Con la “lettera di credito” il mercante medioevale poteva utilizzare a distanza il proprio denaro senza dover correre il rischio di portarlo con se.
Il passaggio dalla lettera di credito alla cartamoneta fu poi uno sviluppo naturale di questo strumento finanziario.
Le prime banconote venivano stampate da banche private e rappresentavano rigorosamente una certa quantità di metallo prezioso (oro ed argento) custodita nei forzieri della banca.
Successivamente il compito di stampare le banconote divenne prerogativa esclusiva delle banche centrali dei singoli stati.
Ogni singola banconota emessa da uno stato sovrano era “pagabile a vista al portatore”, cioè convertibile in oro in qualsiasi momento, su richiesta del possessore e rappresentava una precisa quantità di questo metallo prezioso.
Questo sistema, chiamato “Gold Standard”, aveva la caratteristica di garantire cambi fissi tra le monete dei singoli stati: se, per esempio, la banconota di un paese rappresentava 10 milligrammi di oro e quella di un altro paese rappresentava 2 milligrammi di oro, allora la banconota del primo paese valeva 5 volte la banconota del secondo paese.
Il Gold Standard cominciò ad entrare in crisi nel corso delle due guerre mondiali, quando molti stati, per sostenere le ingenti spese militari, si videro costretti ad emettere una grande quantità di cartamoneta ed a sospenderne la convertibilità.
Dopo la prima guerra mondiale molti paesi cominciarono ad adottare il “Gold Exchange Standard”, sistema che garantiva la convertibilità delle loro banconote non in oro, ma in altre valute convertibili in oro, come il dollaro.
Con gli accordi di Bretton Woods del 1944, tutte le monete adottarono la convertibilità in dollari e solo il dollaro restò convertibile in oro. Ciò fece si che i cambi rimasero fissi (entro certi limiti). Si istituì inoltre il Fondo Monetario Internazionale (FMI) col compito di venire in soccorso di quei paesi che non fossero riusciti a mantenere le parità stabilite tra le monete.
Infine nell’agosto del 1971 l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon decretò la fine della convertibilità in oro del dollaro.
Da quel momento saltò il sistema dei cambi fissi ed il valore della cartamoneta dei singoli stati iniziò ad essere determinato unicamente dalla legge della domanda e dell’offerta.
Siamo arrivati ad un punto in cui, mentre la somma di tutte le riserve auree di tutti i paesi del mondo ammonta a 200.000 tonnellate, il corrispettivo in oro di tutta la cartamoneta circolante nel mondo è di 75 milioni di tonnellate!
Praticamente oggi non esiste nessun “Sistema Monetario” ed il valore di una moneta di un certo stato è determinato dai mercati in base a considerazioni non sempre rigorose e scientifiche.
Spesso gli economisti parlano di “fiducia in una moneta”, ma a cosa è dovuta questa fiducia?
Indubbiamente il valore di una moneta è influenzato dal tasso di crescita economica di un paese, cioè dall’aumento della sua capacità di produrre beni e servizi. Questa capacità è misurata dal P.I.L. (Prodotto Interno Lordo), che è la quantificazione del valore di tutti i beni e servizi prodotti in un anno.
Si noti, però, che un sistema economico basato su questo concetto, prevede una crescita infinita, in quanto richiede che il tasso di crescita di un paese aumenti ogni anno.
Questa semplice considerazione basta a giustificare l’alienazione in cui si sta avvitando il mondo attuale: milioni di individui lavorano per produrre beni in gran parte inutili e milioni di individui lavorano per acquistarli.
Nasce così il fenomeno del “Consumismo”: si deve convincere la gente a comprare, a consumare. La pubblicità diventa ossessiva. L’oggetto appena acquistato deve essere prontamente sostituito col nuovo modello appena uscito.
Questo poi causa un’ulteriore forma di alienazione: chi non può permettersi di acquistare l’oggetto che”tutti” hanno è profondamente infelice e diventa disposto a qualsiasi cosa pur di trovare il denaro necessario per acquistarlo.
Il Consumismo viene appunto definito come “l’identificazione della felicità personale con l’acquisto, il possesso e il consumo continuo di beni materiali”.
