LA VITA DEL BUDDHA

Il principe Siddharta Gautama nacque nel sesto secolo avanti Cristo (forse nel 566 a. C.) nel giardino di Lumbini, nell’odierno Nepal.
Egli fu partorito ai piedi di un albero dalla madre Maya (Maya Devi) che lì si dovette fermare colta dalle doglie mentre era in viaggio col suo seguito verso la casa del padre a Devadaha, dove aveva intenzione di partorire.
La famiglia del neonato, della stirpe ariana Sakya, era molto ricca ed il padre, il Raja Suddhodana, regnava su di uno stato dell’India settentrionale, con capitale Kapilavastu, dove aveva sede il palazzo reale.
Suddhodana e la bellissima Maya erano sposati da molti anni, ma non avevano avuto figli fino a quel momento.
Sette giorni dopo la nascita del principe, la madre Maya morì ed egli fu affidato a Pajapati, sorella minore di Maya e seconda moglie di Suddhodana.
La tradizione narra che, nel corso dei festeggiamenti per la nascita dell’erede al trono, il venerabile asceta Asita fece, come si faceva di consueto in quelle occasioni, l’oroscopo del neonato e disse, tra le lacrime, che egli sarebbe diventato un grande Re universale o un asceta che avrebbe spezzato le catene che legano l’essere umano in un mondo di illusione e che avrebbe diffuso la mirabile dottrina in tutto il mondo.
A Suddhodama che, preoccupato, gli chiese perché piangesse, l’asceta rispose che era ormai vecchio e, se si fosse verificato il secondo caso, non avrebbe potuto ascoltare l’eterno insegnamento.
Da allora Suddhodana fece vivere il figlio solo all’interno del lussuoso palazzo, tenendolo lontano dalla realtà del mondo esterno.
Il principe Siddharta visse allora nel lusso più sfrenato, non facendosi mancare nessun piacere.
A sedici anni sposò la bellissima cugina, la principessa Yashodhara, figlia del Re di uno stato vicino.
Come era d’uso allora, il principe Siddharta aveva anche numerose concubine e non si faceva mancare nessun piacere.
A 29 anni ebbe da Yashodhara il suo unico figlio, Rahula.
Come abbiamo detto, il principe Siddharta viveva in un lusso principesco, riparato dal mondo esterno, intrattenuto da ballerine ed educato da brahmini. Inoltre, era esperto nel tiro con l’arco, nell’arte della spada, nella lotta, nel nuoto e nella corsa.
Era di bellissimo aspetto, estremamente intelligente ed eccelleva in tutte le arti che venivano insegnate in quel tempo, dall’astronomia alla matematica, dalla religione al pensiero filosofico, dalle arti sportive alle arti artigianali.
Eppure egli sentiva che qualcosa gli mancava e un giorno, a 29 anni, convinse il suo cocchiere Channa a disobbedire agli ordini del Re ed a condurlo a fare un giro al di fuori del palazzo, per le vie di Kapilavastu.
Per la prima volta Siddharta vide un vecchio che stentava a camminare, un malato steso in terra ed infine un cadavere abbandonato.
Successivamente vide un asceta mendicante, sereno, calmo ed imperturbabile e, in quel momento, si risvegliò in lui il karma estremamente positivo che aveva accumulato in migliaia di esistenze precedenti.
Una notte, mentre la reggia era avvolta nel silenzio e tutti dormivano, dopo essere passato per una stanza dove tutte le sue concubine dormivano nude in pose lascive, montò sul suo cavallo Kanthaka e abbandonò la famiglia ed il reame per darsi alla vita ascetica.
Fu dapprima discepolo di un asceta (Alara Kalama) grazie al quale raggiunse lo stato detto “sfera di nullità” e poi di un altro asceta (Uddaka Ramaputta) grazie al quale raggiunse lo stato detto “sfera né della percezione, né della non percezione”.
Ma egli non era ancora soddisfatto e si ritirò insieme ad altri cinque asceti nei pressi di Bodh Gaia.
Si allontanò poi dai suoi cinque compagni e, dopo sette settimane di meditazione ininterrotta, raggiunse la completa illuminazione seduto a gambe incrociate sotto un albero di fico nella località di Bodh Gaia, non lontano dalla città di Patna, attualmente nello stato del Bihar nel Nord-Est dell’India.
Da quel momento Egli divenne il Buddha, l’illuminato, e la tradizione vuole che abbia pronunciato queste parole :
“Ho corso lungo innumerevoli esistenze, sperimentando la vita quale dolore che si rinnova, alla ricerca di chi ha costruito la casa, senza trovarlo. O artefice! Ora ti ho scoperto, non costruirai più una nuova casa ! Sono infrante le tue travi, quella di colmo e’ crollata: liberata dal ciclo degli impulsi indisciplinati, la mente ha finalmente estinto ogni attaccamento”.
Raggiunta l’Illuminazione gli si presentò il dubbio che si è sempre presentato a quei pochissimi uomini che nella storia dell’umanità hanno raggiunto questo stato : diffondere la Dottrina o mantenerla solo per sé, essendo “difficile da comprendere, al di là della ragione, comprensibile solo ai saggi”.
La leggenda ci dice che il dio supremo Brahma, Signore del Mondo, giunse di fronte al Buddha e, inginocchiatosi, lo implorò di diffondere la sua dottrina “per aprire i cancelli dell’immortalità” e permettere a uomini e dei di conoscere la via verso la Liberazione.
Fu così che il Buddha decise di diffondere la Dottrina esponendola per la prima volta ai suoi cinque compagni nel famoso sermone di Benares.
“Proprio così, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, si originò la conoscenza, sorse la saggezza, si originò la sapienza, venne la luce e sorse in me la conoscenza e la profonda visione: irreversibile è la liberazione della mia mente. Questa è la mia ultima nascita. Non c’è una nuova esistenza”.
Il Buddha, mosso a compassione dalla sofferenza umana, espose il sublime insegnamento che conduce alla Liberazione in tutta l’India Settentrionale per 45 anni, poi, all’età di 80 anni, dopo aver chiesto ai monaci se vi fossero ancora dei dubbi in merito alla dottrina, dicendo che era la loro ultima occasione per poterli dissipare, si immerse nell’Assoluto, abbandonando il suo corpo alla inevitabile morte e decomposizione.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
Questa voce è stata pubblicata in RELIGIONI e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.