Più volte abbiamo argomentato sul fatto che, essendo la vita un fenomeno estremamente complesso ed essendo la sua nascita un evento estremamente improbabile, dovrebbe essere un fenomeno piuttosto raro nell’Universo.
Ancora più rare, e separate da distanze enormi, dovrebbero essere le civiltà evolute come la nostra o superiori.
In questa nota analizzeremo un ulteriore elemento: esiste un “punto x” nell’evoluzione temporale di una civiltà planetaria in cui essa debba necessariamente autodistruggersi ?
Dato che conosciamo solo la nostra civiltà umana, per analizzare questa possibilità, possiamo solo riferirci ad essa.
Cominciamo esaminando il problema della sovrappopolaziome.
Senza andare troppo indietro nel passato, per decine di migliaia di anni la popolazione umana è stata costituita da pochi milioni di individui, poi, con la nascita e lo sviluppo dell’agricoltura, cominciò l’aumento esponenziale del numero degli esseri umani.
Si stima che nel 1800 si è raggiunta la cifra di un miliardo di individui, ma, successivamente, è iniziato il “boom demografico”: siamo diventati due miliardi nel 1930, tre miliardi nel 1960, quattro miliardi nel 1974, cinque miliardi nel 1987, sei miliardi nel 1999, sette miliardi nel 2011. Nel momento in cui scriviamo (2015) siamo sette miliardi e trecento milioni.
Le previsioni per il futuro, anche considerando le politiche di controllo delle nascite introdotte in molti paesi, non sono buone: dovremmo diventare 9,3 miliardi nel 2050 e, poco prima del 2100 dovremmo raggiungere il traguardo dei 10 miliardi.
Le risorse alimentari ed energetiche disponibili non aumentano con lo stesso ritmo. Se l’aumento del numero di esseri umani sul nostro pianeta continuerà ad aumentare, si giungerà ad un punto nel quale queste risorse non saranno più sufficienti per tutti.
E’ facilmente intuibile che, dal momento in cui le risorse non saranno più sufficienti per tutti, dovrebbe iniziare un periodo di gravi sconvolgimenti.
Innanzitutto l’aumento demografico della popolazione umana non è omogeneo: la minoranza dell’umanità alla quale è dovuto praticamente tutto il progresso scientifico “fa pochi figli”, mentre la stragrande maggioranza, che sfrutta solamente il progresso scientifico e tecnologico dovuto ad altri, “fa molti figli”.
Ciò potrebbe portare all’affermazione di religioni e credenze elementari, a pericolosi integralismi, con una conseguente brusca frenata del progresso della Conoscenza umana.
Questa stragrande porzione dell’umanità, potendo utilizzare tecnologie ed armamenti ottenuti dallo sfruttamento delle conoscenze della minoranza di cui abbiamo parlato, avrebbe meno scrupoli ad usarle per imporre le proprie concezioni e ci riferiamo specificamente all’arma atomica.
Se ciò dovesse avvenire, ci si dovrebbe ovviamente aspettare una risposta da chi venisse aggredito, con le facili intuibili conseguenze che ciò comporterebbe per il futuro del genere umano.
Molto prima che le risorse elementari non saranno più sufficienti per tutti, si dovrebbe verificare un altro evento traumatico: la principale fonte energetica del mondo attuale è il petrolio ed i giacimenti prima o poi si esauriranno.
Le stime della B.P Statistical Review ci dicono che ciò avverrà in epoche diverse per i vari paesi produttori: per alcuni fra poche decine di anni, per altri fra 100 – 150 anni.
Ciò che è certo è che, massimo fra 150 anni, non ci sarà più una goccia di petrolio in tutto il pianeta, ma già molto prima (forse già adesso), dovrebbero iniziare pericolose iniziative politiche, economiche, ma anche militari, per accaparrarsi questa preziosa risorsa.
Ma l’incremento demografico della popolazione umana produce anche un altro pericoloso effetto negativo: l’inquinamento dell’atmosfera, delle acque e del suolo.
La crescente combustione di fonti energetiche come carbone e petrolio con i suoi derivati, la deforestazione, la sempre maggiore introduzione dell’agricoltura e della zootecnia intensive, provocano un continuo aumento dell’anidride carbonica e di altri gas serra nell’aria, con conseguente continuo aumento della temperatura media del nostro pianeta.
In alcune città del mondo la situazione è già invivibile per la costante presenza di una “nebbia da inquinamento” ben al di sopra dei livelli tollerabili dall’uomo.
Questi mutamenti della composizione atmosferica producono anche fenomeni meteorologici estremi, che stiamo già cominciando a sperimentare attualmente.
Alla lunga l’aumento della temperatura media del pianeta causerà un marcato scioglimento dei ghiacci artici ed antartici con conseguente innalzamento del livello dei mari e conseguente inabissamento di ampie zone costiere.
L’abbandono da parte delle popolazioni di grandi città costiere si aggiungerebbe agli altri gravi elementi di turbamento che abbiamo descritto precedentemente.
Se non ci sarà una seria politica mondiale di controllo delle nascite, di riduzione dell’emissione dei gas serra, di pianificazione della produzione di energia alternativa al petrolio, il “punto X” di cui abbiamo parlato, segnerà una catastrofe per la nostra civiltà: probabilmente una o più guerre nucleari, con tutte le conseguenze facilmente intuibili.
Non si può quindi dare risposta al quesito che abbiamo posto all’inizio di questa nota: esiste un momento della storia di una civiltà nel quale questa necessariamente si autodistrugge ?
Se la risposta fosse positiva, dovremmo ritenere che il progresso di una civiltà non sia infinito, ma ciclico: giunti ad un certo punto la civiltà si autodistrugge ed i sopravvissuti, precipitati di nuovo all’età della pietra, riprendono un nuovo cammino evolutivo di centinaia di migliaia di anni, fino a dimenticare il passato ed a ripetere puntualmente gli stessi errori.
C’è chi dice che sul nostro pianeta ciò già è accaduto ……
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