SUTRA DEL CUORE

Il sutra del cuore è uno dei testi più recitati e meditati dell’intero mondo buddhista.
Ne esistono diverse versioni (sanscrita, tibetana, cinese), con piccole variazioni nel testo, ma il suo tema centrale è il medesimo: rivelare la natura illusoria di tutto ciò che crediamo reale e dotato di un’esistenza indipendente ed indicare la via per il superamento della ruota di nascita, sofferenza e morte.
Il testo è breve ma, per noi occidentali, non è di facile comprensione, ma, ad una costante e ripetuta meditazione, svela verità profonde.
Per questo, nei monasteri buddhisti, in Tibet e nelle cerimonie Zen, viene recitato ripetutamente, in modo quasi cantilenante, con una intonazione monotona, spesso accompagnato da musica e suono di campane.
Dice la tradizione che, al Picco dell’Avvoltoio, presso l’attuale città indiana di Rajgir (nel Bihar), il Buddha stava in profonda meditazione circondato da monaci e bodhisattva. Egli era assorto nella meditazione detta “Visione profonda”.
Contemporaneamente il bodhisattva Avalokitesvara, praticando completamente la profonda Perfezione della Saggezza, vedeva i cinque aggregati mondani e vedeva che essi erano totalmente vuoti di una propria intrinseca natura.
Allora il venerabile Sariputra così si rivolse al bodhisattva Avalokitesvara :
“Come deve addestrarsi ogni figlio di noble lignaggio che desideri impegnarsi nella pratica della profonda perfezione della saggezza ?”
Avalokitesvara così rispose:
“O Sariputra, la forma non è diversa dal vuoto, il vuoto non è diverso dalla forma. La forma è vuoto, il vuoto è forma.
Così anche per sensazioni, percezioni, tendenze e coscienza.
Oh Sariputra, tutti i fenomeni sono per natura vuoti: mai nati né estinti, mai impuri né puri, mai crescenti nè decrescenti.
Perciò, nel vuoto, non ci sono forma, sensazione, percezione, tendenza, coscienza, né occhio, orecchio, naso, lingua, corpo, mente, né colore, suono, odore, sapore, contatto, idea.
Non c’è regno visivo, e così via fino alla coscienza mentale. Non c’è ignoranza, né la sua fine e così via fino alla vecchiaia e morte, né la loro fine.
Non c’è sofferenza, né causa, né estinzione, né Sentiero. Non c’è conoscenza, né ottenimento.
Poiché nulla vi è da ottenere, il bodhisattva saldo nella Saggezza che va oltre (Prajna Paramita), vive con la mente libera da ostacoli.
Senza ostacoli non ha timore, abbandona per sempre le illusioni ed entra nel Nirvana.
Vivendo nella Saggezza che va oltre, tutti i Buddha dei tre tempi realizzano la suprema, perfetta illuminazione.
Sappi, quindi, che la Saggezza che va oltre è il sublime mantra, grande mantra luminoso, mantra supremo, mantra incomparabile, capace di dissolvere ogni sofferenza. E’ vero, senza errori.
Recita, perciò, il mantra della Saggezza che va oltre, il mantra che dice:
GATE GATE PARA GATE PARA SAM GATE BODHI SVA HA.
(La traduzione di questo potente mantra, una formula verbale a cui si attribuisce il potere magico di aprire la mente all’illuminazione, è “Andate, andate, andate oltre, completamente andate al di là, che venga il risveglio !”).
Allora il Buddha interruppe la meditazione, e disse ad Avalokitesvara:
“Ben detto. Ben detto. Ben detto. È così. O tu di Nobili Natali, è così. Proprio come tu hai mostrato, la profonda Saggezza che va oltre dovrebbe essere compresa. Anche tutti i Buddha sono soddisfatti”.
Quando il Buddha ebbe così parlato, il venerabile Avalokitesvara, l’intera assemblea attorno a loro, assieme al mondo degli dei, uomini, semidei e gandharva, esultarono e porsero alte lodi alla parola del Buddha.

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Ingegnere Chimico
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