LA TRADIZIONE ESOTERICA

Non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto. (Gesù di Nazareth).

Dai primordi dell’Umanità, vene tramandata segretamente attraverso una catena di adepti aderenti a varie catene iniziatiche sparse in tutto il mondo, quella che viene comunemente chiamata la “Tradizione”.
Non è scopo di questo breve articolo indagare sull’origine di queste conoscenze, ma solo di fare un po’ di luce su questo insegnamento segreto.
In sintesi la Tradizione afferma che il mondo materiale, compresi noi stessi, non ha alcuna realtà e che l’Uomo è prigioniero in un mondo irreale a causa di sua una erronea rappresentazione della Realtà.
La causa dell’Errore sta nella distinzione che il singolo individuo fa tra Soggetto ed Oggetto: egli proietta fuori di se una inesistente realtà esterna che invece è presente solo nella sua mente. A causa di questa esteriorizzazione egli crea l’idea dell’Io (contrapposto al “mondo esterno”), idea altrettanto illusoria.
Tutte le differenti Tradizioni Esoteriche, sia orientali che occidentali, indicano la via per uscire da questo falso punto di vista e raggiungere la vera Conoscenza.
La Tradizione è dunque una Scienza e non è una Religione. L’equivoco è nato perchè gli insegnamenti tradizionali sono spesso custoditi nell’ambito esoterico di tutte le grandi religioni.
L’uomo comune vive proiettato verso l’esterno, convinto dell’esistenza di un mondo al di fuori di lui. Secondo le Dottrine Tradizionali questa convinzione è dovuta all’ “ignoranza” intesa come l’errore che crea la distinzione tra Soggetto ed Oggetto e la credenza dell’esistenza di un io individuale, separato dal mondo.
L’Uomo ordina la sua esperienza mentale mediante le categorie dello spazio e del tempo che non hanno alcuna realtà oggettiva e sono le più difficili da spezzare: sono i pilastri della prigione mentale nella quale siamo prigionieri.
Quando nell’Adepto sorge la Consapevolezza, in lui si distrugge la credenza nell’io individuale e nell’esistenza di un mondo esterno separato dall’io. Egli si fonde con l’unico Principio Universale. Questo stato che egli raggiunge viene chiamato “illuminazione” o “liberazione”.
La Metafisica della Tradizione consiste nella coscienza dell’esistenza di un Principio al di fuori dell’essere, del non essere, dello spazio e del tempo che genera la Manifestazione. Questa generazione è un processo spontaneo che nulla toglie al Principio Supremo, ma gli esseri senzienti che si trovano nel piano della Manifestazione sono tratti in inganno per i motivi citati sopra.
Quando l’essere senziente si libera dei lacci dell’illusione, prende coscienza della sua identità col Principio Supremo.
A titolo di chiarimento, riportiamo alcune sintesi di scuole e pensatori, che sicuramente derivano dalla primordiale fonte tradizionale:

