Per esporre la tesi del titolo dobbiamo fare prima delle premesse, purtroppo non brevissime.
La principale accusa che l’Islam rivolge al Cristianesimo è quella di Politeismo, per tre motivi principali: il dogma della Trinità, il culto della Madonna (Iperdulia) ed il culto dei Santi (Dulia).
Il rigido Monoteismo islamico inorridisce di fronte alla possibilità che Dio possa avere un Figlio e che la Madonna possa avere il titolo di “Madre di Dio”. La stessa Trinità viene intesa come una bestemmia.
Non possiamo negare la validità di questa tesi, considerando che nel mondo Cristiano, soprattutto tra i Cattolici, è molto più diffuso il culto della Madonna, di Gesù e dei Santi, che non quello dovuto a Dio Padre, che, in questa Religione, assume un ruolo quasi secondario, di secondo piano.
Dunque nel Cristianesimo siamo in presenza di un gran numero di “divinità”, la maggior parte delle quali derivanti da divinità pagane preesistenti.
A sua volta il Cristianesimo accusa l’Induismo di Politeismo, a causa delle centinaia di divinità venerate dagli aderenti a questa Religione.
Ma, a parte che il numero delle divinità induiste è decisamente inferiore agli oltre diecimila Santi venerati dal Cristianesimo nella sua forma Cattolica, la più diffusa, dobbiamo dire una cosa che sorprenderà il lettore: l’Induismo è rigidamente monoteista e spieghiamo subito il perchè:
Secondo l’Induismo esiste un Principio Supremo, il Brahman, privo di qualsiasi forma o definizione, indescrivibile, incorporeo, infinito, assoluto, trascendente ed immanente, eterno, senza inizio, senza fine, al di là di qualsiasi speculazione filosofica o moto devozionale.
Questo Principio si manifesta attraversi i cicli cosmici: i Kalpa.
Quando inizia un Kalpa (un nuovo Universo), il primo essere che nasce è Brahma (da non confondersi col Brahman): Egli è l’Architetto dell’Universo, il “Padre” di tutti gli esseri ed il suo aspetto “personale” è Ishvara che può essere ben identificato col Dio delle Religioni semitiche (Islam, Cristianesimo ed Ebraismo).
Un Kalpa è chiamato “il giorno di Brahma” e consiste nella nascita dell’Universo, nella sua evoluzione, nella successiva involuzione e nella sua fine. I Kalpa sono infiniti. Quando termina un Kalpa tutti i piani dell’esistenza che conosciamo e non conosciamo vengono riassorbiti, compreso il mondo divino. Ciò che resta immutabile è solo il Brahman. Poi ricomincia un nuovo Kalpa.
Dunque, sempre secondo l’Induismo, il mondo divino, con le sue centinaia di divinità, è parte integrante della Manifestazione (quella che noi chiamiamo il Creato), e, proprio come il mondo umano, destinato a scomparire alla fine di un Kalpa.
Molti Cristiani ritengono politeista anche il Buddhismo e qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio capovolgimento della verità.
Buddha (l’illuminato) è il titolo di un uomo che, come pochissimi altri prima e dopo di lui, è riuscito a liberarsi dell’illusorietà della condizione umana ed ha raggiunto l’illuminazione, cioè l’identificazione con l’unico Principio Supremo realmente esistente.
Il raggiungimento di questa condizione è anche lo scopo supremo dell’Induismo, ottenuto quando l’asceta assume la consapevolezza dell’identità della sua anima individuale (Atman) con il Brahman (Atman Universale).
Quando i discepoli interrogavano il Buddha sul mondo divino, egli era quasi infastidito, in quanto non riteneva importante questa questione, così come tutte le questioni teologiche in generale.
Una volta rispose con la famosa frase: “Se un guerriero è gravemente ferito con una freccia conficcata nel corpo, non si mette a chiedere chi ha scoccato la freccia, chi era suo padre, chi era sua madre, se fosse ricco o povero etc.etc… ma ogni suo sforzo deve essere concentrato ad estrarre la freccia”.
Egli cioè non ha mai negato l’esistenza di un “Mondo Divino”, ma ha solo chiarito che da questo mondo non può arrivare all’uomo nessun aiuto nel suo difficile cammino di liberazione dalle catene dell’illusione, che genera l’esistenza di un io individuale e di un mondo al di fuori dell’io.
Nella concezione Buddhista, anche le divinità sono prigioniere di questa illusione e, come nella concezione induista, sono parte integrante della Manifestazione.
Significativa per comprendere questo concetto è la leggenda secondo la quale, quando Buddha raggiunse l’Illuminazione, tutto il mondo degli dei gli apparve per rendergli omaggio e riconoscere la sua superiorità e Brahma gli chiese di esporre loro la Dottrina.
Da queste brevi premesse, avendo inquadrato nella sua giusta dimensione l’ambiente divino, possiamo dedurre che esso è sicuramente Politeista, ma dobbiamo chiarire il senso di questa affermazione.
