L’UNIVERSO MENTALE

Se per Rappresentazione intendiamo tutto ciò che c’è nella nostra mente, allora la vera Scienza consiste nell’indagare su che cosa provoca questa Rappresentazione.
Se questo qualcosa è esterno alla nostra mente, lo possiamo senz’altro identificare col Noumeno dei filosofi, cioè, parafrasando Kant, con la “Cosa in se” che provoca le nostre Rappresentazioni.
Ma siamo così sicuri che questa Causa Prima sia esterna alla nostra mente ?
Fino a qualche decennio fa, la Scienza Fisica aveva una risposta abbastanza soddisfacente a questa questione: il Noumeno, la Realtà, è fatto di Atomi. Tutto ciò che esiste è fatto di atomi. Questi sono oggetti inconoscibili, ma emanano Radiazione Elettromagnetica. Tutti gli animali di questo pianeta, e quindi anche noi, di questa Radiazione ne percepiscono solo una minima parte che i Fisici chiamano “Finestra del visibile”. Questa minima parte della radiazione raggiunge la retina in fondo all’occhio, dove delle cellule specializzate, i coni ed i bastoncelli la trasformano in una debole corrente elettrica. Questa debole corrente percorre un sottile filo (il nervo ottico) e giunge in una certa zona del cervello. In questa zona il nostro cervello genera quelle immagini fantasiose che noi chiamiamo realtà.
La Filosofia Kantiana aveva aggiunto a questa concezione l’importante intuizione che noi ordiniamo i dati che ci provengono dall’esterno secondo le due “categorie” dello Spazio e del Tempo, che non esistono nella Realtà, ma che servono solo a creare il nostro illusorio mondo mentale.
Pare proprio che Kant avesse ragione: la Meccanica Quantistica, indagando nel mondo delle particelle subatomiche, ha ormai chiarito che queste non hanno nulla di materiale e che il loro “campo” di esistenza non ha nulla a che vedere con il nostro concetto di Spazio: tutte le osservazioni a livello subatomico hanno confermato che le particelle materiali hanno tutte le caratteristiche delle onde, e, solo all’atto dell’osservazione, presentano un comportamento corpuscolare. L’intervento dell’osservatore è decisivo nella creazione del suo mondo mentale.
Il concetto di Spazio oggettivo è sostituito dal concetto di “Campo”: ogni onda-particella è la perturbazione di un suo “campo” che si estende in tutto l’Universo, per cui non ci stupisce un fenomeno come l’entanglement, nel quale due particelle interagiscono istantaneamente fra di loro, anche se poste a distanza infinita. La percezione della “distanza” è un qualcosa che riguarda solo l’osservatore, prigioniero del suo mondo mentale, i cui pilastri costitutivi sono lo Spazio ed il Tempo.
Tutto quanto detto finora ci porta alla considerazione che la descrizione del mondo subatomico è più una descrizione matematica dello stato della conoscenza dell’osservatore, che non una descrizione oggettiva dello stato osservato.
Non esiste una realtà oggettiva della Materia, ma solo una realtà creata di volta in volta dalle osservazioni dell’uomo.
In un oceano di probabilità, l’osservatore crea la sua realtà.
Queste brevi considerazioni ci portano a propendere per la natura mentale della realtà e, in accordo con la Filosofia Idealista, a ritenere superflua l’esistenza di un Noumeno, causa della nostra rappresentazione, tenendo conto sopratutto che anche il principio di causalità sembra proprio non avere una realtà oggettiva.
Diceva il Filosofo Berkeley “Esse est percipi” (Esistere è essere percepito) e, in tempi più vicini a noi, diceva il grande Fisico Niels Bohr “l’albero che si trova nel mio giardino esiste solo quando io lo guardo”.
Non serve una grande concentrazione per rendersi conto che non vi è nulla di esterno alla nostra mente.
L’uomo comune vive proiettato verso l’esterno, convinto dell’esistenza di un mondo al di fuori di lui e, secondo le Filosofie più antiche, questa convinzione è dovuta all’ “ignoranza” intesa come l’errore che crea la distinzione tra Soggetto ed Oggetto e la credenza dell’esistenza di un io individuale, separato dal mondo.
Nell’esperienza ordinaria siamo abituati a distinguere tra un Soggetto ed un Oggetto: io guardo un albero e “stabilisco” che io sono il Soggetto e l’albero è l’Oggetto. Ad un attento esame è però facile notare che entrambi siamo parte di una rappresentazione mentale, al di fuori della quale è impossibile uscire.
All’interno di questa Rappresentazione, ci sono “io” e tutto ciò che io reputo essere “fuori” di me.
L’Errore consiste nel mio identificarmi solo con un lato della Rappresentazione, quello che definisco col nome di “io”.
L’Essere reale non è dunque l’io, ma il Testimone dell’intera Rappresentazione della quale l’io è solo una delle parti.
Dobbiamo dunque riconoscere che siamo precipitati in una realtà illusoria che crea la convinzione di un io individuale e di una realtà esterna all’io. Il Testimone è prigioniero di questa realtà illusoria la cui natura caotica è ordinata dalle categorie, altrettanto irreali, del Tempo e dello Spazio.
Il punto più difficile da superare è la convinzione che esistano molti “io” che hanno la medesima rappresentazione, cioè molti e diversi esseri senzienti.
In realtà, come dice Fichte, nel momento dell’Errore in cui l’Io pone se stesso, nasce immediatamente il Non-Io e l’Io, limitato dal Non-Io, si frammenta nella molteplicità degli esseri senzienti. Se in uno specchio c’è una immagine, quando si rompe lo specchio tutti i frammenti hanno la stessa immagine.
L’Io di Fichte non è l’intelligenza del singolo uomo empirico ma l’Io assoluto da cui tutto proviene ed il processo appena descritto genera la sua “Caduta” nella prigione mentale del singolo individuo.
Si tenga presente che questo è un fenomeno istantaneo: sta avvenendo “qui e adesso”. Il Tempo nasce solo quando si genera l’illusorio io individuale.
Tutto ciò ricorda il mito della Sophia degli Gnostici che, per un tragico errore, si ritrova prigioniera in un mondo inferiore, frammentata in innumerevoli scintille di luce imprigionate nei corpi materiali dei viventi.
Possiamo dunque affermare, in accordo col grande Filosofo e Matematico Leibnitz, che ognuno di noi è una “Monade” senza porte e senza finestre, capace solo della propria Rappresentazione.
Riassumendo, l’Uomo è afflitto da una Ignoranza Metafisica che lo porta a trovarsi in un punto di vista errato. Irreale è il mondo “esterno”, ma irreale è anche l’io che lo percepisce: la manifestazione è esclusivamente mentale, non vi è nulla di esterno alla mente. Mentale è l’oggetto percepito e mentale è l’io che lo percepisce. L’errore metafisico consiste nell’identificarsi solo con un “lato” della Rappresentazione, quello che definiamo col termine “io”.
L’Io empirico è dunque prigioniero della sua realtà mentale, dalla quale sembra impossibile uscire, ma, forse c’è una speranza che proviene da una Scienza antica quanto l’Uomo e ciò è testimoniato da un uomo che è riuscito a spezzare queste catene:
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/01/07/buddhismo-esoterico/

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Ingegnere Chimico
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