PREMESSA
Il Brahman descritto dalle Upanisad è la Realtà assoluta ed indipendente che sola esiste immutabile e reale.
Il Brahman determina l’esistenza delle apparenze che costituiscono l’essenza del mondo empirico, ma Esso è anche al di là di queste apparenze, non essendo esaurito da esse.
Dal punto di vista empirico, il Brahman è nel mondo, immanente. Dal punto di vista assoluto Esso trascende il mondo.
In ogni essere vivente, nascosto in profondo, oltre l’io illusorio, vi è il Sè che coincide col Brahman. Chi realizza la conoscenza del Sè, supera la morte e si libera dal ciclo delle rinascite.
Le Upanisad, inizialmente insegnamenti segreti trasmessi esclusivamente per via orale da maestro a discepolo, insegnano la via per ottenere questo scopo.
Esse, tra principali e secondarie, sono circa 300. Qui riportiamo la Katha Upanisad, forse la più semplice da comprendere per noi occidentali.
KATHA UPANISAD
Katha Upanisad è costituita da 6 canti. Riporteremo un veloce riassunto del primo canto ed il testo integrale degli altri.
Naciketas pone al dio della morte Yama la domanda:
“Chiariscimi quel dubbio che nasce quando un uomo muore. Alcuni infatti dicono “esiste ancora”. Altri dicono “non esiste più”. Proprio questo, da te ammaestrato, io vorrei comprendere”.
Ma Yama risponde: “Anche gli dei soggiacciono a questo dubbio. Non è infatti cosa agevole da comprendere, la questione è sottile. Scegli un altro dono, o Naciketas! Non tormentarmi, liberami da questa domanda ! Scegli figli e nipoti destinati a vivere cent’anni. Scegli grandi armenti, elefanti, oro, cavalli. Scegli una grande estensione di terreno, vivi tu stesso tanti anni quanti ne desideri. Scegli, se lo ritieni, un dono equivalente, ricchezze e lunga vita. Sii grande sulla terra, o Naciketas! Io ti faccio partecipe di tutti i desideri. Ecco fanciulle meravigliose, con carrozze e musiche, di eguali i mortali non possono averne. Io te le dono, fatti da loro servire, o Naciketas, ma non chiedere della morte!”.
Naciketas rifiuta tutte queste meraviglie ed allora Yama inizia la sua esposizione.
SECONDO CANTO
1. Yama disse: Una cosa è il bene, un’altra cosa è il piacere. Entrambi con scopi differenti legano l’uomo. Chi fra essi sceglie il bene, ha fortuna, chi preferisce il piacere perde il suo scopo.
2. Il bene e il piacere si presentano davanti all’uomo. Il saggio, avendoli esaminati attentamente, fa la sua scelta. Il saggio antepone il bene rispetto al piacere. Lo sciocco sceglie il piacere piuttosto che l’acquisto e il godimento della vera felicità.
3. Tu, o Naciketas, meditando, hai lasciato i piaceri, gradevoli e fascinosi. Tu non hai accettato quella catena costituita dai beni terreni, alla quale tanti uomini soggiacciono.
4. Contrastanti e ben lontane tra di loro sono l’ignoranza e la conoscenza. Io penso che tu Naciketas sia desideroso di sapere. I molti piaceri che ti furono promessi non ti confondono.
5. Immersi nell’ignoranza, pur quelli che sono intelligenti, ritenendosi dotti, vagano qua e là nel loro stordimento, come ciechi guidati da un cieco.
6. Il passaggio all’al di là non appare chiaro allo sciocco, stordito, turbato per la passione della ricchezza. Egli pensa: “Soltanto questo mondo esiste, altri non ve n’è”, e così cade sempre di nuovo in mio potere.
7. Molti non riescono neppure a udir parlare del passaggio all’al di là. Molti, pur udendone parlare, non sanno intenderlo. Una rarità è un maestro capace che sappia spiegarlo e lo possieda, ed è meraviglioso chi, istruito da un esperto, giunga a conoscerlo.
