EMIL CIORAN, PASSI SCELTI DALLE SUE OPERE

Emil Cioran (1911 – 1995) è stato un filosofo, saggista e aforista rumeno, tra i più influenti del XX secolo. Il suo pensiero non è facile, ma estremamente profondo. Famosa la sua affermazione : “La vita, più che una corsa verso la morte, è una disperata fuga dalla nascita”. Ecco alcuni passi tratti dalle sue opere :

“Il mio compito è quello di strappare la gente al suo sonno di sempre, pur sapendo che commetto un crimine, e che sarebbe mille volte meglio lasciarla dormire, visto che, se pure si svegliasse, non avrei niente da proporle”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

“Fra tutti coloro che cercano, soltanto il mistico ha trovato, ma, prezzo di un favore così eccezionale, non potrà mai dire che cosa, benché egli abbia la certezza che conferisce unicamente il sapere incomunicabile (il vero sapere insomma). La strada sulla quale egli vi inviterà a seguirlo sbocca su una vacuità senza uguali ma, ed è questa la meraviglia, una vacuità che vi colma, poiché si sostituisce a tutti gli universi aboliti. Ciò di cui si tratta in questo caso è un’impresa, la più radicale che sia stata tentata, per ancorarsi in qualcosa di più puro dell’essere o dell’assenza dell’essere, in qualcosa di superiore a tutto, perfino all’assoluto”.
(Tratto da “Fascinazione della cenere).

“Più facciamo progressi interiori, più diminuisce il numero di coloro con cui possiamo realmente comunicare”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

“Un’esistenza che non nasconda una grande follia è priva di valore”.
(Tratto da “Al culmine della disperazione”)

“L’apparizione della vita? Una follia passeggera, un tiro mancino, una fantasia degli elementi, un ghiribizzo della materia. I soli che abbiano qualche ragione di mugugnare sono gli esseri individuali, vittime pietose di un capriccio”.
(Tratto da “Squartamento”).

“Dio ha creato il mondo per paura della solitudine; è questa l’unica spiegazione possibile della Creazione. La sola ragion d’essere di noi creature è di distrarre il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi”.
(Tratto da “Lacrime e santi”).

“La liberazione, se realmente ci sta a cuore, deve procedere da noi stessi: a nulla serve cercarla altrove, in un sistema già fatto o in qualche dottrina orientale”.
(Tratto da “La tentazione di esistere”).

“Tutto si può soffocare nell’uomo, salvo il bisogno di assoluto, che sopravvivrebbe alla distruzione dei templi e perfino alla scomparsa della religione sulla terra”.
(Tratto da “Storia e Utopia”).

“Sono attratto dalla filosofia indù, il cui proposito essenziale è il superamento dell’io; eppure tutto quello che faccio e tutto quello che penso è solo io e disgrazie dell’io”,
(Tratto da “L’inconveniente di essere nati”).

“Ci ripugna, certo, considerare la nascita un flagello: non ci è stato forse inculcato che era il bene supremo, che il peggio era posto alla fine e non all’inizio della nostra traiettoria? Il male, il vero male, è però dietro, non davanti a noi. E quanto è sfuggito al Cristo, è quanto ha invece colto il Buddha: ‘Se tre cose non esistessero al mondo, o discepoli, il Perfetto non apparirebbe nel mondo….’. E, alla vecchiezza e alla morte, antepone il fatto di nascere, fonte di tutte le infermità e di tutti i disastri”.
(Tratto da “L’inconveniente di essere nati”).

“La sofferenza apre gli occhi, aiuta a vedere le cose che non si sarebbero percepite altrimenti. Quindi non è utile che alla conoscenza, e, all’infuori di essa, serve solo ad avvelenare l’esistenza. Il che, sia detto di sfuggita, favorisce ancora la conoscenza”.
(Tratto da “L’inconveniente di essere nati”).

“Ogni civiltà configura una risposta alle domande che l’universo suscita; ma il mistero rimane intatto: altre civiltà, con nuove curiosità, vi si cimenteranno, altrettanto vanamente, dato che ciascuna è soltanto un sistema di errori”.
(Tratto da “Sommario di decomposizione”).

“Il Cristianesimo si è servito del rigore giuridico dei Romani e delle acrobazie filosofiche dei Greci, non per affrancare lo spirito ma per incatenarlo”.
(Tratto da “Il funesto Demiurgo”).

“Quando la feccia sposa un mito, preparatevi a un massacro o, peggio ancora, a una nuova religione”.
(Tratto da “Sillogismi dell’amarezza”).

“Tutto il segreto della vita sta nel votarsi alle illusioni senza sapere che sono tali. Non appena le si conosce per quello che sono, l’incanto è rotto”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

“Una religione è viva soltanto prima che vengano elaborati i dogmi. Si crede davvero soltanto finché si ignora a che cosa esattamente si deve credere”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

“Si può concepire un Dio arbitrario, vendicativo, capriccioso come Yahweh o Zeus, ma non un Dio padre, buono, sollecito come ha fama di essere quello dei cristiani. Se c’è un miracolo, è che questa figura ideale di Padre, mai giustificata dalla realtà, in nessun momento, si sia potuta giustificare per duemila anni. Il teismo è veramente un modello di sistema delirante”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

“Promossi al rango di incurabili, siamo materia dolente, carne urlante, ossa rose da grida, e i nostri stessi silenzi non sono che lamenti strozzati”.
(Tratto da “La caduta nel tempo”).

“Come si conviene, ho passato in rassegna tutti gli argomenti in favore di Dio: la sua non esistenza mi è sembrata uscirne intatta. Egli possiede la genialità di farsi infirmare da tutta la sua opera; i suoi difensori lo rendono odioso”.
(Tratto da “Sillogismi dell’amarezza”).

“Ci facciamo un’idea di noi stessi. Forti di quest’idea, andiamo da qualcuno che, ce ne accorgiamo subito, non la condivide affatto. L’umiliazione è sempre duplice: quella nei confronti degli altri e quella nei confronti di se stessi. È quest’ultima che spiega perché colpisce in profondità un essere”.
(Tratto da “Quaderni 1957-1972”).

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Ingegnere Chimico
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