Il Dhammapada è uno scritto del Canone buddhista formato da 423 versi suddivisi in 26 sezioni.
Ne ho scelto alcuni per i lettori del Blog.
Quelli che raggiungono l’altra sponda sono pochi. I più vagano avanti e indietro, senza fine, su questa sponda, non arrischiandosi al viaggio.
Per vite innumerevoli ho vagato cercando invano il costruttore della casa della mia sofferenza. Ma ora ti ho trovato, costruttore di nulla da oggi in poi. Le tue assi sono state rimosse e spezzata la trave di colmo. Il desiderio è tutto spento. Il mio cuore, unito all’increato.
Il re della morte non riesce a scovare chi vede il mondo come insostanziale, fugace, illusorio, un semplice miraggio.
Una volta presi nella rete, rari sono gli uccelli che sfuggono. In questo mondo di illusione rari sono coloro che vedono una via alla libertà.
Il risvegliato può solo indicare la via: siamo noi a doverla percorrere. Chi con saggezza riflette e intraprende il sentiero è libero dai ceppi dell’illusione e della morte.
I risvegliati che hanno assaporato la libertà da ogni distrazione, coltivando la consapevolezza, vedono tutti i sofferenti alla luce della compassione, come chi dalla cima di una montagna osservi la pianura.
Ci sono esseri che percorrono l’arduo sentiero che passa per la rischiosa palude delle passioni corrosive, attraversano l’oceano dell’illusione, l’oscurità dell’ignoranza e vanno oltre.
Essenza di un grande essere è comprendere ogni dimensione delle esistenze passate, vedere con precisione tutti i mondi, raggiungere la fine delle rinascite, conoscere con profonda chiarezza tutto ciò che è da conoscere, liberare il cuore dall’ignoranza.
“Tutte le cose condizionate sono impermanenti”: quando lo comprendiamo direttamente e profondamente ci sentiamo stanchi di questa vita di sofferenza. E’ questa la via che conduce alla purificazione.
E’ tempo per te di presentarti al signore della morte. Non ci sono soste in questo viaggio, eppure quali preparativi hai fatto?
Quando si avvicina la morte, nessuno dei tuoi ardenti attaccamenti ti proteggerà. Ricordalo e con saggia disciplina e risoluto sforzo affrettati ad aprirti una strada verso la libertà.
Lasciando cadere desiderio e orgoglio, sradicando le visioni errate e superando gli illusori attaccamenti del mondo dei sensi, procede libero il nobile d’animo.
Avendo sgombrato il sentiero da tutti gli ostacoli, avidità, rabbia, fiacchezza e pigrizia, inquietudine, ansia e dubbio, procede libero il nobile d’animo.
Come il fabbro forgia una freccia, così il saggio trasforma la mente di per sé irrequieta, instabile e difficile da governare.
Essere insoddisfatti e inappagati e tuttavia cercare ancora solo i fiori casuali dei piaceri dei sensi sottomette al dominio del distruttore.
I costruttori di canali convogliano il flusso dell’acqua. Il fabbro forgia le frecce. Il falegname lavora il legno. Il saggio doma se stesso.
Come una solida roccia non è scossa dal vento, imperturbato è il saggio dalla lode e dal biasimo.
Non c’è luogo sulla terra, non caverna di montagna, non oceano né cielo dove sfuggire le conseguenze delle cattive azioni.
Non c’è luogo sulla terra, non caverna di montagna, non oceano né cielo dove la morte non allunghi su di te la mano.
Guarda questo corpo un tempo imbellettato: sapeva attrarre l’attenzione ma ora non è che carne che va guastandosi, semplice putridume. Non è né solido né reale.
Questo corpo con gli anni si consuma. La malattia è sua ospite. Vulnerabile, fragile è un ammasso decrepito che va disintegrandosi e infine svanisce nella morte.
Il corpo fisico non è che ossa coperte di carne e sangue. Dentro ammassati sono decadimento e morte, orgoglio e malignità.