8. Insegnata ad una persona mediocre, questa dottrina è difficile a comprendersi, anche se venisse ripetutamente meditata. D’altra parte, se non viene spiegata da altri, non è possibile accedervi. Infatti è più sottile del più sottile mezzo di conoscenza, perché è al di là del ragionamento.
9. Questa dottrina che tu hai ottenuto, o carissimo, non può essere ottenuta con il ragionamento, ma insegnata da altri essa diventa facilmente comprensibile. Tu sei davvero saldo nella ricerca della verità. Potessimo noi avere altri simili a te che ci rivolgano questo tipo di domande, o Naciketas!
10. Io so che i tesori terreni non sono cosa eterna. Né infatti con ciò che è transitorio si può ottenere cosa duratura. Io ho approntato il fuoco con ciò che è destinato a perire e quindi neanche il mio regno è eterno.
11. O Naciketas, avendo saggiamente considerato, hai con fermezza compreso che la soddisfazione dei desideri non è la base del mondo, che un’infinità di opere non permette di raggiungere la riva della tranquillità, che la potenza sconfinata dell’inno sacrificale non è il sostegno universale.
12. Concentrandosi in se stesso, il saggio giunge a ravvisare il dio misterioso, difficile da percepire, che è posto nell’intimo del cuore. Egli abbandona così gioie e dolori.
13. Solo il mortale che ha ascoltato questo e l’ha compreso bene, che si è staccato da ciò che è riferito ai fattori dell’esistenza corporea, quel mortale ha raggiunto questo sottile Atman, e gode, avendo raggiunto ciò che è veramente degno di godimento.
14. Naciketas disse: “Rivela dunque ciò che tu consideri diverso dal giusto e dall’ingiusto, diverso da ciò che è fatto e da ciò che non è fatto, diverso da passato e da futuro!”.
15. E Yama: “La parola che tutti i Veda insegnano, che proclamano esser pari a tutte le austerità, per desiderio della quale si compie lo studio, questa in breve io ti rivelo: essa è OM (leggi AUM, n.d.r.).
16. Questa sillaba è invero il Brahman, questa sillaba è la cosa suprema, chi conosce questa sillaba, possiede tutto ciò che desidera.
17. Questo è il rifugio supremo, questo è il rifugio più alto, chi conosce questo rifugio s’esalta nel mondo del Brahman.
18. Questa Essenza non nasce, né muore, non ebbe origine né ha subito evoluzioni. Innata, eterna, immortale, primordiale, essa non è uccisa quando s’uccide il corpo.
19. Se chi uccide pensa di uccidere, se chi è colpito a morte pensa d’essere colpito, entrambi non hanno chiara nozione: né quello uccide, né questi viene ucciso.
20. Più piccolo del piccolo, più grande del grande, il Sé è posto nel segreto della creatura. Chi è privo di desideri, costui vede, libero da angosce, la grandezza del Sé per la grazia del creatore.
21. Seduto, Esso va lontano, giacendo va in ogni dove. Chi, al di fuori del puro di cuore, può conoscere questo essere risplendente di gioia ?
22. Il saggio, riconoscendo che il grande, onnipresente Sé si trova incorporeo nei corpi, stabile nelle cose instabili, non è più toccato da angosce.
23. Non è possibile raggiungere il Sé con l’insegnamento, e neppure con l’intelletto, né con molta dottrina. Lo può ottenere soltanto colui che Esso sceglie. A costui egli medesimo rivela la propria essenza
24. Chi non s’è staccato dal peccato, non è tranquillo, non è concentrato, non ha la mente serena, non riesce a raggiungerlo con piena conoscenza.
25. Chi sa dove risieda Costui, per il quale Brahmani e guerrieri non sono altro che un boccone di riso e la morte stessa ne è il condimento?.
TERZO CANTO
1. Ci sono due vie, quella della giustizia nel mondo con l’azione corretta e l’altra che penetra nel luogo segreto del cuore e nella sfera più alta. I conoscitori del Brahman, ed anche coloro che conoscono la dottrina dei cinque fuochi e hanno compiuto il triplice rito del fuoco ne parlano come di luce ed ombra.
