Sia Plutarco che Proclo riferiscono che a Sais, nell’antico Egitto, esisteva una statua della dea Iside ricoperta da un velo con alla base questa iscrizione :
“Io sono tutto ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo”.
Il simbolo esoterico della divinità velata è sempre stato molto diffuso fin dai tempi più antichi. Esso rappresenta la Verità metafisica nascosta alla conoscenza umana dal velo delle apparenze.
Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer dette brillantemente a questo velo simbolico il nome di “velo di Maya”, ricorrendo al termine sanscrito induista “Maya”, che indica quel magico potere divino che crea mille forme ed esperienze nelle quali l’uomo è irrimediabilmente prigioniero, scambiando per reale un sogno illusorio e ingannevole. Questo velo cela l’immutabile Principio Assoluto e crea, dal punto di vista del conoscitore umano, l’illusorio mondo materiale.
Queste considerazioni ci fanno comprendere perché il culto di Iside, originario dell’antico Egitto, divenne prerogativa di numerose religioni misteriche in epoca greca, poi alessandrina e infine romana.
In particolare lo scrittore e filosofo latino Apuleio, iniziato ai misteri di Iside, nella sua opera “Le Metamorfosi” (L’asino d’oro), ci descrive l’apparizione della dea in tutta la sua bellezza e splendore che dice :
“Io sono la genitrice dell’universo, la sovrana di tutti gli elementi, l’origine prima dei secoli, la totalità dei poteri divini, la regina degli spiriti, la prima dei celesti, l’immagine unica di tutte le divinità maschili e femminili: sono io che governo col cenno del capo le vette luminose della volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi degli inferi. Indivisibile è la mia essenza, ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme, con riti diversi, sotto differenti nomi”. (Apuleio, Metamorfosi, XI, 5)
I misteri dedicati ad Iside si sono poi tramandati anche in epoca moderna in numerose associazioni esoteriche iniziatiche come la Massoneria e la Società Teosofica.
Non è un caso che una delle principali opere di Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, si intitoli proprio “Iside svelata”, con la chiara allusione al lungo e difficile cammino che porta l’adepto a sollevare il velo che nasconde la Verità metafisica.
Troviamo la simbologia di Iside velata anche nella meravigliosa statua della Pudicizia che possiamo ammirare a Napoli nella Cappella di Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, famoso alchimista, esoterista e massone.
In questa scultura, una donna nuda è ricoperta da un sottilissimo velo di marmo che ne fa intravedere le sembianze in ogni dettaglio. La donna rappresenta la Sapienza che può essere acquisita dall’Uomo solo sollevando il velo che la ricopre.
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