione mentale e vi resta invischiato.
Il cammino verso la Liberazione non ci sarà dunque indicato da nessuna Religione, ma è una Scienza, una Scienza molto antica e reale, in quanto, nella storia dell’Umanità, alcuni uomini lo hanno percorso per intero ed hanno raggiunto il traguardo.
Diceva Asanga, il fondatore della scuola Yogacara: “Come dunque è cresciuta questa strana follia del mondo che fa sì che l’uomo si ostini su ciò che non esiste, trascurando completamente ciò che è?”.

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https://giuseppemerlino.wordpress.com/2010/10/20/la-tradizione-esoterica/

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Ingegnere Chimico
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3 risposte a L’ILLUSIONE DELL’IO INDIVIDUALE

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