MELCHISEDEC

Sulla misteriosa figura di Melchisedec (scritto talvolta Melchisedek), menzionata solo in due brevissimi passi del Vecchio Testamento, sono stati versati fiumi di inchiostro e scritti interi libri.
Prima di fare qualsiasi considerazione, riportiamo i due brani.

1) Genesi 14,17 – 20 :
“Quando Abramo fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Abramo gli diede la decima di tutto”.

2) Salmo 110 secondo la tradizione ebraica, 109 secondo quella greco-latina, attribuito al Re Davide che si rivolge ad una figura messianica che sarebbe apparsa in futuro (il Messia per gli Ebrei, Cristo per i Cristiani):
“Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”.

In realtà Melchisedec è menzionato anche in un apocrifo del Vecchio Testamento, il secondo libro di Enoch, nel trattato gnostico della Pistis Sophia, in una lettera di San Paolo ed in un frammento ritrovato a Qumran.
Nel secondo libro di Enoch, dopo aver narrato la nascita miracolosa di Melchisedec, l’autore narra che l’arcangelo Gabriele avrebbe portato Melchisedec nel giardino dell’Eden, preservandolo così dal diluvio universale, e profetizzando un suo ritorno futuro sulla Terra.
Nel complesso sistema gnostico della Pistis Sophia, Melchisedec è definito “il grande ricevitore della luce” ed è una delle sei grandi Entità della Regione di Mezzo, una delle tre regioni situate al di sotto dei tre spazi nei quali è avvolto il Dio ineffabile.
Nel settimo capitolo della lettera agli Ebrei di San Paolo, si asserisce che il sacerdozio di Gesù è diverso da quello degli Ebrei, in quanto è un sacerdozio eterno “alla maniera di Melchisedec”.
Riportiamo due passi di questo capitolo:

1 – 4:
“Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa.
Anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace.
Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno”.

14 – 17:
“E’ noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.
Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote (Gesù n.d.r), che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.
Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek”.

Infine Melchisedec è menzionato anche in un frammento di uno dei manoscritti ritrovati a Qumran, presso il Mar Morto, dove è descritto come una figura celeste, con qualche analogia dunque a quanto asserito nella Pistis Sophia.
Dal frammento, molto danneggiato, si evincerebbe che il “Re di Giustizia” adorato dagli Esseni, fosse proprio Melchisedec, d’altra parte Melki-Tsedek ha proprio il significato di Re di Giustizia, come fa notare anche San Paolo nella sua lettera agli Ebrei.

