ESTASI DI PADRE PIO DEL 1912

Estasi di Padre Pio descritta nella sua epistola del 18 aprile 1912 al suo padre spirituale Agostino (Epistolario, volume I).
Prima di riportare questo scritto, facciamo una breve considerazione.
Abbiamo spesso detto che i sentieri sono molti, ma la meta è la stessa : tutti i fiumi conducono al mare.
Scriveva il Mahatma Gandhi nel suo libro “Hind Swaraj or Indian Home Rule” del 1909 : “Le religioni sono strade diverse che convergono verso uno stesso punto. Che cosa conta se imbocchiamo strade diverse, se arriviamo alla stessa meta?”
Il mistico, sia esso induista, buddista, cristiano o musulmano, quando tenta di descrivere con lo strumento del linguaggio lo stato spirituale raggiunto, usa ovviamente i termini della propria tradizione religiosa e così è stato per Padre Pio (oggi san Pio).
Ecco allora le parole di Padre Pio :
“Oh, quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in questa mattina!
Fu tale che, pur volendomi provare a voler dir tutto, non lo potrei; vi furono cose che non possono tradursi in linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il Cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l’espressione, si fusero. Non erano più due cuori che battevano, ma uno solo.
Il mio cuore era scomparso, come una goccia d’acqua che si smarrisce in un mare. Gesù n’era il paradiso, il re. La gioia in me era si intensa e si profonda, che più non mi potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto”.

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Ingegnere Chimico
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