ALCUNE FRASI TRATTE DALLE UPANISHAD

2000 anni prima di Cristo una misteriosa popolazione, gli Ariani, scese dal nord e si divise in due tronconi: da uno nacque la civiltà greca e dall’altro la civiltà indoariana. In india essi scrissero i Veda e successivamente le Upanishad, opere di una profonda filosofia. Qui ci sono alcune frasi tratte dalle Upanishad:

“Questo supremo Brahman, atman universale, immensa dimora di tutto ciò che esiste, più sottile di ogni cosa sottile, costante: in verità é te stesso, perché Tu sei Quello” (Kaivalya Upanishad, I, 16).

“Quando si é conosciuto l’atman supremo, che riposa in un posto nascosto, senza parti e senza dualità, quale Testimone, esente dall’essere e dal non-essere, si perviene alla condizione dell’atman universale” (Kaivalya Upanishad II, 23-24).

“Questo Atman non può essere appreso mediante insegnamento, né mediante sacrificio, né mediante molte lezioni … Questo Atman non é conseguibile per colui che manchi di determinazione, che ceda alle illusioni, o compia una ascesi irregolare”. (Mundaka Upanishad, III, II, 3 e 4).

“Colui il quale conosce questo supremo Brahman, costui diventa il medesimo Brahman” (Mundaka Upanishad, III, II, 9).

“Attraverso il solo studio delle scritture o con l’erudizione non si può realizzare l’Atman, e nemmeno tramite l’intellettualismo e i dibattiti in aula” (Katha Upanishad, I, II, 23).

“Il saggio, dopo aver studiato i trattati della conoscenza religiosa e profana, abbandoni completamente tali trattati, come colui che cercando il seme abbandona la scorza” (Brahmabindù Upanishad,18).

“Si deve fermare la mente nel cuore fino a quando non sia resa al silenzio: questa condizione costituisce la vera conoscenza e la liberazione, tutto il resto non rappresenta altro che letteratura verbosa” (Brahmabindù Upanishad, 5).

“Sì, conosco solo i testi sacri, venerabile maestro, ma con ciò non conosco il Sé (Atman). Da grandi maestri come te ho appreso che l’uomo che conosce il Sé supera ogni dolore. Io mi trovo in uno stato di dolore. Vogliate compiacervi, venerato maestro, di farmi superare ogni dolore” (Chandogya Upanishad, VII, I, 3).

“Tutto ciò che hai studiato non é che un insieme di parole” (Chandogya Upanishad, VII, I, 3).

“In un buio spaventevole entrano quanti vivono nell’ignoranza, ed in un buio ancora peggiore quanti hanno solo una conoscenza teorica” (Svetasvara Upanishad, IV, IV, 10).

“È attraverso la conoscenza superiore che raggiungeremo l’informale. La scienza divina ci svela la conoscenza di quella realtà che trascende i sensi, rivela il principio, la causa incausata di tutto, l’Uno che non ha forma né nome” (Mundaka Upanishad, I, I, 6).

“Privo di suono, senza forma, intangibile, non decadibile, senza sapore e odore, senza inizio e fine, immutabile, eterno, trascendente tutta la natura, ineffabile. Coloro i quali possono realizzarlo, ed essi solamente, sono liberi dalle fauci della morte” (Katha Upanishad, I, III, 15).

“Realtà, Conoscenza, Infinito sono Brahman. Nel mondo delle cose periture: nome, forma, tempo, spazio, causalità; quello che non perisce é l’Imperituro. Colui che dimora eternamente anche al di la del nome, della forma, del tempo-spazio e della causalità, e che viene designato con la parola Quello, ha nome Atman supremo. Io non posso esser scorto sotto le forme dello spazio, del soffio vitale e altre limitazioni. Sono libero dalla forma, dal nome e dall’azione. Sono il Brahman, fatto di Esistenza, Coscienza e Beatitudine. Questa é la Reale Scienza” (Sarvasara Upanishad).

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