Anche se chi lo amministra oggi ne è inconsapevole, il Battesimo cristiano è una vera e propria iniziazione spirituale tradizionale che crea un marchio indelebile nello spirito del battezzato.
Per inciso osserviamo che nessuna pratica profana burocratica di sbattezzo avrà mai il potere di cancellare questo marchio spirituale.
Con questa iniziazione si entra a far parte di una particolare “fetta” dell’umanità, definita appunto “cristianità”, anche se magari si diventa ateo e lo si resta per tutta la vita.
L’unico dovere del battezzato è di essere fedele all’insegnamento del Cristo, così come lo si evince dai Vangeli, a prescindere dalla sua adesione o meno ad una delle tante confessioni cristiane esistenti, cattolica compresa.
Tutti gli ordini cavallereschi nati nel Medio Evo avevano un evidente aspetto esoterico, per cui erano caratterizzati da una seconda iniziazione che portava l’adepto (necessariamente battezzato) ad un livello spirituale superiore.
Con questa iniziazione l’adepto assumeva la caratteristica di “Monaco guerriero” e di difensore della cristianità intesa nel senso di cui abbiamo detto prima.
Il cavaliere iniziato era dunque “difensore dell’Occidente” ed infatti i vari ordini cavallereschi medievali sono sempre stati in prima fila nella difesa della civiltà cristiana “occidentale” dagli svariati attacchi e tentativi di conquista ad essa portati dall’espansione islamica.
Il Cristianesimo degli ordini cavallereschi trascendeva dunque la caratteristica origine semitica di questa religione, elevandola su di un piano che non esitiamo a definire “superiore”.
Il cavaliere si caratterizzava per una grande nobiltà di animo, riteneva sacra l’amicizia verso gli altri membri del suo ordine, si impegnava nella protezione dei poveri, delle donne, degli indifesi, aveva il sacro rispetto per la parola data, era leale con gli avversari e mostrava sempre pietà per i vinti.
Prima di ricevere l’iniziazione spirituale cavalleresca, il cammino dell’aspirante cavaliere era molto lungo ed iniziava in giovane età, attraversando tre stadi : paggio (damicellus), valletto (vasatellus) e scudiero (armiger).
Da paggio imparava la cortesia, le buone maniere ed a stare educatamente in società. Inoltre imparava a cavalcare.
Da valletto entrava al servizio di un cavaliere iniziando a seguirne le attività, impegnato nelle mansioni più umili.
In questa fase egli cominciava ad imparare i comportamenti ed i valori che caratterizzavano la vita del suo signore.
Da scudiero, accompagnava il cavaliere in battaglia, lo aiutava ad indossare la pesante armatura, lo soccorreva se questo veniva ferito o disarcionato, cominciava ad imparare l’uso delle armi.
Finalmente, intorno ai 21 anni giungeva per lui il momento dell’iniziazione cavalleresca, la “vestizione”, il sacramento che lo avrebbe marchiato indelebilmente per tutta la vita.
Innanzitutto il candidato, dopo un giorno di digiuno, trascorreva una notte di veglia e meditazione in una cappella, inginocchiato davanti all’altare, indossando una veste bianca, simbolo della purezza che avrebbe dovuto conseguire, un manto rosso, emblema del sangue che era disposto a versare in nome di Dio ed una cotta nera (sopraveste con maniche) che rappresentava la morte di cui non doveva aver timore.
Come in tutte le iniziazioni esoteriche, l’aspirante cavaliere era accompagnato in tutta la cerimonia dal cavaliere che aveva servito che fungeva da padrino.
Dopo la veglia il candidato veniva spogliato e purificato da un bagno rituale, poi veniva confessato e comunicato.
Successivamente seguiva una messa solenne dopo la quale avveniva la vestizione sacra.
Un sacredote benediceva la spada, l’armatura, la lancia, gli speroni, lo scudo e le varie parti dell’armatura che l’aspirante cavaliere avrebbe successivamente indossato.
A questo punto il Vescovo (talvolta il padrino) consegnava al candidato la spada consacrata, simbolo della Potenza Divina e colpiva per tre volte la spalla del candidato pronunciando la formula di rito: “In nome di Dio, di San Michele, di San Giorgio, ti faccio cavaliere”.
Non a caso venivano evocati San Michele e San Giorgio, entrambi uccisori del drago, simbolo del male di questo mondo.
Con questi tre colpi veniva simbolicamente ucciso l’uomo ordinario, per cui, successivamente, il Vescovo (o il padrino) dava uno schiaffo sulla nuca del nuovo cavaliere per far nascere l’uomo nuovo nello spirito.
Alla fine della cerimonia i cavalieri presenti gli consegnavano gli speroni accettandolo così ufficialmente nell’Ordine cavalleresco.
Si hanno poche notizie su livelli superiori di iniziazione successivi a quello descritto, presenti in alcuni Ordini cavallereschi, che introducevano alcuni cavalieri in una ristretta cerchia di membri dell’ordine in possesso di conoscenze e dottrine (insegnamento segreto di Cristo ?) mantentute rigorosamente segrete.
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