Fatte queste debite premesse, possiamo fare alcune considerazioni.
Innanzitutto la figura di Melchisedec testimonia l’esistenza di un sacerdozio di ordine superiore rispetto a quello ebraico, sacerdozio che, come osserva San Paolo, sarà qualità caratteristica anche di Gesù Cristo.
Gli elmenti simbolici del pane e del vino che Melchisedec offre ad Abramo sono i medesimi che troviamo nell’ultima cena di Gesù con gli apostoli.
Abramo è il capostipite delle tre religioni semitiche, Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo, eppure riconosce la superiorità del sacerdozio di Melchisedec, col gesto simbolico di dargli “la decima di tutto”.
Un sacerdozio superiore dunque, rivolto ad un Dio Altissimo, che sembra ben superiore al dio YHVH (Yahveh) che lentamente e non senza contrasti, era emerso dal pantheon degli dei mesopotamici come dio unico presso il popolo degli ebrei, inizialmente politeisti anche essi.
Yahveh conservò però le caratteristiche tipiche degli dei mesopotamici. Era arrogante, geloso, crudele, violento, vendicativo e San Paolo, che, tra i fondatori del Cristianesimo era il più vicino alle concezioni gnostiche, ci fa capire tra le righe che il Dio Altissimo di Melchisedec, coincidente col Padre nascosto che Gesù era venuto a far conoscere all’umanità, era tutt’altra cosa rispetto al Dio del Vecchio Testamento, era il vero unico Dio.
Melchisedec però benedisse Abramo, proprio perchè, dalla progenie del patriarca, in una lunga genealogia riportata dal Vangelo di Matteo, di padre in figlio, sarebbe infine nato Gesù.
Il salmo di Davide che profetizza l’avvento del Messia, ribadisce il concetto che il sacerdozio di Gesù sarebbe stato quello di Melchisedec e non quello degli Ebrei.
Un fatto importante, fatto notare da molti studiosi e dallo stesso San Paolo, è che, a differenza degli altri illustri personaggi del Vecchio Testamento, per Melchisedec non è fornita alcuna genealogia.
Usando le parole di San Paolo, egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno”.
Melchisedec è definito “Re di Salem” e Gesù, in quanto discendente di Davide, era Re, dicono infatti i Re Magi (Matteo 2,2):
“Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”.
Gesù apparteneva alla trbù di Giuda e, come ci ricorda San Paolo, da questa tribù non provenivano sacerdoti, dunque il sacerdozio di Gesù di cui parla il Re Davide, era diverso da quello ebraico e, per quanto detto finora, di ordine superiore.
Il sacerdozio di Cristo dunque si contrappone al sacerdozio levitico ebraico riservato alla stirpe di Aronne, alla quale Gesù non apparteneva. Inoltre Melchisedec, non è ebreo, non è sacerdote secondo la Legge ebraica, anzi, a rigore, il popolo ebraico non esisteva ancora all’epoca dell’episodio: il patto tra Yahveh ed Abramo avverrà in un momento successivo (Genesi capitolo 17) con l’istituzione della circoncisione per Abramo e per tutta la sua discendenza.
La differenza tra il Dio Altissimo di cui era sacerdote Melchisedec ed il Dio degli Ebrei, è rimarcata anche dalla considerazione che il suo sacrificio (offerta di pane e vino) era incruento, a differenza dei sacrifici rivolti al terribile Yahveh che comportavano l’uccisione di animali.
Il famoso esoterista francese René Guenon, in un suo celebre saggio del 1927 (Le Roi du Monde), identifica il personaggio Melchisedec con la misteriosa figura del “Re del Mondo”, presente in molte tradizioni esoteriche ed in tradizioni dell’Asia centrale, del Tibet, dell’India, della Cina, delle civiltà precolombiane, della Grecia antica e presso molti altri popoli.
Questo mito, presente nelle popolazioni dell’Asia Centrale fin dal 6.000 avanti Cristo, afferma che, essendo entrata l’umanità nella sua fase storica finale, caratterizzata da materialismo, capovolgimento dei valori ed ottundimento spirituale, gli ultimi Uomini Superiori si sarebbero ritirati in un mondo sotterraneo, un centro spirituale, denominato Agarthi o con nomi molto simili.
Da questo centro essi cercherebbero ancora di influenzare la coscienza collettiva dell’umanità in questa difficile Età Oscura (Kali Yuga).
Il sovrano di Agarthi è denominato appunto “Re del Mondo”.
Nella Genesi si dice che Melchisedec era “Re di Salem”, che vuol dire Re di pace, e, secondo Guenon, Salem non sta per Gersusalemme, come affermano alcuni studiosi, senza considerare che all’epoca Gerusalemme non esisteva ancora.
Al suo posto vi era un villaggio chiamato Jebus fondato dai cananei e successivamente conquistato da Davide.
Dice Guenon: “Bisogna notare che la parola “Salem”, contrariamente all’opinione comune, in realtà non ha mai designato una città, ma che, se la si prende quale nome simbolico della residenza di “Melki-Tsedeq”, può essere considerata come un equivalente del termine Agarthi”.
Anche l’Eden nel quale l’arcangelo Gabriele avrebbe portato Melchisedec per preservarlo dal diluvio universale, come leggiamo nel secondo libro di Enoch, potrebbe indicare il regno sotterraneo di Agarhi.
Mentre Guenon identifica Melchisedec col Re del Mondo, altri esoteristi lo ritengono un suo inviato e ritengono anche i tre Re Magi provenienti da Agarthi.

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Ingegnere Chimico
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