KRISHNA E ARJUNA : IL SE’ E L’IO (BAGHAVAD GITA)

Leggiamo nella Mundaka Upanishad ; “Due uccelli, compagni inseparabili, risiedono uniti su uno stesso albero; l’uno mangia il frutto dell’albero, l’altro osserva senza mangiare”.
Possiamo dare una spiegazione di questo passo analizzando lo scenario in cui si svolge la Bhagavad Gita : nel corso di una furiosa battaglia, l’auriga del carro sul quale combatte il principe Arjuna si manifesta come il dio Krishna e gli impartisce l’insegnamento della eterna Dottrina.
Krishna e Arjuna sono rappresentati sopra lo stesso carro, proprio come i due uccelli che si trovano sullo stesso albero.
Questo carro (o l’albero) è l’essere umano inteso nel suo stato di manifestazione nel mondo empirico e, mentre Arjuna combatte, Krishna conduce il carro senza combattere, cioè senza essere lui stesso impegnato nell’azione.
Il campo di battaglia è il campo dell’azione, nel quale l’individuo sviluppa le sue possibilità e questa azione non tocca minimamente l’essere principale, permanente ed immutabile, ma concerne soltanto l’anima vivente individuale.
I due che si trovano sullo stesso carro sono dunque la stessa cosa che i due uccelli di cui si parla nelle Upanishad.
Nella Bhagavad Gita, con un simbolismo differente per rappresentare l’azione, il principe Arjuna è l’uccello che mangia, cioè l’io empirico individuale, mentre il dio Krishna è l’uccello che osserva senza mangiare, cioè il Sé eterno nascosto nel profondo dell’uomo.
Ecco dunque che l’essere divino che dà l’eterno insegnamento ad Arjuna non è altri che il Sé immortale nascosto nel più profondo dell’animo del principe, unico ed identico in tutti gli esseri viventi e coincidente con l’unico principio esistente, l’eterno Brahman.

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Ingegnere Chimico
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