INDUISMO  (XX° secolo a.c.)
Esiste un Principio Supremo, il Brahman, privo di qualsiasi forma o definizione, indescrivibile, incorporeo, infinito, assoluto, trascendente ed immanente, eterno, senza inizio, senza fine, al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Questo Principio si manifesta attraversi i cicli cosmici: i Kalpa.
Quando inizia un Kalpa (un nuovo universo), il primo essere che nasce è Brahma (da non confondersi col Brahman): Egli è l’Architetto dell’Universo, il “Padre” di tutti gli esseri ed il suo aspetto “personale” è Ishvara che può essere ben identificato col Dio delle Religioni Monoteiste.
Un Kalpa è chiamato “il giorno di Brahma” e consiste nella nascita dell’Universo, nella sua evoluzione, nella successiva involuzione e nella sua fine. I Kalpa sono infiniti. Quando termina un Kalpa tutti i piani dell’esistenza che conosciamo e non conosciamo vengono riassorbiti, compreso il mondo divino. Ciò che resta immutabile è solo il Brahman. Poi ricomincia un nuovo Kalpa.
L’Uomo, come tutti gli altri esseri viventi di tutto l’Universo, è prigioniero nella manifestazione e neanche con la morte raggiunge la liberazione, ciò perchè una delle credenze fondamentali dell’Induismo è la Reicarnazione: ogni azione compiuta durante la vita di un essere vivente produce un Karma che può essere positivo o negativo, a seconda della qualità dell’azione. Quando un essere vivente muore, il suo Karma causa la nascita di un altro essere vivente. A seconda del Karma accumulato la rinascita può avvenire nel mondo divino, nel mondo umano o nel mondo animale. La rinascita può avvenire in qualsiasi punto dell’Universo e non necessariamente sul nostro pianeta. Questo ciclo di rinascite costituisce il Samsara.
Nell’Uomo, però, esiste un principio superiore, l’Atman, che è prigioniero della Materia, ma per lui c’è la possibilità di sfuggire all’eterno ciclo delle rinascite. I Rishi, quegli asceti che si ritiravano per anni in solitudine nelle foreste per scoprire la Verità, giunsero a questa sublime scoperta: l’identità dell’Atman col Brahman e l’illusorietà di tutto il mondo sensibile: sia l’universo fenomenico, sia la nostra coscienza, sia il corpo, che le nostre esperienze, sono realtà illusoria. Compito dell’Uomo è di rompere l’illusorio velo di Maya che gli impedisce di vedere la realtà e prendere coscienza di questa identità (illuminazione).

FICHTE (1762 – 1814 d.c.)
L’unica vera Prima Realtà è l’Io.
1) L’Io pone se stesso.
2) Nel momento in cui l’Io si è posto si forma l’idea di Non-Io, cioè che esista qualcosa di diverso dall’Io.
3) A questo punto l’Io, ora limitato dal Non-Io, si frammenta nella molteplicità degli esseri senzienti.
Se in uno specchio c’è una immagine, quando si rompe lo specchio tutti i frammenti hanno la stessa immagine. Quanto detto non avviene nel tempo ( il tempo è insieme allo spazio una delle due categorie con cui gli esseri senzienti ordinano la percezione ), ma è un processo istantaneo, sta avvenendo adesso! E’ praticamente quello che nei grandi sistemi di pensiero tradizionali viene chiamato “La Caduta”. In pratica la triste situazione del singolo io empirico è dovuta ad un turbamento dell’Assoluto che si è posto come Io, creando così, non volutamente il Non-Io e frammentandosi nei singoli io.

PLOTINO (203 – 270 d.c.)
L’unica vera Prima Realtà è l’Uno. Esso è prima di tutto ciò che esiste. L’Uno è al di sopra delle categorie dell’Essere e del Non-Essere. La Realtà emana dall’Uno. L’Uno non è sminuito da questa emanazione, perchè Esso è al di sopra dell’Essere e del Non-Essere, al di fuori del Tempo e dello Spazio: l’Uno è pensiero di pensiero, che pensa se stesso e, da questa attività teoretica, emana spontaneamente la Realtà. Nel “momento” in cui l’ Uno si autointuisce, emana la Realtà: l’Uno é la candela, la Realtà è la sfera luminosa che si espande intorno; l’Uno è la sorgente, la Realtà è il ruscello che scende a valle. Dunque non c’è nessuna “creazione”, ma il Reale procede dall’Uno per emanazione.
La prima emanazione dell’Uno è l’Intelletto (Nous) : l’Uno si sdoppia in un soggetto contemplante e in oggetto contemplato, ma questa azione già non appartiene più all’Uno, perchè in Esso non c’è alcun dualismo: l’Uno esce da Se in un processo spontaneo al di fuori del Tempo. Nell’Intelletto c’è la piena identità tra Soggetto ed Oggetto.
Anche l’Intelletto ha una sua attività produttiva, simile all’Uno: pensa e fa derivare da Se l’emanazione successiva: Soggetto ed Oggetto si separano ed il “pensato” è la terza emanazione: l’Anima. Nell’atto di pensare se stesso, l’Intelletto non è più uno, ma un “uno-molti”: grazie a questa diversificazione, Esso può pensare. L’Anima, terza emanazione, è l’Oggetto del pensiero dell’Intelletto.
L’Anima poi, si sdoppia in un’Anima Superiore ed un’Anima Inferiore. Sarà quest’ultima che vitalizzerà il Cosmo.
L’Anima umana si trova esiliata in questo mondo ed avverte in maniera più o meno consapevole la “nostalgia” del ritorno. Per ritrovare la via verso l’Uno e trascendere se stessi, occorre sprofondare in se stessi, prendendo coscienza di ciò che non ci appartiene. Occorre liberarsi dalle catene e dagli idoli della vita per arrivare a contemplare la verità. L’Estasi consiste nella identificazione dell’Anima individuale con l’Uno: l’Uno non viene contemplato, ma viene riconosciuto come l’Anima stessa.

