LA DOTTRINA DELLA PRODUZIONE CONDIZIONATA NEL BUDDHISMO

Il Buddha ha sempre mantenuto un dignitoso silenzio sui grandi temi della Metafisica. Lo scopo del suo insegnamento è stato infatti solo quello di indicare all’uomo la via per liberarsi delle illusioni del mondo sensibile e dell’io individuale, per giungere all’Illuminazione.
In effetti la Verità Metafisica, così come appare improvvisamente a colui che raggiunge questo stato supremo di liberazione, è poi inesprimibile mediante il linguaggio e non può essere comunicata se non per simboli e parabole, spesso di non facile interpretazione.
Infatti, in alcune scuole buddhiste, si fa differenza tra chi raggiunge l’Illuminazione e chi, dopo aver raggiunto l’Illuminazione, ha anche la capacità di esporre la Dottrina in termini comprensibili almeno per le menti più evolute.
In una sola occasione il Buddha affrontò questi temi quando espose la dottrina della “produzione condizionata”.
Questa è la catena degli eventi metafisici per i quali l’uomo si trova precipitato nel mondo sensibile.
Abbiamo usato la parola “eventi”, ma chiariamo subito che qui si tratta di una sequenza atemporale: il Tempo e lo Spazio sono prerogative del mondo sensibile mentre la catena della produzione condizionata avviene fuori e prima del tempo: è un processo istantaneo ed immediato. Avviene “qui ed adesso” ed è la causa del punto di vista illusorio in cui si trova l’uomo.
Usando la terminologia di altre Tradizioni Esoteriche, potremmo dire che si tratta della descrizione degli stadi della “caduta”, cioè di quel processo istantaneo per il quale nasce nell’essere senziente l’illusione di un io individuale e di un mondo esterno e “diverso” da questo io.
In effetti l’uomo è solo prigioniero di un punto di vista erroneo ma, con uno sforzo che non è da tutti, ha la capacità di liberarsene e, quando ciò avviene, la sua natura reale gli appare istantaneamente in una tale semplicità per cui egli poi si chiede “come è possibile che per innumerevoli esistenze sono stato vittima di questa illusione?”.
La catena della produzione condizionata prende l’avvio da un errore, uno sciagurato errore, che nel Buddhismo viene chiamato Avidya, tradotto in Occidente quasi sempre col termine “ignoranza”.
Si tratta di una “Ignoranza Metafisica” che, istantaneamente, dà l’avvio ad una serie di stadi atemporali il cui risultato finale è la nascita dell’io individuale.
Riportiamo qui la catena dei 12 anelli così come la espose il Buddha:

L’Ignoranza produce l’azione (nascono il karma ed il principio di causalità).
L’azione produce la coscienza individuale.
La coscienza individuale produce i fenomeni mentali (nome e forma).
I fenomeni mentali producono le sei sfere sensoriali.
Le sei sfere sensoriali producono il contatto.
Il contatto produce la sensazione.
La sensazione produce il desiderio.
Il desiderio produce l’attaccamento.
L’attaccamento produce l’esistenza.
L’esistenza produce la nascita.
La nascita produce l’invecchiamento e la morte, il dolore, la sofferenza e l’angoscia.

A causa di questa “produzione condizionata”, l’uomo è prigioniero del mondo illusorio da essa creato. Egli si ritrova immerso nel Samsara, l’oceano dell’esistenza, afflitto da un’Ignoranza Metafisica, che lo porta a trovarsi in un punto di vista errato. Irreale è il mondo “esterno”, ma irreale è anche l’io che lo percepisce.
Ma il grande messaggio del Buddhismo è che esiste una via d’uscita:

https://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/01/07/buddhismo-esoterico/

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Ingegnere Chimico
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