Il Vesuvio è un vulcano attivo, ma la sua ultima eruzione è avvenuta nel lontano 1944, per cui lo si può considerare in “quiescenza”.
L’eruzione del 1944 provocò “solo” 26 morti e la distruzione, a causa delle colate laviche, di due centri abitati (Massa di Somma e San Sebastiano), ma altri sette paesi furono danneggiati dalla caduta di cenere e lapilli.
Anche se l’eruzione più nota fu quella del 79 dopo Cristo che distrusse Pompei ed Ercolano, il Vesuvio ha dato luogo ad innumerevoli eruzioni. Ben 68 dal 79 d.C. fino al 1944.
Di queste più di una decina sono state di tipo esplosivo, che sono le eruzioni più pericolose. Particolarmente violenta fu l’eruzione del 1631 che provocò circa 10.000 morti.
Tutte queste eruzioni furono sempre precedute da segni premonitori: piccoli terremoti, prosciugamento delle fonti, gas nelle falde acquifere, nervosismo degli animali, deformazioni del suolo.
Ma il Vesuvio è attivo da più di 25.000 anni e la zona dove ora sorge il vulcano era sede di attività vulcaniche da oltre 400.000 anni.
Vi sono le prove che nella preistoria avvennero eruzioni particolarmente violente. Forse la più terrificante fu quella denominata “pomici di Avellino” datata tra il 1880 ed il 1680 avanti Cristo, che interessò buona parte della Campania, anche le zone dove attualmente sorgono le città di Napoli ed Avellino. Il fatto che fa riflettere è che questa eruzione avvenne dopo un lungo periodo di quiescenza del vulcano.
Possiamo fare previsioni sul futuro del Vulcano? tutto quello che sappiamo è che, nel corso dei millenni, vi sono stati periodi di eruzioni frequenti, ad intervalli di tempo ravvicinati, e lunghi periodi quiescenza del vulcano.
La considerazione che più desta preoccupazione è che l’eruzione che avviene dopo un lungo periodo di quiescenza è quasi sempre particolarmente violenta.
Basandosi su di una presunta ciclicità di questi periodi, qualche studioso ha avanzato ipotesi sulla eventuale prossima eruzione che, secondo queste teorie, dovrebbe avvenire tra il 2015 ed il 2029.
L’unica considerazione che possiamo aggiungere è che il Vesuvio è in quiescenza (al momento in cui scriviamo) da 67 anni e che, nel corso della lunga storia di questo vulcano, vi sono stati periodi di quiescenza anche molto più lunghi.
Quali sono i rischi di una eventuale eruzione del Vesuvio? Ovviamente ciò dipende dal tipo di eruzione, ma dobbiamo considerare che attualmente la zona che potrebbe essere interessata è molto più densamente popolata del passato: chi vive a Napoli non può non provare un brivido nell’osservare migliaia di costruzioni che si arrampicano fin quasi sotto il cratere del vulcano.
La popolazione interessata ad una eventuale eruzione di media intensità è di 600.000 persone distribuite in 18 comuni che costituiscono la cosiddetta “zona rossa” del piano di evacuazione disposto dalla Protezione Civile. Ma potrebbero anche essere interessati (dipende dalla violenza dell’eruzione) anche più di un milione di abitanti che risiedono nella cosiddetta “zona gialla” costituita da 96 comuni.
Speriamo di sbagliare, ma siamo piuttosto scettici sulla riuscita di questo piano di evacuazione che riguarderebbe un numero enorme di persone, probabilmente in stato di panico, attraverso strade strette e tortuose, quali sono quelle dell’area vesuviana, basandosi peraltro su segni premonitori di dubbia valutazione.
Alcuni vulcanologi fanno poi notare che c’è un 4% di possibilità che il tipo di eruzione potrebbe richiedere l’evacuazione anche dell’intera città di Napoli, portando così a più di 3 milioni il numero di persone da allontanare dalla zona a rischio. Ma, anche se vi fossero segni premonitori inequivocabili, come si potrebbe mai prevedere il tipo e la violenza dell’eruzione?
A nostra consolazione vi è però la constatazione che il Vesuvio è costantemente tenuto sotto controllo, con rilevamento giornaliero di tutti i dati geofisici necessari, dall’Osservatorio Vesuviano che esegue anche un monitoraggio 24 ore su 24 degli altri due vulcani attivi della zona di Napoli (Campi Flegrei ed Ischia), attraverso una rete di stazioni sismiche distribuite su tutto il territorio.
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