Bhagavad Gita

Quando un uomo raggiunge l’Illuminazione, si identifica con l’Assoluto, per cui, se, per compassione, decide di insegnare la via all’Umanità, spesso si presenta come una divinità. Questo è il caso di Krishna che dialoga con il principe ariano Arjuna nel corso di una terribile battaglia. Il dialogo costituisce la Baghavad Gita, opera scritta 300 anni prima di Cristo ed inserita nel monumentale poema del Mahabharata.
L’edizione integrale della Baghavad Gita è facilmente reperibile in commercio anche in italiano e si trova anche in rete. Qui riporto solo alcune frasi particolarmente significative:

Ti dirò di Quello che dev’essere conosciuto, perché tale conoscenza dà l’immortalità. Ascolta del Brahman Supremo senza principio, Colui che non è chiamato né esistente né inesistente. Egli è presente nel mondo, avvolgendo tutto. Le Sue mani e i Suoi piedi sono dappertutto. i Suoi occhi e le Sue orecchie sono da tutte le parti. le Sue bocche e le Sue teste sono ovunque. Splendente in tutte le funzioni dei sensi e tuttavia trascendente i sensi; non attaccato alla creazione e tuttavia il Sostegno di tutto; libero dai costituenti e tuttavia Colui che ne gode. Egli è dentro e fuori tutto ciò che esiste, l’animato e l’inanimato; Egli è nel contempo vicino e lontano; impercettibile a causa della Sua sottigliezza. Egli, l’Uno Indivisibile, appare come innumerevoli esseri. Egli sostiene e distrugge le loro forme, e poi le crea di nuovo. Luce di tutte le Luci, al di là dell’oscurità; Conoscenza stessa, Quello che dev’essere conosciuto, la Mèta di ogni sapere, Egli dimora nei cuori di tutti.

Molte nascite sono state sperimentate da Me e da te, Arjuna. Io le conosco tutte, mentre tu non le ricordi.

Eroe dal Braccio Possente! Senza dubbio la mente è agitata e difficile da controllare; ma con la pratica dello yoga e il non-attaccamento può essere controllata.

Chi ha vinto l’attaccamento agli oggetti dei sensi e alle azioni, chi è libero dalle fantasticherie istigate dall’ego, di costui si dice che ha realizzato la salda unione dell’anima con lo Spirito.

Il saggio tranquillo e vittorioso sul sé è sempre pienamente stabilito nel Supremo Sé, sia che incontri caldo o freddo, piacere o dolore, lode o biasimo.

Lo yogi beatamente assorto nella verità e nella realizzazione del Sé è indissolubilmente unito allo Spirito. Imperturbabile, conquistatore dei suoi sensi, egli guarda con occhio equanime una zolla di terra, una pietra e l’oro.

Libero dalle speranze dei desideri e dalle brame possesso, con il cuore e la mente controllati dall’anima, ritirandosi da solo in un posto tranquillo, lo yogi deve cercare costantemente di unirsi all’anima.

Lo yogi padrone di sé, la cui mente è totalmente sotto controllo, dedicandosi alla continua unione meditativa con lo Spirito, ottiene la liberazione finale.

Lo yogi che ha calmato del tutto la mente, che ha controllato le passioni liberandole da ogni impurità ed è diventato uno con lo Spirito, invero ha realizzato la beatitudine suprema.

Questo Assoluto Non Manifesto e Imperituro è stato chiamato la Mèta Suprema. Quelli che realizzano il Mio stato supremo non sono più soggetti alla rinascita.

Senza brama di onore; libero dall’illusione e dal malevolo attaccamento; con i desideri banditi completamente; liberato dalle coppie di opposti, come piacere e dolore; sempre stabilito nel Sé, il saggio non più ingannato raggiunge lo stato immutabile.

Quando lo yogi può ritirare completamente i sensi dai loro oggetti di percezione, come la tartaruga ritira i suoi arti, allora la sua saggezza è saldamente stabilita.

L’uomo che s’astiene fisicamente dagli oggetti dei sensi vede che per un po’ questi si ritraggono, lasciandosi dietro solo il desiderio. Ma colui che contempla il Supremo è liberato anche dal desiderio.

Pensare agli oggetti dei sensi è causa di attaccamento ad essi. Dall’attaccamento nasce il desiderio, e dal desiderio scaturisce la collera. Dalla collera nasce l’illusione; l’illusione genera la perdita della memoria del Sé. Dalla distruzione della memoria deriva la rovina della facoltà discriminativa. Dalla rovina della discriminazione segue l’annientamento.

O Eroe dal Braccio Possente, conoscendo che il Sé è superiore all’intelligenza e disciplinando il sé con il Sé, uccidi questo nemico, difficile da vincere, che ha la forma del desiderio.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
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