ISCHIA, RISCHIO VULCANICO

Quando si parla di rischio sismico in Campania si da molto rilievo al Vesuvio ed ai Campi Flegrei, poca attenzione si dedica invece al vulcano Ischia, almeno nei mass-media.
Pensiamo di colmare questa lacuna pubblicando la sezione di una relazione del Dipartimento della Protezione Civile Italiana relativa a questo vulcano.
Fonte: Sito del Dipartimento della Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri:
“Ischia è un’isola ampia circa 46 chilometri quadrati che raggiunge un’altezza massima sul livello del mare di 787 metri e si erge per circa 900 metri dal fondo del mare, nella parte nord-occidentale del Golfo di Napoli. L’isola è amministrativamente suddivisa in 6 comuni (Ischia, Lacco Ameno, Casamicciola Terme, Barano d’Ischia, Serrara Fontana, Forio) ed ha una popolazione residente di oltre 50.000 persone, che raggiungono numeri sensibilmente più elevati nei periodi di maggior afflusso turistico. L’economia, infatti, si basa essenzialmente sul turismo, legato anche alla presenza di numerose sorgenti idrotermali.
La maggior parte dell’isola è costituita da depositi di eruzioni sia effusive sia esplosive (lave e tufi), prodotti da bocche eruttive, alcune delle quali ancora ben visibili nel settore sud-orientale dell’isola. Molto diffusi sono anche i depositi di frane derivanti dall’accumulo di materiale vulcanico preesistente.
Viste le caratteristiche di pericolosità vulcanica, l’eventuale ripresa dell’attività eruttiva avrebbe delle conseguenze rilevanti sull’intero territorio e sulla popolazione.
L’evento che ha segnato la storia geologica dell’isola è l’eruzione del Tufo Verde dell’Epomeo. L’eruzione fortemente esplosiva, verificatasi circa 55.000 anni fa, è responsabile della formazione di una caldera sommersa che occupava la zona in cui oggi si trova la parte centrale dell’isola.
Dopo l’eruzione del Tufo Verde, l’attività vulcanica è proseguita con una serie di eruzioni esplosive, fino a circa 33.000 anni fa.
Circa 10.000 anni fa, dopo un periodo di stasi relativamente lungo, l’attività è proseguita anche in epoca storica con una serie di eruzioni, di cui l’ultima avvenuta nel 1302 d.C.. L’inizio dell’eruzione fu improvviso e violentemente esplosivo, seguito da emissione di grandi volumi di pomice e cenere che oscurarono il cielo e ricaddero su tutta la parte orientale dell’isola.
Successivamente, l’emissione di una colata da un cratere, apertosi in zona Fiaiano, raggiunse la spiaggia tra il Porto d’Ischia e Ischia Ponte con un fronte largo circa 1 km e distrusse l’antico centro urbano della Geronda devastando l’intero versante nord-orientale dell’isola. L’eruzione seminò panico e costrinse molta gente a fuggire verso le isole vicine e la terraferma. Le cause di molte vittime furono apparentemente asfissia e forti emissioni di gas.
Il fenomeno più rilevante di Ischia consiste in un continuo sollevamento, 800 metri negli ultimi 30.000 anni, quasi certamente dovuto all’azione di spinta esercitata dalla risalita di magma e dalla presenza di un serbatoio magmatico situato sotto il Monte Epomeo a 4-6 chilometri di profondità.
La maggior parte dell’attività vulcanica recente di Ischia è stata prodotta da bocche eruttive che si sono aperte ai margini del blocco sollevato del Monte Epomeo.
Le ricerche effettuate inducono a ritenere che una ripresa dell’attività vulcanica potrebbe avvenire qualora una nuova fase di sollevamento del monte riattivasse le faglie attraverso le quali il magma può giungere in superficie.
L’intensa attività idrotermale (acque calde ed emissioni di gas) e la storia eruttiva indicano che l’isola di Ischia è un’area vulcanica ancora attiva.
L’insieme delle conoscenze scientifiche in materia consente di affermare che Ischia mostra un livello di pericolosità vulcanica assolutamente non trascurabile, anche in confronto agli altri due vulcani campani (Vesuvio e Campi Flegrei) meglio conosciuti a livello mediatico.
Nonostante questi ultimi rappresentino il problema maggiore da un punto di vista di protezione civile (anche a causa dell’elevata urbanizzazione del territorio circostante), l’isola d’Ischia ha tuttavia l’aggravante dell’ancor minore percezione che turisti e residenti hanno del rischio vulcanico, nonché l’ulteriore difficoltà nella gestione di una eventuale emergenza rappresentata dall’isola in quanto tale”.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
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