L’ORSO BRUNO IN ITALIA

In Italia si distinguono due diverse sottospecie di orso bruno: l’orso bruno europeo (Ursus arctos arctos) e l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus).
Essi vivono in due zone geografiche del nostro paese nettamente distinte.
L’orso bruno europeo lo troviamo nelle Alpi centro-orientali in una zona che comprende parti del Trentino, del Veneto, del Friuli, ma anche della Lombardia.
In quest’area vivono (dati 2014) una cinquantina di individui, ma il loro numero non è facilmente quantificabile, a causa di passaggi di individui dalla Slovenia (dove si stima una popolazione di circa 500 orsi) al Friuli e viceversa.
L’orso bruno europeo si era quasi estinto, finchè, dal 1996, il Parco Nazionale dell’Adamello-Brenta iniziò un programma di ripopolamento con l’importazione di un primo nucleo di 10 orsi provenienti dalla Slovenia.
L’orso bruno marsicano lo troviamo invece nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che si estende tra le province dell’Aquila, Frosinone ed Isernia, ma alcuni esemplari spesso sconfinano nelle aree circostanti e segni certi della presenza di questo animale sono presenti anche nel Parco Nazionale della Maiella situato più ad est e pare che un piccolo gruppo di orsi si sia lì stabilito definitivamente.
La popolazione totale dell’orso marsicano è stimata in 50 – 60 individui (2014).
La maggioranza degli studiosi non ritiene valida la distinzione degli orsi bruni italiani in queste due sottospecie, ma le da solo una giustificazione geografica. In effetti le due sottospecie sono molto simili, tranne qualche differenza nella forma del cranio dei maschi.
Per questo motivo descriveremo le caratteristiche dell’orso bruno italiano in modo univoco:
L’orso bruno è un animale lungo da un metro e mezzo e due metri e mezzo ed alto circa un metro. Il peso di un esemplare adulto può variare tra i cento ed i duecento kg. Il suo colore può andare dal marrone chiaro al marrone scuro. Il maschio è più grande della femmina.
L’orso bruno è un animale onnivoro: l’80% della sua dieta è costituito da vegetali (frutta, radici, foglie, semi, germogli etc …). Per il restante 20% si ciba di formiche, altri insetti e resti di animali morti. Spesso apre gli alveari per mangiare il miele. Raramente uccide piccoli animali per mangiare.
Contrariamente a quanto si crede, l’orso non va in letargo, ma nei mesi da novembre a marzo si ritira in una tana in uno stato di semi-ibernazione, uscendo ogni tanto alla ricerca di cibo, soprattutto nelle ore più calde della giornata.
Nel periodo immediatamente precedente a questa semi-ibernazione, l’orso mangia molto di più, aumentando il suo peso anche del 30%, per costituirsi le riserve di grasso per il periodo invernale.
L’orso bruno è un animale solitario, schivo, diffidente e, solitamente, evita l’uomo, tranne nel caso di una femmina che ritenga i suoi piccoli in pericolo. Per questo motivo è anche molto difficile da avvistare nei parchi nazionali.
Essendo un animale pacifico, uno dei suoi atteggiamenti tipici nei confronti dell’uomo, è il cosiddetto “falso attacco”: una serie di atteggiamenti finalizzati solo a convincere l’ “intruso” ad allontanarsi. In queste occasioni non è raro che si alzi su due zampe. In tal caso è bene allontanarsi, magari rinunciando ad una bella fotografia, ma non c’è bisogno di correre.
Il tasso riproduttivo dell’orso bruno è molto basso: sia i maschi che le femmine sono sessualmente maturi tra i 4 ed i 5 anni d’età e le femmine si riproducono solo ad intervali di due o tre anni, La stagione degli amori cade tra i mesi di maggio e luglio ed è spesso caratterizzata da combattimenti tra maschi per aggiudicarsi la femmina.
La gestazione della femmina dura 7 – 8 mesi, dopo di che nascono di solito due, massimo tre, cuccioli.
I piccoli, che nascono tra gennaio e febbraio, sono accuditi dalla madre due anni o anche più.
Queste caratteristiche ci fanno comprendere che il rischio estinzione per questa specie è sempre dietro l’angolo, ma c’è anche un altro problema: la mortalità dovuta alla presenza dell’uomo.
Pochi sanno che molti orsi vengono uccisi involontariamente dai cacciatori soprattutto nel periodo della caccia al cinghiale, ma molti orsi vengono anche uccisi deliberatamente, soprattutto mediante bocconi avvelenati, in quanto accusati dai contadini di danneggiare le colture. Il rischio per questi animali aumenta quando sconfinano dai parchi nazionali.
Non è raro poi il caso di orsi morti investiti da treni od automobili.
Il problema è che parchi nazionali di grande estensione, come ad esempio il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono caratterizzati da una rilevante presenza umana, con centri abitati, strade, ferrovie ed aree coltivate.

Informazioni su giuseppemerlino

Ingegnere Chimico
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