2. Noi possiamo noi possedere il fuoco o Naciketas! Esso è un ponte per coloro che vogliono arrivare alla riva sicura, al Brahman supremo e immortale seguendo la via dell’azione sacrificale
3. Sappi che il Sé è il padrone del carro ed il corpo è il carro, sappi che l’intelletto poi è l’auriga e la mente le redini.
4. I cavalli sono i sensi, gli oggetti dei sensi sono l’arena. I saggi chiamano “colui che prova piacere” l’insieme di Sé, di sensi e di mente.
5. Colui la cui mente è instabile, ha i sensi indocili, come un auriga che abbia cavalli bizzarri.
6. Ma colui che possiede la ragione e ha la mente sempre presente, costui ha i sensi docili, come un auriga che abbia cavalli docili.
7. Colui che è privo di ragione, senza criterio, sempre impuro, costui non giunge alla sede suprema, ma ricade nel ciclo delle esistenze.
8. Ma colui che è dotato di ragione e di criterio, ed è sempre puro, giunge a quella sede donde non si ritorna più alla vita mortale.
9. L’uomo che ha come auriga la ragione e come redini la mente, costui giunge al termine del cammino, alla sede altissima di Vishnu.
10. Superiori ai sensi sono infatti gli oggetti che ne determinano le sensazioni, superiore agli oggetti è la mente, superiore alla mente è l’intelletto, superiore all’intelletto è il grande Sé.
11. Superiore al grande Sé è la realtà non manifesta, a questa è superiore lo Spirito. Superiore allo Spirito non v’è nulla. Esso è lo scopo, esso è il rifugio supremo.
12. Nascosto in tutte le creature, questo Spirito non si palesa, ma si fa vedere da coloro che acutamente indagano con sottile, alta intelligenza.
13. Il saggio soggioghi la parola con la mente. Soggioghi poi la mente facendola rientrare nella ragione. Soggioghi la ragione facendola rientrare nel grande Sé, poi nel Sé quieto.
14. Levatevi, svegliatevi! Avendo ottenuto la grazia di essere scelti, state attenti. Difficile è da percorrere come il filo tagliente d’un rasoio. I saggi dicono che questa è la difficoltà del cammino.
15. Scorgendo ciò che è senza suono, senza tatto, senza forma, imperituro, senza sapore, eterno, senza odore, senza principio né fine, che sta al di là, che è duraturo, l’uomo è liberato dalle fauci della morte.
16. Il saggio che racconta oppure ascolta l’immortale responso, dato a Naciketas dal dio della morte, è assunto nel mondo del Brahman.
17. Colui che è purificato e che narri in un’assemblea di brahmani oppure in una cerimonia funebre questo altissimo mistero, allora ottiene l’immortalità !
QUARTO CANTO
1. Il creatore esistente di per sé effettuò le aperture verso l’esterno: perciò l’essere umano vede verso l’esterno, non verso l’interno. Qualche saggio, desideroso dell’immortalità, ritraendo gli occhi dalle cose sensibili, guardò dentro di sé.
2. Gli sciocchi inseguono i piaceri esteriori e incappano nella rete della morte. Ma i saggi, avendo ravvisato la vera immortalità, non ricercano quaggiù le cose eterne in ciò che è transitorio.
3. L’io, per mezzo del quale si ha la percezione di forma, sapore, odore, suoni, contatti carnali, è quello che permette la conoscenza. Che cosa rimane al momento della morte ? In verità Esso è il Tat (il Sé, n.d.r.).
4. Conoscendo che il grande, onnipresente Sé è ciò per cui si sperimenta sia lo stato di veglia sia lo stato di sonno, il saggio non è più colto da angoscia.
5. Di fronte a colui che intimamente conosce nella sua vera realtà il fruitore del miele delle azioni, signore di ciò che fu e di ciò che sarà, l’Uno, lo Spirito più non si cela. In verità Esso è il Tat.
6. L’Uno non più si cela di fronte a colui che conosce il Sé, esistente prima delle acque cosmiche, il Sé che risiede nel cuore di tutte le creature. In verità Esso è il Tat.
7. L’Uno non più si cela di fronte a colui che conosce colei che si congiunge con lo spirito vitale, costituita di natura divina, che, penetrata nel mistero, vi risiede, che in tutte le creature si moltiplicò. In verità Essa è il Tat.