In tutta la storia umana vi sono stati frequenti contatti col “soprannaturale” e questo ci fa intuire che esistono piani di esistenza superiori all’uomo, ma anche inferiori.
Le entità inferiori si mostrano spesso in quelle poche sedute spiritiche che sono genuine e non sono delle frodi.
La entità superiori prendono nomi diversi nelle varie religioni, come dei, angeli, demoni, santi etc …
Spesso l’uomo ne sceglie una in particolare alla quale si rivolge per ottenerne i favori, durante tutto l’arco della sua vita.
Può essere utile rivolgersi con la preghiera ad una di queste entità ?
Prima di rispondere non ci stancheremo mai di ripetere, anche a costo di infastidire il paziente lettore che sia arrivato fino a questo punto, che queste entità non sono di nessuna utilità al vero scopo dell’uomo che è la liberazione dalle catene dell’illusione che lo tengono prigioniero nel mondo sensibile, così come tengono prigioniere tutte le entità superiori all’uomo.
Allora rispondiamo: si, può essere utile.
La preghiera fatta con fede ad una di queste entità ci può far ottenere ciò che chiediamo.
La fede sembra essere un elemento indispensabile, cioè dobbiamo credere fermamente che otterremo il favore richiesto.
Non c’è nessuna differenza tra la preghiera che un Cristiano rivolge a Padre Pio e quella che un Indù rivolge a Ganesha o tra quella che un Cristiano rivolge alla Madonna e quella che un Indù rivolge alla dea Lakshmi, anzi, in quest’ultimo caso, pare proprio che si rivolgano alla stessa entità soprannaturale.
Nel caso particolare della Madonna dei Cristiani, merita un discorso particolare la preghiera per eccellenza a lei dedicata: il Santo Rosario.
Questa ha tutte le caratteristiche delle formule ripetitive dell’antico passato e la sua recitazione, quando raggiunga effettivamente lo scopo di staccare la mente del fedele dal mondo sensibile, può anche essere estremamente efficace e non importa quale sia la vera natura dell’entità alla quale diamo il nome di Maria.
Non abbiamo quindi difficoltà a ritenere reali alcune delle apparizioni di Santi o di Madonne avvenute qua e la sul nostro pianeta, salvo ad essere consapevoli di che entità soprannaturale si tratti e, soprattutto, da quale piano della realtà provenga.
Per quanto riguarda la Madonna, non sappiamo se in tutti questi fenomeni si sia manifestata la stessa entità, ma possiamo tranquillamente affermare che i fenomeni avvenuti per esempio a Fatima sono sicuramente reali e sarebbe stupido negarli anche per uno come me che, con i seguaci delle Religioni semitiche, ama definirsi Ateo.
Stesso discorso per le figure di alcuni santi o patroni di qualche paese.
Questi ultimi sono vere e proprie “forze locali” che, in centinaia di anni di venerazione, hanno accumulato una certa energia spirituale, per cui il fenomeno delle “grazie” può essere considerato reale.
Per ottenere la “grazia” non basta però l’energia spirituale dell’entità locale, ma è indispensabile la fede cieca del richiedente. Possiamo infatti affermare che la fede è uno degli elementi indispensabili per l’efficacia della preghiera.
Sempre riguardo al Santo Patrono, un altro Rito efficace e spesso molto suggestivo è quello della processione. Non solo quella attuata in occasione del giorno al lui dedicato, ma anche quella svolta in occasione di grandi calamità quali epidemie, terremoti o eruzioni vulcaniche.
Nelle Processioni la fede di centinaia di fedeli moltiplica l’efficacia di questi riti, che altro non sono che una differente forma di preghiera.
I Riti e le Liturgie delle varie Religioni, rivolti a questa o quella divinità, anche nel Cristianesimo, se eseguiti correttamente, possono avere una certa efficacia: La recitazione delle formule in modo ripetitivo ha lo scopo principale di “staccare” la mente dell’officiante dal mondo sensibile, permettendogli così di “contattare” il piano di esistenza della divinità invocata.
L’efficacia del Rito consiste proprio nella sua azione che oseremo definire meccanica ed automatica: se eseguito correttamente, le forze e le entità invocate vengono imbrigliate e quasi costrette ad eseguire le richieste degli officianti.
Concludendo, possiamo riassumere in due parole il contenuto di questa nota.
Esistono piani di esistenza superiori a quello umano. In questi piani di esistenza vi sono diverse entità che, nelle varie Religioni, vengono venerate come dei, dee, angeli, santi etc… Queste entità sono come l’uomo prigioniere del mondo illusorio della Manifestazione e non sono di nessuna utilità per l’uomo nel raggiungimento della liberazione dall’illusione, perchè a loro volta ne sono incapaci, però possono essere utili all’uomo per ottenere “grazie” e favori, qualora vengano pregate con fede o addirittura costrette mediante riti efficaci ed eseguiti correttamente.
In questo senso possiamo correttamente affermare che l’Ambiente Divino è Politeista.
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