Secondo una Teoria, quando nasce la vita su di un pianeta, la specie che prende il sopravvento sulle altre, e poi sviluppa l’intelligenza, deve essere necessariamente la più feroce e crudele.
Questa Teoria è ampiamente confermata sul nostro pianeta sul quale il mammifero primate homo si distingue per le atrocità che riesce a compiere sia sugli altri animali che sui propri simili.
Ancora oggi esseri umani vengono bruciati vivi, crocifissi, decapitati etc … da altri esseri umani, per non parlare poi dell’efferata spietatezza con cui l’uomo fa vivere gli animali negli allevamenti o della barbara crudeltà con cui li uccide per poi cibarsene.
Una “perla” tra questi comportamenti è l’usanza di bollire vivi astici, aragoste ed altri crostacei. Motivo ? In questo modo conserverebbero morbidezza e sapore.
Chi ha assistito a questa barbarie ha visto che questi poveri animali si contorcono, emettono suoni stridenti, soffrono terribilmente.
Questa scena non è meno terrificante dell’uccisione del maiale che grida come un bambino, non solo quando viene sgozzato e nella sua lenta agonia, ma anche qualche minuto prima perchè ha capito benissimo cosa sta per succedere.
Per mostrare a che punto arriva la crudeltà umana, riporto le istruzioni che si trovano nei libri di cucina :
Preparare una pentola con acqua salata e portare ad ebollizione (100 gradi centigradi, ndr). Aspettare che l’ebollizione sia continua e stabilizzata.
Bloccare le chele dell’animale con elastici.
Introdurre l’animale vivo a testa in giù nell’acqua bollente, e tenere la fiamma alta, in modo che l’acqua continui a bollire anche dopo avervi immerso l’aragosta.
Usare un coperchio e tenerlo fermo in modo da bloccare i tentativi del crostaceo di uscire dalla pentola.
La cottura dovrebbe durare 8-10 minuti, a seconda delle dimensioni dell’animale.
La terribile e lunga sofferenza dell’aragosta, prima di morire, è testimoniata non solo dal buon senso di chi ha il coraggio di assistere alla “scena”, ma anche da numerose ricerche scientifiche di illustri biologi che hanno appurato che il sistema nervoso delle aragoste è un sistema complesso e che l’animale bollito vivo soffre terribilmente fino al momento della morte.
Per mettersi in pace con la coscienza, cuochi, chef e consumatori, negando l’evidenza, affermano che l’aragosta “non soffre” perchè non è un animale superiore.
La smentita a questa comoda tesi, ripetiamo, viene dal mondo della Scienza : basta sottoporre un’aragosta ad una piccola scossa elettrica. Si osserva che se ci avviciniamo per dargliene un’altra, l’aragosta scappa e corre a nascondersi.
Già nel lontano 2005, l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) affermava ufficialmente che “I cefalopodi hanno un sistema nervoso e un cervello relativamente complesso, simile a quello dei vertebrati, sufficiente come struttura e funzionamento perché essi possano provare dolore”.
E’ bene rendersi conto ed essere coscienti che qualsiasi essere vivente, anche una formica, quando viene torturato o ucciso, prova dolore. Se dunque compiamo una crudeltà verso un animale, prendiamocene almeno tutta la responsabilità etica, senza accampare scuse banali ed antiscientifiche per metterci in pace con la coscienza.
“Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto” (Leonardo Da Vinci).
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