8. Il fuoco che tutto conosce, che è riposto nel cavo dei legni, ben custodito come nel ventre da donna gravida, deve ogni giorno essere invocato dagli uomini vigilanti, esperti nel Sé . In verità Esso è il Tat.
9. Tutti gli dei sono fondati su colui dal quale il sole si leva e nel quale va a tramontare. Nessuno può oltrepassarlo. In verità Esso è il Tat.
10. Ciò che è qui è anche là; ciò che è là è qui a sua volta. Ottiene morte su morte colui che in questo mondo crede di vedere della molteplicità.
11. Soltanto con l’intelletto può essere raggiunta questa convinzione. Qui non c’è molteplicità. Passa di morte in morte colui che in questo mondo crede di vedere della molteplicità.
12. Grosso come un pollice, lo spirito risiede nell’interno di ogni creatura. Signore di ciò che fu e di ciò che sarà. Non si cela di fronte a colui che lo conosce. In verità Esso è il Tat.
13. Grosso come un pollice, lo spirito è simile a una fiamma senza fumo, signore di ciò che fu e di ciò che sarà. Tale è oggi, tale sarà pur domani. In verità Esso è il Tat.
14. Come l’acqua caduta in una zona impervia si disperde per le montagne, così colui che vede molteplici i fattori dell’esistenza si perde correndo dietro a essi.
15. Come l’acqua pura versata in acqua pura rimane inalterata, così, o Naciketas, rimane inalterata l’anima dell’asceta che possieda la conoscenza.
QUINTO CANTO
1. Chi controlla il corpo dalle undici porte, che è la città dell’eterno Atman, chi ha un pensiero corretto, non è toccato dal dolore e, così liberato, è per sempre libero. In verità Esso è il Tat.
2. L’Atman è il sole che è come un cigno nel puro cielo, è dio nell’atmosfera come folgore, è sacerdote presso l’altare, è ospite nella casa, risiede nell’uomo, risiede nello spazio infinito, nell’ordine cosmico, nel firmamento. Ovunque il supremo Sé è lui, egli solo realmente è.
3. Porta l’espirazione verso l’alto, l’inspirazione verso il basso. Tutti gli dei onorano quell’infinitamente piccolo che risiede nell’intimo di ciascuno.
4. Quando l’anima incarnata che risiede nel corpo si dissolve, si libera dal corpo, che cosa rimane allora? In verità Esso è il Tat.
5. Non per l’espirazione vive l’uomo, non per l’inspirazione. E’ per altro che esso vive, per causa di ciò in cui entrambe quelle funzioni hanno il loro fondamento.
6. Ora ti rivelerò il Brahman misterioso, eterno, e ciò che succede dell’anima una volta giunta alla morte.
7. Alcune anime rientrano nell’utero per rivestire nuovamente un corpo, altre passano allo stato vegetale, secondo le loro opere, secondo la loro conoscenza.
8. Lo spirito, che veglia nei dormienti dando forma ai sogni è la luce, il Brahman, esso è invero chiamato l’immortale; su di esso si fondano tutti i mondi e nessuno può andare al di là. In verità Esso è il Tat.
9. Come il fuoco, che è uno, penetrato in una creatura s’adegua a qualsiasi forma, così l’anima, che è una, s’adegua dentro ogni creatura a qualsiasi forma e pur rimane all’esterno come entità assoluta.
10. Come il vento, che è uno, penetrato in una creatura s’adegua a qualsiasi forma, così l’anima, che è una, s’adegua dentro ogni creatura a qualsiasi forma e pur rimane all’esterno.
11. Come il sole, occhio dell’universo, non è toccato dalle malattie dell’occhio, che sono al di fuori di esso, così l’anima universale, che è una, pur stando dentro una creatura, non è tocca dall’angoscia del mondo, perché è al di fuori.
12. Unico, onnipotente, l’Atman, stando dentro le creature, fa apparire distinta la sua unica forma. Per i saggi che lo riconoscono esistente nel proprio io c’è gioia immortale.
