IL BRAHMAN E LA MECCANICA QUANTISTICA

Più avanza la Scienza Fisica, più i suoi risultati tendono a coincidere con una Scienza Antichissima che si tramanda da millenni. Alludiamo alla dottrina contenuta nei Veda e nelle Upanishad.
Quale sia la vera origine di questa dottrina è ignoto.
I Veda furono portati 4.200 anni fa nel subcontinente indiano dalla misteriosa popolazione degli Ariani (Arya) che provenivano dal Nord e le Upanishad sono riflessioni filosofiche basate sulla Scienza contenuta nei Veda e trasmesse dapprima oralmente e poi messe per iscritto.
In questo scritto incentreremo la nostra attenzione sul concetto di Brahman, tema centrale della speculazione delle Upanishad, e lo confronteremo con quanto scoperto attualmente dalla Meccanica Quantistica.
Il Brahaman è l’unica realtà. Tutto il resto è apparenza.
Il Brahman è l’Uno, il Principio Supremo privo di qualsiasi forma o definizione, indescrivibile, incorporeo, infinito, assoluto, trascendente ed immanente, eterno, senza inizio, senza fine, al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Nel Brahman sono contenuti tutti i piani dell’esistenza: divino, umano ed altri infiniti, superiori ed inferiori al piano umano, compenetrati uno nell’altro, illusori ed apparentemente esistenti per gli esseri che in essi dimorano.
Il Brahman coincide col concetto di “Sostanza” della filosofia occidentale, che troviamo soprattutto nel pensiero di Spinoza, l’Ente immutabile, unico realmente esistente, al di fuori del quale nulla esiste, causa sui, cioè causa di se stesso, increato, substrato di tutte le cose, realtà apparenti, diversamente rappresentate in infiniti piani della realtà, uno dei quali è quello umano.
Tutti gli Universi possibili, con la loro immensità, le galassie, le stelle, i pianeti, gli esseri viventi e non, sono solo un aspetto in cui si mostra la Sostanza, il Brahman, in uno solo degli infiniti piani di esistenza in essa concepibili: dunque “accidenti” che necessitano della presenza di un osservatore nello stesso piano di esistenza.
E’ bene chiarire che i piani di esistenza superiori a quello umano sono altrettanto illusori, compreso quel piano divino al quale sono devoti i seguaci delle religioni semitiche (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo), traendone magari anche qualche vantaggio.
Ciò premesso, vediamo cosa sappiamo dalla Meccanica Quantistica.
Sappiamo che tutto è materia e che la materia è fatta di atomi.
Le particelle che costituiscono gli atomi, sono costituite da piccolissimi “quanti” di energia che hanno una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare.
Tutte le osservazioni a livello subatomico hanno confermato che le particelle materiali hanno tutte le caratteristiche delle onde, ma, all’atto dell’osservazione, presentano un comportamento corpuscolare.
Dunque la “materialità” è una caratteristica del mondo illusorio creato dall’osservatore, non del mondo reale.
Queste onde sono “perturbazioni” di un unico substrato universale ed hanno una natura probabilistica e, solo l’atto di “osservare”, compiuto da un essere cosciente, è in grado di trasformare una “probabilità di esistenza” in una esistenza vera e propria, una delle tante esistenze possibili.
Non esiste dunque una realtà oggettiva, ma solo una realtà creata di volta in volta dalle osservazioni dell’uomo: in un oceano di probabilità, l’osservatore crea la sua realtà.
Questo che abbiamo definito “oceano di probabilità” è dunque quel substrato universale, unico esistente, che già migliaia di anni fa, gli Arya chiamavano Brahman.
Ma le Upanishad ci lasciano una grande speranza:
“Questo supremo Brahman, anima universale, immensa dimora di tutto ciò che esiste, più sottile di ogni cosa sottile, costante: in verità é te stesso, perché Tu sei Quello” (Kaivalya Upanishad, I, 16).

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Ingegnere Chimico
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