ALIENI, ESISTONO, MA E’ MEGLIO NON INCONTRARLI

Nel 2010, il grande astrofisico Stephen Hawking disse in una famosa intervista:
“In un Universo con centinaia di miliardi di galassie, ciascuna contenente centinaia di miliardi di stelle, è improbabile che la Terra sia l’unico luogo dove si sia evoluta la vita.
Gli alieni? Esistono, ma sarebbe molto meglio evitarli. Il contatto con la vita extraterrestre potrebbe essere disastroso: quando Colombo sbarcò in America, le cose non sono poi andate così bene per gli indigeni.”
In queste poche parole sono sintetizzati due concetti fondamentali:
1) L’alta probabilità che la vita esista altrove nell’Universo.
2) La pericolosità di un eventuale incontro con una civiltà aliena evoluta.
Non possiamo parlare del secondo punto se non diciamo prima rapidamente due parole sul primo punto.
La vita è un fenomeno estremamente complesso che, per nascere e svilupparsi, richiede condizioni molto particolari.
Praticamente, se prendiamo un pianeta o un satellite a caso nell’Universo, è quasi certo che non vi siano tracce di vita.
Ma, come dice Hawking, l’immensità dell’Universo, garantisce da sola, se non altro per motivi probabilistici, la presenza di vita qua e là nel Cosmo.
Questa tesi è confortata dalla conferma che la maggioranza delle stelle possiede un suo “corredo” di pianeti che, quasi certamente, dovrebbero avere anche satelliti.
Il titolo di questa nota si riferisce ad un eventuale contatto con una civiltà aliena, ma è bene chiarire che, per quanto detto, forse fortunatamente, si dovrebbe trattare di un evento quasi impossibile.
Non è affatto detto che, dove si sia sviluppata la vita, questa si sia evoluta in una civiltà intelligente: questo probabilmente è un evento ancora più raro nell’Universo.
La conclusione è che la civiltà aliena evoluta più vicina a noi dovrebbe trovarsi ad una distanza nello spazio e nel tempo per noi inconcepibile.
Potrebbe anche darsi che in tutta la nostra galassia non ci sia vita o, quantomeno, non ci sia vita intelligente, ma che la civiltà tecnologicamente sviluppata più vicina a noi si trovi in un’altra galassia a milioni, se non a miliardi, di anni luce dal nostro Sistema Solare. In tal caso il contatto sarebbe veramente impossibile.
Ma supponiamo di avere l’improbabile fortuna (o sfortuna, vedremo dopo) che ci sia vita intelligente su di un pianeta che orbita attorno ad una stella a noi molto vicina, per esempio a soli 100 anni luce: un nostro segnale inviato oggi (2015) arriverebbe a loro nel 2115 e, in caso di risposta immediata, questa ci arriverebbe nel 2215 !
Un contatto “fisico” sarebbe letteralmente impossibile: con la velocità attuale delle nostre navette spaziali, arriveremmo laggiù dopo 1.785.000 anni ….
Scrisse chiaramente l’astrofisica italiana Margherita Hack, poco prima di morire, nel suo ultimo libro “C’è qualcuno la fuori ?”, scritto nel 2013 insieme al giornalista Viviano Dominici:
“Credo del tutto probabile che ci sia vita in altri mondi abitati, ma credo anche che non avremo mai modo di incontrare un extraterrestre. Le distanze non ce lo permettono. In conclusione penso che siamo destinati alla solitudine. Ma questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare a cercare!”.
Chiarito che l’incontro con una Civiltà Aliena dovrebbe essere un evento pressocché impossibile, vediamo perchè potrebbe essere un evento pericoloso per noi.
Bellissimo il paragone che fa Hawking con la conquista dell’America precolombiana da parte degli europei, soprattutto spagnoli e portoghesi.
Gli indigeni furono decimati, ridotti in schiavitù, sottoposti ad atrocità inenarrabili. La loro cultura fu egualmente distrutta e sostituita con la conversione forzata al Cristianesimo.
Si pensi che solo gli Aztechi si ridussero da 25 milioni a meno di un milione, tanto per fare un solo esempio.
Accade dunque questo quando una civiltà “superiore” ne incontra una “inferiore” ?
Cosa accadrebbe all’umanità se Alieni più evoluti di noi “sbarcassero” sul nostro pianeta ?
C’è poi da considerare che questi Alieni potrebbero considerarci semplici animali (d’altra parte siamo pur sempre solo dei mammiferi) e se ci trattassero come noi trattiamo gli animali, non ci sarebbe da stare allegri.
Qualcuno potrebbe obiettare: “ma potrebbero essere Alieni ‘buoni’ !”
Non pensiamo che questa ipotesi possa essere realistica: se il “fenomeno vita” è uguale in tutto l’Universo, allora questi Alieni sarebbero sottoposti alla stessa legge spietata della Natura che vige sul nostro pianeta, caratterizzata da violenze ed atrocità di ogni genere: basti osservare che animali vengono mangiati da altri animali e, anche in ambito umano, uccisioni e crudeltà sembrano essere più la regola che l’eccezione. Il destino del singolo individuo non conta niente, contano solo la propagazione della vita e la trasmissione del DNA alle generazioni successive, non quale individuo sopravvive. E’ ragionevole pensare che l’aggressività sia una caratteristica della vita, in qualsiasi parte dell’Universo si sia sviluppata.
D’altra parte, alieni che “viaggiano” potrebbero essere solo dei nomadi che si spostano su astronavi grandi quanto pianeti, sulle quali si succedono le generazioni, e che, necessariamente, sopravviverebbero solo depredando i pianeti abitati che incontrano.
Di parere diverso sembra l’astronomo e divulgatore Carl Sagan, secondo il quale alieni in grado di percorrere le enormi distanze da una galassia all’altra, sarebbero ad uno stadio così avanzato di moralità, da essersi lasciati alle spalle la violenza, la crudeltà, la brutalità caratteristiche di esseri ancora un po’ bestiali, come siamo noi umani.
L’improbabile incontro con una civiltà aliena comporterebbe anche un altro notevole problema:
Quando gli europei sbarcarono nell’America precolombiana, un numero enorme di indigeni non morirono per le atrocità dei Conquistadores, ma per i virus ed i batteri che questi portarono dall’Europa, verso i quali il sistema immunitario delle popolazioni locali non aveva alcuna difesa. Spesso gli indigeni morivano anche per una semplice influenza.
Lo stesso identico pericolo correremo noi nel caso di un incontro con alieni.
Recentemente è tornato sull’argomento proprio uno scienziato che lavora al progetto della Breakthrough Prize Foundation, che dispone di ben 100 milioni di dollari per la ricerca di segnali intelligenti provenienti dall spazio.
Si tratta dell’astrofisico Matthew Bailes, che ha dichiarato:
“Anche se un certo tipo di cinema ci ha presentato gli alieni come esseri simpatici e innocui, la realtà potrebbe essere molto diversa… La storia ci insegna che quando una civiltà più avanzata ne ha contattata una più debole, raramente c’è stato un lieto fine. Un eventuale contatto con una civiltà del genere potrebbe essere un disastro per gli uomini, soprattutto se questi alieni rappresentassero forme di vita di gran lunga superiori a quelle terrestri”.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
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