Per la scuola buddhista Yogacara è evidente che esiste solo la Coscienza. Questa scuola nega l’esistenza di una realtà al di fuori della Coscienza: dato che ciò che viene conosciuto viene conosciuto nella Coscienza, non è possibile conoscere una realtà al di fuori della Coscienza.
Nessuno può sperimentare un oggetto al di fuori della Coscienza. Conseguentemente tutte le pretese prove dell’esistenza di oggetti esterni alla Coscienza, devono provenire dalla Coscienza stessa, per cui l’esistenza di oggetti all’interno della Coscienza non può essere considerata una prova che gli oggetti esistano al di fuori della Coscienza.
Se un oggetto non viene conosciuto, non può darsi il minimo briciolo di prova della sua esistenza, ma poiché l’oggetto viene conosciuto soltanto all’interno della Coscienza, non ci può essere alcuna prova che esso esista al di fuori della Coscienza.
L’uomo comune sostiene che ci deve essere una differenza tra la coscienza di un oggetto e l’oggetto stesso, ma la scuola Yogacara ribatte con l’esempio del sogno: Molti sognano e, mentre sognano, sono convinti che gli oggetti di cui hanno consapevolezza abbiano un’esistenza oggettiva esterna alla Coscienza. Ora, proprio come il fatto di ritenere durante il sogno che ci siano degli oggetti “al di fuori” della Coscienza non stabilisce affatto l’esistenza reale di tali oggetti, così il fatto che le persone in stato di veglia ritengano che tali oggetti della Coscienza abbiano una esistenza oggettiva non prova affatto che tali oggetti esistano.
All’obiezione “perché gli oggetti esterni non scompaiano, come accade al termine di un sogno ?”, lo Yogacara risponde che siamo tuttora all’interno del sogno.
Da questa risposta si evince la necessità di “risvegliarsi dal sogno”, seguendo la via indicata dal Buddha, il risvegliato.
Secondo lo Yogacara, le distinzioni che si fanno tra soggetto ed oggetto avvengono in una Coscienza che non è né soggetto né oggetto, ma li contiene entrambi ed è questa Coscienza “superiore” che va realizzata seguendo la via indicata dal Buddha.
Lo Yogacara riconosce vari livelli di Coscienza, tutti dipendenti dalla Coscienza Assoluta (Alayavijinana), unica reale in se e priva di contenuti, della quale si può fare esperienza solo nell’Illuminazione Suprema.
I contenuti dei livelli inferiori di Coscienza sorgono dal karma, dall’ignoranza e dalla brama, secondo il meccanismo della “Produzione Condizionata” descritto dal Buddha.
Nella prospettiva dell’uomo comune non illuminato, dal suo punto di vista, la Coscienza Suprema si manifesta come autocoscienza di base e nasce quindi l’errore della credenza dell’esistenza di un io individuale e di un mondo esterno all’io.
L’asceta, nel suo difficile cammino verso l’Illuminazione suprema, farà esperienza di stati di Coscienza via via superiori, ciascuno con i suoi peculiari contenuti.
L’antico insegnamento dello Yogacara non è una novità per l’uomo occidentale che ritrova i suoi contenuti fondamentali nei sistemi filosofici di Fichte e Berkeley.
Quest’ultimo ha sintetizzato questi concetti in un unica breve frase, diventata famosa: “Esse est percipi”, cioè “Esistere è essere percepito”, che sta a significare che tutto ciò che noi possiamo dire degli oggetti e dei fatti che ci sembrano reali è che “li percepiamo”, senza che ciò ci autorizzi a dire anche che essi esistano. Quando noi pensiamo una certa cosa che ci sembra realmente esistente in realtà, secondo Berkeley, non facciamo altro che collezionare nella nostra mente una serie di idee su di essa. Le cose materiali esistono soltanto nella nostra mente perché le idee che si estrinsecano come percezione si concretizzano alla nostra Coscienza.
Ma ritroviamo i principi dello Yogacara anche nel concetto di “Mentalismo” espresso nel trattato esoterico del Kybalion : Tutto è Mente. Tutto ciò che esiste è “pensato” da una Mente Universale, della quale le Menti individuali sono solo un pallido riflesso.
Gli argomenti espressi in questa breve nota sono approfonditi in questo articolo:
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2010/12/19/lillusione-dellio-individuale/
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