IL BRUTTO ANATROCCOLO (INTERPRETAZIONE GNOSTICA)

Nella famosa favola di Andersen “Il brutto anatroccolo” si narra di un piccolo cigno che si viene a trovare per caso in una nidiata di anatroccoli.
Tra le uova covate da mamma anatra ce ne era infatti una più grande e diversa dalle altre.
Dopo la nascita, il piccolo, così diverso, veniva continuamente offeso, umiliato e preso in giro dagli altri anatroccoli.
Alla fine, preso dalla disperazione, decise di fuggire e cominciò a vagare senza meta fino al giungere dell’inverno, rischiando perfino di morire congelato.
Poi, un giorno, giunse ad uno stagno dove vide nuotare degli splendidi cigni.
Attirato dalla loro bellezza, si avvicinò e, con grande sorpresa, scoprì che queste creature si mostravano amichevoli e lo accettavano nel loro gruppo.
Guardando poi la sua immagine nell’acqua scoprì di essere cresciuto e di essere un bellissimo cigno.
Proprio come “il brutto anatroccolo”, lo Gnostico è diverso dalla maggioranza dell’umanità rappresentata nella favola dai veri figli dell’anatra che, in questa interpretazione, simboleggia il Demiurgo.
Questi lo vedono brutto e diverso, lo offendono, lo emarginano, lo umiliano, così come leggiamo nel Vangelo di Giovanni (15, 19):
“Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”.
Le peripezie che il piccolo vive fino a giungere al mondo dei cigni possono essere interpretate come il lungo e difficile cammino dello gnostico verso il mondo divino (Pleroma) dal quale egli proviene.
Possiamo dunque assimilare lo gnostico ad un piccolo cigno finito per errore tra gli anatroccoli.
Egli, finché non assumerà la consapevolezza di essere un bellissimo cigno, sarà condannato alla sofferenza.

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Ingegnere Chimico
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