In base alle due lettere di Plinio il giovane a Tacito, alla analisi delle rovine di Pompei ed Ercolano, agli studi anatomici sui corpi ritrovati ed ai più recenti studi di Vulcanologia e Geologia, possiamo ricostruire una cronaca piuttosto precisa dell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.
Si ha notizia di un violento terremoto che il 5 Febbraio del 62 d.C. interessò un’ampia zona che comprendeva le città di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia e che causò crolli anche nelle città di Napoli e Nocera.
Ora sappiamo che l’epicentro era localizzato sul lato meridionale del Vesuvio ad una profondità di 6/7 km.
Numerose scosse di terremoto di intensità minore si susseguirono poi fino al 79 d.C. Queste scosse si intensificarono nei giorni immediatamente precedenti all’eruzione.
Intorno alle ore 13 del 24 Agosto (la data precisa è stata recentemente messa in discussione) un terribile boato scosse il vulcano ed immediatamente ebbe inizio l’eruzione.
Le prime sostanze eruttate furono principalmente pomici che caddero abbondanti su di una vasta area, ma, immediatamente dopo, il magma incandescente che risaliva dal sottosuolo, incontrando le falde acquifere più superficiali, le vaporizzò istantaneamente generando una serie di violente esplosioni : una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti piroclastici si sollevò per circa 20 km al di sopra del vulcano e creò una nube che oscurò il Sole.
Il primo fenomeno verificatosi a Pompei fu la formazione di uno strato costituito soprattutto da pomici alto 4 metri che ricoprì interamente la città.
Seguirono poche ore di tregua che fecero illudere le popolazioni di Pompei, Stabia ed Oplonti che i fenomeni fossero cessati. Intanto ad Ercolano si registrava solo una continua debole pioggia di cenere e forse la popolazione di questa città, perfettamente consapevole di quanto stava accadendo, avrebbe avuto la possibilità di mettersi in salvo, in quanto aveva accesso al porto dove erano ancorate numerose barche e navi.
Anche a Pompei la popolazione ricominciò a rientrare nelle case.
Poi avvenne la tragedia : dopo una notte piuttosto tranquilla, intorno alle nove del mattino del giorno successivo, l’eruzione riprese in modo ancora più violento ed una pioggia di materiali incandescenti investì le città di Pompei, Stabia ed Oplonti causando morte e distruzione. Dopo poche ore, esse risultarono sommerse da uno strato di materiale vulcanico spesso circa dieci metri.
Nel frattempo, a causa dell’enorme quantità di magma che risaliva dal sottosuolo, la nube eruttiva, formata da materiali piroclastici e gas bollente, collassò su se stessa e cominciò a scivolare lungo i fianchi del vulcano alla velocità di un uragano, investendo la città di Ercolano con una enorme quantità di materiali vulcanici incandescenti che travolsero tutto. Muri, tetti, solai, intere case vennero istantaneamente distrutte.
I gas incandescenti causarono una morte terribile per gli abitanti della città.
Inoltre il contatto del magma infuocato col mare, causò enormi onde di maremoto che resero impraticabile l’unica via di fuga dalla città. Le numerose barche e navi presenti nel porto di Ercolano finirono o affondate o incendiate dai gas incandescenti che giunsero poco dopo.
Una flotta di navi romane inviata in soccorso da Miseno fu costretta a tornare indietro.
Dopo soli due giorni tutti i fenomeni cessarono e tornò sulla regione una calma totale.
Le legioni romane giunte rapidamente a piedi in soccorso non poterono constatare nei loro rapporti altro che il terribile disastro che trovarono sui luoghi interessati dall’eruzione.
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