FRAMMENTI DI GNOSTICISMO IRANICO

Presentiamo tre frammenti di inni manichei, meno conosciuti dell’Inno della Perla, ma che, meglio di qualsiasi trattazione teorica, ci mostrano la condizione dell’uomo gnostico, straniero in questo mondo di caos e tenebra, dominato da leggi atroci e spietate.
Proveniente dal “Mondo di Luce”, diverso dalla maggioranza dell’umanità, egli è prigioniero e sotto il potere delle Potenze e dei Principati che dominano questo mondo da essi creato, regno del Male.
La stilla di luce caduta dal mondo divino nella materia caotica, si è subito frammentata e rimasta prigioniera in pochi esseri umani, gli Gnostici, incatenata in un corpo che, come dice Marcione, è un “sacco di escrementi il cui destino finale è un cadavere, una putredine”.

1]
“Da quando sono entrato nelle Tenebre, ho dovuto bere un’acqua che mi è stata amara. Ho portato un fardello che non era il mio. Ero in mezzo ai miei nemici, le bestie che mi circondavano. Il fardello che portavo è quello delle Potenze e dei Principati. Erano infiammati di collera, si sono levati contro di me, si sono avventati per afferrarmi, come una pecora senza pastore. La Materia ed i suoi figli mi hanno spartito fra di loro. Mi hanno bruciato nel loro fuoco. Mi hanno dato amara apparenza. Gli stranieri ai quali ero mescolato non mi conoscevano. Hanno assaporato la mia dolcezza, desiderato tenermi con loro. Ero vita per loro, erano morte per me”.

2]
“Venuto dalla Luce e dagli Dei, eccomi in esilio, separato da Loro. I nemici, piombando su di me, mi hanno condotto tra i morti. Sono un Dio e nato dagli Dei, brillante, scintillante, luminoso, radioso, profumato e bello, ma ora costretto a soffrire. Mi hanno afferrato diavoli senza numero, orrendi, e mi hanno tolto la forza. La mia anima ha perso conoscenza. Mi hanno morso, tagliato a pezzi, divorato. Ripugnanti, fetidi e neri, mi hanno fatto vedere dolore e morte. Contro di me urlano e si lanciano, mi tormentano e mi assalgono”.

3]
“Possa Tu liberarmi da questo profondo nulla, dal tenebroso abisso che è tutto consunzione, che altro non è se non tortura, ferite fino alla morte, e dove né soccorritore né amico si trovano. Mai, assolutamente mai, vi si trova la salvezza. Tutto è pieno di tenebre. Tutto è pieno di prigioni. Non c’è via di uscita e si infliggono colpi a tutti coloro che vi giungono. Chi mi libererà e chi mi salverà dall’angoscia infernale ? E piango su me stesso. Che io sia liberato dalle creature che si divorano a vicenda. E i corpi degli umani, gli uccelli dello spazio, i pesci del mare, le bestie, i demoni: chi mi allontanerà da loro e mi libererà dagli inferi distruttori senza scappatoie ne vie d’uscita ?”.

Lo stesso tema è presente in questo passo tratto dall’Inno della Perla:

“Ma in qualche modo si accorsero che non ero uno di loro e cercarono di rendersi graditi a me. Mi mescerono nella loro astuzia una bevanda e mi dettero da mangiare della loro carne ed io dimenticai la Perla per la quale i miei genitori mi avevano mandato. Per la pesantezza dei loro cibi caddi in un sonno profondo”.

Qui c’è il testo integrale di questo famoso inno:
https://giuseppemerlino.wordpress.com/2011/01/09/inno-alla-perla/

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
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