Chi commette il male si comporta verso se stesso come il peggiore dei nemici. Come il rampicante che soffoca l’albero che lo sorregge.
Se conosci la tua strada percorrila fino in fondo. Non permettere alle richieste degli altri, per quanto insistenti, di distrarti.
Vieni, contempla questo mondo. Guardalo: è un carro addobbato a festa. Vedi come gli stolti ne sono rapiti mentre il saggio non nutre attaccamento.
Meglio del dominio sul mondo intero, meglio dell’andare in paradiso, meglio che comandare l’universo, è dedicarsi alla Via senza ripensamenti.
Smetti di fare il male, coltiva il bene, purifica il cuore. E’ questa la Via del Risvegliato.
E’ sempre un piacere non avere a che fare con gli stolti. Fa sempre bene incontrare chi è nobile d’animo ed è una gioia viverci insieme.
Guardati dall’attaccamento che nasce dall’affetto perché separarsi da chi ci è caro è doloroso. Se invece non assecondi né osteggi l’affetto non ci sarà schiavitù.
Rinuncia alla rabbia. Lascia cadere l’orgoglio. Liberati da tutto ciò che ti tiene legato. Il puro di cuore che non si aggrappa né al corpo né alla mente, non cade preda della sofferenza.
Nulla brucia come la passione, nulla ostacola come l’odio, nulla imprigiona come l’illusione e nulla travolge come il desiderio.
Quelli che ancora causano sofferenza agli esseri viventi non li si può chiamare realizzati. Chi è spiritualmente realizzato si comporta in modo da non ferire nessuno.
Se segui il sentiero arriverai alla fine della sofferenza. Avendolo visto di persona insegno la Via che toglie tutte le spine.
Se, pur giovane e forte, rimandi di agire quando sarebbe necessario, perso in sbadate fantasie, non potrai scorgere mai la Via e la sua saggezza.
Come un’alluvione può travolgere un intero villaggio, così chi è catturato da relazioni e possessi, è trascinato via dalla morte.
Il desiderio non contenuto cresce come rampicante nella foresta. Perdendocisi dentro, si salta qua e là come una scimmia, di albero in albero, cercando frutti.
Catturati nelle abitudini del desiderio, siamo colti dal panico come conigli presi in trappola. Se si vuole uscire dalla trappola è dal desiderio che ci si deve liberare.
La saggezza sa che essere dietro le sbarre o in catene imprigiona meno dell’infatuazione per gli oggetti e dell’ossessione delle relazioni. Questi legami, seppure non altrettanto evidenti, sono potenti e ci incatenano. Rinunciare all’attaccamento al mondo dei sensi significa essere liberi dalla prigione del desiderio.
Come un ragno prigioniero della sua stessa tela, un essere irretito dal desiderio dei sensi deve liberarsi dalle sue passioni per tornare libero.
Per chi ha raggiunto la meta, non c’è più bisogno di una nuova forma: è libero da paura e desiderio. Estirpate sono le spine dell’esistenza.
Non riconosco altri come miei maestri poiché da me stesso sono giunto alla saggezza che tutto vince, tutto comprende, a tutto rinuncia: interamente liberato da ogni desiderio.
Lamentarsi della propria sorte o invidiare i privilegi degli altri, ostacola la pace della mente.
Quando i saggi dimorano nella contemplazione della natura impermanente del corpo e della mente e di tutta l’esistenza condizionata, provano gioia e contentezza penetrando fino a ciò che è intrinsecamente sicuro.
Con impegno interrompi la corrente del desiderio e abbandona le passioni dei sensi, riconoscendo i limiti di tutto ciò che ha una forma, realizza l’increato.
Come l’acqua scivola da una foglia di loto, così i piaceri dei sensi non aderiscono a un grande essere.
Chi conosce la libertà di aver abbandonato il fardello dell’attaccamento al corpo-mente, lo chiamo un grande essere.
Il cuore di un essere grande è libero. I grandi esseri non bramano più le cose di questo mondo o di un qualunque altro mondo.