In questo capitolo della Bhagavad Gita, Krishna spiega ad Arjuna che, chi comprende la differenza tra il corpo, l’anima e l’Anima Suprema, situata al di là di entrambi, raggiunge la liberazione da questo mondo materiale.
La Bhagavad Gita, essendo un testo destinato all’istruzione dei ceti più popolari, si presenta sotto forma di un dialogo tra Krishna, che nell’opera personifica il supremo e divino Assoluto, ed il principe Arjuna, dunque è come se l’Assoluto parlasse in prima persona.
Il capitolo che presentiamo spiega in modo semplice e mirabile l’errore da cui si deve liberare l’uomo, mostrando come il Soggetto e l’Oggetto siano in realtà solo due poli di un unico Testimone.
Ecco dunque il testo del capitolo XIII della Bhagavad Gita, senza commenti, in quanto qualsiasi commento sminuirebbe il senso profondo del testo che ognuno coglierà a seconda del suo livello spirituale raggiunto.
Il Signore Beato disse :
Questo corpo, o Arjuna, è chiamato il campo. Chi lo conosce è chiamato il conoscitore del campo.
Sappi dunque che io sono il conoscitore del campo di tutti i campi e che considero la conoscenza del campo e del conoscitore del campo come la vera conoscenza.
Ascolta da me e impara cos’è il campo e qual è la sua natura, quali sono le sue trasformazioni e la sua origine, chi è il conoscitore e quali sono i suoi poteri.
Dai saggi è stato espresso in vari modi, in modo semplice nei diversi inni vedici e con argomentazioni più complesse anche nel Brahmasutra.
I cinque elementi, l’Ego, l’Intelletto, la Natura primordiale indifferenziata, la mente, i cinque oggetti dei sensi, il desiderio, l’avversione, il piacere, il dolore, il potere unificante della mente, l’intelligenza e la perseveranza, tutto ciò è il campo con le sue modificazioni.
L’umiltà, l’innocenza, la non violenza, la tolleranza, la rettitudine, il rispetto per il Maestro, la purezza, la costanza, la padronanza di sé, il distacco dagli oggetti dei sensi, l’assenza di egoismo, la comprensione della sofferenza e del dolore inerenti alla nascita, alla morte,alla vecchiaia, alla malattia, il non attaccamento ai figli, alla moglie e alla casa, l’equanimità nelle circostanze favorevoli e sfavorevoli, la ricerca di luoghi appartati e l’allontanamento dalle folle rumorose, la perseveranza nella conoscenza dell’Atman originario, di cui si intuisce la Verità, questa è la vera conoscenza. Tutto ciò che vi si oppone è ignoranza.
Ora ti dirò qual è il fine della conoscenza che conduce all’immortalità. E’ il sommo Brahman senza inizio, di cui si dice che né esiste né non esiste. Le sue mani e i suoi piedi, la sua testa, le sue braccia e le sue orecchie si moltiplicano ovunque. Esso dimora nell’universo avvolgendo tutto. Sebbene privo di sensi è la fonte di tutte le facoltà sensoriali. Sebbene privo di attaccamento sostiene tutti gli esseri. Sebbene libero dalla materia conosce le sue qualità.
Egli è all’esterno e all’interno di tutti gli esseri, animati e inanimati. Egli è impercettibile a causa della sua sottigliezza, è lontano e al contempo è vicino.
Sebbene sia indivisibile, appare diviso in innumerevoli esseri. Deve essere conosciuto come il creatore, il preservatore e il trasformatore di tutti gli esseri.
Egli è la luce di tutte le luci ed è oltre l’oscurità. Egli è il soggetto, l’oggetto della conoscenza e la conoscenza stessa. La sua sede è nel cuore di tutti gli esseri.
In breve ti ho parlato del campo, della conoscenza e del conoscitore del campo. Colui che comprende questo raggiunge il mio Essere.
Sappi che la Natura e lo Spirito sono entrambi senza inizio e che le modificazioni e le qualità sono prodotte dalla Natura.
La Natura è la sorgente dell’agire e produce causa ed effetto. Lo Spirito è il soggetto che sperimenta piacere e dolore.
Lo Spirito, dimorando nella Natura, sperimenta le qualità prodotta da essa. L’identificazione con le qualità è causa del suo rinascere con un buona o cattiva matrice.
Il supremo Spirito nel corpo è chiamato Testimone, colui che approva, sostiene, esprime il sommo Signore, l’Atman supremo.
Colui che così conosce lo Spirito, la Natura e le qualità, in qualunque condizione si trovi, non rinascerà più.
Per contemplare in se stessi l’Atman universale tramite il Soggetto individuale alcuni seguono la via della meditazione, altri la via della speculazione filosofica ed altri ancora la via dell’azione.
Altri invece, ignorando queste vie e avendo udito e appreso da altri, compiono atti di fede. Anche costoro, grazie alla loro devozione, possono trionfare sulla morte.
Qualunque cosa nasca, o Arjuna, sia essa animata o inanimata, sappi che proviene dall’unione del campo e del conoscitore del campo.
Colui che vede il Signore supremo in tutte le creature, che mai muore anche se esse muoiono, costui vede la Verità.
Colui che vede il Signore dimorare ovunque, non rischia di perdersi qualunque cosa faccia e raggiunge il Fine Supremo.
Colui che comprende che tutte le azioni sono prodotte dalla Natura e che l’Atman non agisce, costui vede la Verità.
Quando un uomo comprende che la molteplicità esistenziale risiede nell’Uno e da questo procede, egli raggiunge il Brahman.
Pur essendo senza inizio e senza qualità e pur trovandosi in un corpo, questo imperituro Atman Supremo è nè agente né contaminato.
Come l’onnipervadente etere, per la sua sottigliezza, non è contaminato, così l’Atman, pur dimorando dappertutto nel corpo, non è contaminato.
Come il Sole illumina questo mondo, il Signore del campo rende visibile tutto il campo.
Coloro che con l’occhio della conoscenza sanno distinguere il campo dal conoscitore del campo e vedono la liberazione delle creature dalla Natura, costoro si uniscono al Supremo.