“Morire, dormire, forse sognare” (Shakespeare, Amleto, monologo).
Il sonno è caratterizzato da una serie di fasi che si alternano ciclicamente che non staremo qui a descrivere dettagliatamente.
La principale distinzione è tra le fasi di tipo REM e quelle di tipo NON REM.
Le fasi REM (rapid eye moviment), caratterizzate da rapidi movimenti degli occhi, sono quelle nelle quali si verificano i sogni.
Le fasi NON REM, distinte da tre stadi successivi (addormentamento, sonno leggero e sonno profondo), sono prive di sogni.
Possiamo affermare che nel sonno profondo l’io individuale scompare, proprio come nella morte.
Perchè allora abbiamo paura di morire e non abbiamo paura di addormentarci ?
Il motivo principale è che, essendo noi estremamente attaccati al nostro io individuale, abbiamo il terrore della sua estinzione definitiva nel caso della morte, mentre abbiamo completa fiducia del suo risorgere dopo il sonno.
Inoltre sappiamo che la morte, tranne nel caso che avvenga nel sonno, è un evento estremamente doloroso ed angosciante, caratterizzato da grande sofferenza fisica.
Diceva il grande Indro Montanelli :
“Non ho paura della morte, ma di morire”.
Cioè, non ho paura dell’annientamento e dell’estinzione dell’io e dell’autocoscienza, ma ho paura della sofferenza di quel momento.
Perchè allora aver paura della morte ?
2.300 anni fa, il filosofo Epicuro, nella lettera a Meneceo, più nota come “lettera della felicità”, scriveva :
“Quando noi viviamo, la morte non c’è. Quando c’è lei, non ci siamo noi”.
La causa principale della paura della morte è, ripetiamo, l’attaccamento all’io individuale, entità effimera ed illusoria, secondo le più profonde concezioni esoteriche, ma anche filosofiche.
Secondo le filosofie orientali la morte non è un avvenimento istantaneo, ma proprio come il sonno, avviene in diverse fasi nelle quali l’io individuale sopravvive in forme sempre più tenui per un certo periodo di tempo.
Nel Buddhismo tibetano questo periodo è definito “Bardo” ed ha una durata variabile che però non supera mai i 49 giorni.
Il Bardo Thodol (Libro tibetano dei morti) è una vera e propria “guida” per il morente che, durante il Bardo, ha ancora la possibilità di conseguire l’Illuminazione liberandosi per sempre della condizione umana e dal ciclo delle rinascite o, se fallisce, di ottenere in subordine una buona rinascita :
ISTRUZIONI PER IL MORIBONDO :
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