GNOSTICISMO (II° – III° secolo d.c.)
L’Universo non ha alcuna realtà. Esso è nato da un Errore a causa di un fenomeno che possiamo chiamare “la Caduta”. La Realtà viene chiamata da tutti i pensatori gnostici il Pleroma. Il Pleroma è formato dall’ Uno inconoscibile dal quale discendono una serie di Eoni. Gli Eoni sono entità splendenti e meravigliose. Per gli Gnostici cristiani, uno degli ultimi Eoni è il Cristo. L’ultimo Eone in ordine di gerarchia si chiama Sophia, la Sapienza.
Sophia, piena di Amore per l’Uno, tenta di risalire per conoscerlo. Ciò provoca un cataclisma immane: Sophia precipita in basso e genera Yaldabaoth (Yahve), il Dio creatore di questo mondo e, al di sotto di lui, altri sette Arconti. Yaldabaoth, ignaro di tutto ciò che era al di sopra di lui crea questo Universo che è una specie di aborto. Nell’Universo materiale resta imprigionata Sophia. Yaldabaoth sarebbe il Dio della Bibbia. Egli crea l’uomo su questo pianeta: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Egli parla sempre al plurale perchè opera insieme agli Arconti. Però, a sua insaputa, nell’Uomo resta imprigionata la scintilla di Sophia. Adamo, disobbedendo al comando di Yaldabaoth, conosce la verità cioè che al di sopra di Yaldabaoth era l’Uno supremo inconoscibile ed il mondo reale del Pleroma.
Compito dello Gnostico è di ritrovare Sophia (la Sapienza) e liberarla dal potere degli Arconti (le forze che la tengono imprigionata nella Manifestazione) e “con Lei” risalire al Pleroma.

QUESTE SONO LE PRIME PAROLE CHE IL PRINCIPE GAUTAMO SIDDHARTA BUDDHA PRONUNCIO’ SUBITO DOPO AVER CONSEGUITO L’ILLUMINAZIONE:

“Ho corso lungo innumerevoli esistenze, sperimentando la vita quale dolore che si rinnova, alla ricerca di chi ha costruito la casa, senza trovarlo. O artefice! Ora ti ho scoperto, non costruirai piu’ una nuova casa!
Sono infrante le tue travi, quella di colmo e’ crollata: liberata dal ciclo degli impulsi indisciplinati, la mente ha finalmente estinto ogni attaccamento”.

QUESTI SONO TRE FRASI TRATTE DALLE UPANISHAD, CHE VALGONO PIU’ DI TUTTO QUESTO UMILE ARTICOLO:

“Questo supremo Brahman, atman universale, immensa dimora di tutto ciò che esiste, più sottile di ogni cosa sottile, costante: in verità é te stesso, perché Tu sei Quello” (Kaivalya Upanishad, I, 16).

“Quando si é conosciuto l’atman supremo, che riposa in un posto nascosto, senza parti e senza dualità, quale Testimone, esente dall’essere e dal non-essere, si perviene alla condizione dell’atman universale” (Kaivalya Upanishad II, 23-24).

“Colui il quale conosce questo supremo Brahman, costui diventa il medesimo Brahman” (Mundaka Upanishad, III, II, 9).

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Ingegnere Chimico
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