Il concetto di Panteismo è forse il più semplice, intuitivo e facilmente comprensibile di tutta la storia della Filosofia e, forse proprio per questo motivo, ha da sempre affascinato i Filosofi e non solo i Filosofi.
L’etimologia di questo termine deriva dalle parole greche: pan = tutto e Theos = Dio.
La più classica argomentazione a favore del Panteismo è la seguente:
“Dio è infinito, per cui non può esistere nulla al di fuori di Dio, altrimenti non sarebbe più infinito, ma limitato, quindi “tutto è Dio”.
Ovviamente il concetto di Dio nei panteisti è piuttosto distante da quello del Cristianesimo popolare: un essere terribilmente simile all’uomo, più o meno con gli stessi sentimenti, che premia i buoni e castiga i cattivi, anzi, molto spesso, perdona anche questi ultimi.
In generale il Panteismo non si accorda neanche con le altre due religioni semitiche, Ebraismo ed Islam: il Dio degli Ebrei ha caratteristiche simili a quello dei Cristiani, se non peggiori: diciamo che ha fatto qualche “marachella” in più….
Più profondo il concetto di Dio nell’Islam, ma il problema fondamentale, che rende il Panteismo inconciliabile anche con la Teologia islamica, sta nell’idea di “creazione”: per il Panteismo non esiste nessuna creazione: tutto esiste da sempre, nessuno ha creato niente, tutto è Dio.
In più il Dio dei Panteisti è un’Entità completamente indifferente alle vicende umane, a differenza delle tesi delle Religioni semitiche.
In effetti nell’espressione più compiuta del concetto di Panteismo, il sistema filosofico del grande filosofo Baruch Spinoza, il termine Dio è usato molto raramente: Spinoza preferisce sostituirlo col termine Sostanza.
La Sostanza, substantia (ciò che sta sotto), era già da secoli intesa dai filosofi come l’ente immutabile, unico realmente esistente, “causa sui” (causa di se stessa), substrato di tutte le cose: gli “accidenti”.
Ottimo a questo proposito il paragone del filosofo Nicola Abbagnano: “consideriamo il mare e le onde. Le onde sono una realtà effimera rispetto al mare. Il mare esiste sempre, le onde nascono e muoiono. Noi possiamo immaginare la sostanza come il mare; le cose, le persone, gli animali sono le onde: nascono, muoiono e tornano alla Sostanza. Il mare esiste anche senza le onde; le onde hanno bisogno del mare per esistere”.
In questo paragone il mare è la Sostanza e le onde sono gli accidenti.
Nel Materialismo filosofico, il termine Sostanza è sostituito col termine Materia, più vicino alla concezione della Fisica moderna e della Meccanica Quantistica: Il termine “Materia” è una parola italiana rimasta identica all’originale latino “Materia” che, a sua volta, deriva da “Mater” (madre). Il giusto significato di questo termine è dunque quello di sostanza prima, di cui tutte le cose sono formate: Tutto ciò che esiste è Materia, la madre, il substrato, di tutto l’esistente.
Questa terminologia ci porta il pensiero alla Grande Madre dei nostri antichi progenitori, ma qui il discorso si allargherebbe troppo.
Per il Materialista ciò che esiste è la Materia e non c’è alcun bisogno di ipotizzare un’altra entità (Dio) che avrebbe creato ciò che, in realtà, esiste di per se e non ha bisogno di nessun creatore.
Se si usasse questo ragionamento di una entità creatrice, bisognerebbe allora usarlo anche per Dio e risalire ad un’altra entità che avrebbe “creato” Dio e così via all’infinito.
Ovviamente questo concetto di Materia non è quello che abbiamo noi nella nostra esperienza ordinaria (tutto ciò che ha massa ed occupa uno spazio), ma indica quel substrato universale che le grandi intuizioni della Meccanica Quantistica, stanno cominciando a farci intravedere.
Concludendo, al Panteista non piace molto la parola Dio, ma se qualcuno vuol chiamare “Dio” tutto l’esistente, non ha nulla da obiettare ….
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