13. Eterno fra gli eterni, intelligente fra gli intelligenti, unico fra molti, Esso elargisce grazie. Per i saggi che lo riconoscono esistente nel proprio io c’è eterna pace.
14. Naciketas : “I saggi pensano che la formula “esso è il Tat” sia la suprema, indescrivibile felicità. Ma come potrei io giungere a intendere il Tat? Risplende, brilla?”.
15. “In Esso non brilla il sole, né la luna e le stelle, non i lampi e tanto meno il fuoco: tutto risplende quando Esso risplende, tutto questo Universo risplende della sua luce”.
SESTO CANTO
1. Questo eterno albero con le radici in alto e i rami basso è la luce, è il Brahman, invero è detto l’immortale. Su di esso si fondano tutti i mondi e nessuno può andare al di là. In verità Esso è il Tat.
2. Tutto questo mondo, comunque sia, fu creato al muoversi del respiro vitale. La sua presenza è più possente della folgore, non c’è paura per chi la conosce, ed egli diventa immortale.
3. Per paura di lui arde il fuoco, per paura di lui brilla il sole, per paura di lui corrono Indra e il vento e la morte per quinta.
4. Se qualcuno riesce a risvegliarsi sulla terra prima della dissoluzione del corpo, allora sarà liberato, altrimenti avrà un nuovo corpo materiale.
5. Come riflesso in uno specchio appare il proprio Sé, come in un sogno, come attraverso l’acqua, come in ombra e luce, ma nel mondo del Brahman il Sé appare limpidamente distinguendo la luce dall’oscurità.
6. Avendo intuito che la natura dei sensi è diversa dalla natura dell’anima e che i sensi sorgono e spariscono distinguendosi da essa, il saggio non più soffre angoscia.
7. Superiore ai sensi è la mente, suprema rispetto alla mente è la realtà empirica, sopra la realtà empirica c’è l’anima, supremo rispetto all’anima è l’Atman.
8. Superiore a questo è lo Spirito, che pervade ogni cosa ed è privo di qualificazione. Chi l’ha riconosciuto si libera e s’avvia all’immortalità.
9. La sua forma non si presenta allo sguardo. Nessuno lo vede con l’occhio, esso può essere concepito dal cuore. Coloro che lo riconoscono diventano immortali.
10. Quando i cinque sensi di conoscenza insieme con la mente cessano l’attività e la ragione più non opera, allora si dice che si è raggiunta la meta più alta.
11. Questo fermo dominio dei sensi lo chiamano Yoga. L’uomo allora non è più turbato. Yoga infatti è principio di una nuova vita e fine dei turbamenti determinati dal mondo esterno.
12. Non dalla parola, né dalla la mente né dall’occhio può Egli essere raggiunto. Come, allora, può Egli essere percepito se non esclamando “Esso è” ?
13. Soltanto con le parole “Esso è” può essere percepito, quando s’abbia la conoscenza della sua vera natura. La sua vera natura risplende quando sia percepito con le parole: “Esso è”.
14. Quando sono acquietati tutti i desideri che sono nel cuore, allora il mortale diventa immortale: qui in terra si gode del Brahman.
15. Quando qui sulla terra tutti i legami del cuore sono infranti, allora il mortale diventa immortale. Questo è l’insegnamento.
16. Cento e una sono le arterie del cuore, una di esse esce verso il cranio. Risalendo per essa si raggiunge l’immortalità. Le altre servono per uscire in tutte le altre direzioni.
17. Della misura d’un pollice, lo spirito, abita sempre nel cuore d’ognuno. Occorre strapparlo dal proprio corpo con fermezza come il filo d’erba dalla sua guaina. Bisogna riconoscerlo come la luce, l’immortale. Come la luce, l’immortale bisogna riconoscerlo.
18. Naciketas allora, avendo ascoltato questa dottrina esposta da Yama e la completa teoria dello Yoga, raggiunto il Brahman, fu libero da passioni e da morte. Così pure sarà per altri che così conoscano l’Atman universale.
19. Insieme ci protegga, insieme ci giovi! Insieme possiamo agire con purezza! Ci illumini ciò che abbiamo ascoltato! Che non abbiamo mai a odiarci!