Nella determinazione del valore della moneta di un paese, ha grande influenza anche l’entità del suo debito pubblico.
Ormai tutti gli stati del mondo, chi più e chi meno, hanno debiti pubblici enormi, che sarebbe impensabile rimborsare, per cui, ad ogni scadenza di titoli emessi, vengono emessi nuovi titoli in sostituzione. Altri titoli vengono poi emessi per pagare gli interessi: qualsiasi azienda privata che si trovasse in questa situazione sarebbe fallita da tempo.
Per quanto detto, gli economisti tendono a valutare la solidità economica di uno stato, e quindi della sua moneta, mediante il rapporto debito/PIL. Chi abbia un po’ di dimestichezza con le frazioni può notare che, più basso è questo numero, maggiore è la stabilità economica del paese in questione.
Durerà a lungo questo “sistema”? Non ce la sentiamo di azzardare previsioni, ma forse possiamo fare qualche considerazione di ordine morale.
Si parla spesso del “Dio Denaro” e mi sembra molto ben appropriata questa definizione.
Con l’enorme progresso delle scoperte scientifiche, l’uomo è sempre più cosciente della sua nullità nell’immensità dell’Universo e le grandi Religioni sono entrate in crisi, ma i valori che queste rappresentavano non sono stati sostituiti da niente: la società diventa sempre più spietata e, nella confusione intellettuale generale, il denaro è ormai l’unico dio assoluto.
Questa è la prima Civiltà della storia umana in cui l’idea della Morte è stata rigorosamente censurata: l’uomo vive come se fosse eterno nella insaziabile ricerca di beni materiali.
L’Economia è diventata Cultura! I sistemi scolastici in tutto il mondo non servono più a dare conoscenza, ma sono indirizzati ad imparare un mestiere o una professione, per essere al più presto inseriti in questo mostruoso ingranaggio in cui si è produttori e consumatori allo stesso tempo.
Gli investimenti nella ricerca scientifica sono fatti col solo scopo di un ritorno economico vantaggioso, per cui i veri scienziati sono costretti a fingere di lavorare a “cose che servono” e non per il progresso della conoscenza umana.
Un principe del Medio Evo spendeva volentieri le sue ricchezze per costruire una cattedrale o un “ospedale” dove i poveri potevano mangiare, dormire ed essere curati. La nostra Civiltà tollera invece indifferente l’esistenza dei “barboni” e tutto ciò di cui è capace di fare e di ribattezzarli ipocritamente “senza fissa dimora”.
Nel Medio Evo il prestito ad interesse era considerato peccato mortale, mentre adesso è la base dell’economia moderna.
Forse una soluzione ai nostri problemi economici potrebbe venire prendendo ad esempio la finanza Islamica: l’Islam vieta assolutamente il prestito ad interesse e, per questo motivo, tutte le grandi istituzioni finanziarie dei paesi musulmani si sono salvate dalla crisi dei mutui subprime americani che, per motivi religiosi, non avrebbero mai potuto acquistare. L’investitore islamico non richiede interessi, ma partecipazione all’impresa finanziata: in questo sistema economico, in accordo con la Sharia, il denaro non deve fruttare altro denaro, ma essere uno strumento di produttività.
Le obbligazioni dei paesi islamici non sono strumenti finanziari, ma devono essere sempre legate ad investimenti reali e mai destinate a scopi puramente speculativi.
Le istituzioni finanziarie islamiche hanno inoltre l’obbligo della “zakat”, un contributo annuale per i poveri. Non esiste il fitto di una casa, mentre è incoraggiata la forma del mutuo con riscatto. Sono vietati gli investimenti nella pornografia, nei narcotici, negli alcolici, nel gioco d’azzardo e nel tabacco, settori che nel nostro sistema economico sono spesso infiltrati dalla criminalità organizzata.
La storiografia moderna ci ha inculcato l’idea di “progresso”: più passa il tempo, più l’uomo migliora e la civiltà è superiore al passato. Non sono d’accordo: nella storia umana si sono sempre alternate civiltà grandiose e civiltà decadenti (stavo per dire civiltà di cretini).
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