GRANDE OPERA E PIETRA FILOSOFALE

L’Alchimia è una Scienza segreta le cui radici si perdono nella notte dei tempi. La sua origine è nell’antico Egitto, dove una ristretta cerchia di sacerdoti conservava questo sapere esoterico proveniente da antiche civiltà scomparse.
Nel Timeo di Platone si dice che Atlantide aveva colonie in Nord Africa e ciò fa supporre che l’origine di questa antica scienza possa essere atlantidea.
Nei secoli successivi questo antico sapere si è tramandato segretamente da maestro a discepolo e si è diffuso in tutto il mondo.
Il fine ultimo di questa Ars Regia, questo è l’antico nome dell’Alchimia, è la realizzazione della natura divina dell’essere umano attraverso una paziente e lunga manipolazione della materia.
L’Alchimia è dunque una di quelle vie che portano l’uomo al superamento della sua natura effimera ed all’identificazione col divino. La realizzazione di questo fine costituisce la “Grande Opera”, con la quale il “fuoco segreto”, una energia cosmica sconosciuta per l’uomo nello stato ordinario, rende possibile la trasformazione dell’uomo e, secondariamente, quella dei metalli.
La vera Alchimia, pur essendo una via spirituale, opera in laboratorio, con anni ed anni di manipolazione della sostanza di partenza e dunque, pur raggiungendo lo stesso scopo degli altri percorsi, è una via completamente diversa da ogni altro cammino di tipo mistico, ascetico o gnostico.
Secondo questa antica scienza, materia e spirito sono i due poli di un’unica unità divina, per cui l’uomo, operando sulla materia, opera anche sullo spirito.
Man mano che proseguono le operazioni nell’Atanor, il forno alchemico, lo spirito dell’operatore comincia a trasformarsi, insieme alla trasformazione delle sostanze di partenza.
Dato che, tra gli effetti secondari di questa antica arte, vi è anche la possibilità di trasmutare i metalli vili in oro, i testi alchemici sono “criptati”, cioè completamente incomprensibili per l’uomo ordinario ed interpretabili solo dai veri adepti che ne possono comprendere la complessa simbologia.
Nei veri testi alchemici, immagini e simboli sono la parte preponderante dell’opera e non sono rari i testi costituiti da sole immagini.
L’operatore che abbia realizzato la Grande Opera ottiene il “Donus Dei”, la triplice corona cioè i tre doni supremi.
Innanzitutto egli acquisisce lo stato divino, la conoscenza assoluta e la liberazione dalle catene del mondo materiale.
In secondo luogo egli ottiene la pietra filosofale che ha due proprietà, che potremmo definire secondarie.
La pietra filosofale, detta anche rubino dei saggi, ridotta in polvere, è di colore rosso, friabile e granulosa e viene chiamata polvere di proiezione: disciolta in un liquido genera l’elisir di lunga vita che permette all’adepto che decida di trattenersi in questo mondo di vivere per un tempo indeterminato, proteggendolo anche dalle malattie. Inoltre, mescolata ad un metallo fuso, soprattutto piombo, ha la capacità di trasformarlo in oro.
Quest’ultima proprietà ha indotto, soprattutto nel Medio Evo, molte persone avide, prive delle qualità morali per intraprendere la Grande Opera e senza il sostegno di una organizzazione esoterica tradizionale o di un Maestro, a dedicarsi all’Alchimia. Molti di costoro sono impazziti o diventati dementi a causa dei vapori di Mercurio che è tra gli elementi della sostanza di partenza del lavoro alchemico e che hanno questa pericolosa proprietà.
Il lettore che volesse approfondire questa breve introduzione, può consultare gli articoli della sezione “Alchimia” di questo Blog, che può trovare qui:
https://giuseppemerlino.wordpress.com/alchimia/

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Ingegnere Chimico
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