Il principe Gautamo Siddharta fu uno dei pochi uomini della storia dell’Umanità ad aver conseguito l’Illuminazione e perciò prese l’appellativo di Buddha (l’illuminato). Egli era figlio di un Raja ed era di quella stirpe ariana che, circa 2000 anni prima di Cristo, discese in Europa e nel subcontinente indiano.
La parola sanscrita Ariya (Ariano) è di difficile traduzione, anche se viene comunemente tradotta con “Nobile”. In generale la parola “Ariani” indica una “razza dello spirito” presente nell’Umanità fin dagli albori della preistoria. Questa “razza” si pone dunque in netta contraddizione con le popolazioni ginecocratiche ed autoctone del sud del mondo che, nella loro recente storia, hanno partorito religioni come l’Ebraismo, l’Islamismo ed il Cristianesimo, religioni, che, con i loro contenuti elementari, erano molto più adatte a delle popolazioni, che per motivi genetici, erano incapaci di comprendere la profondità delle dottrine ariane.
Di origine ariana sono invece la civiltà greca e tutte le sue profonde speculazioni filosofiche, l’impero romano, la civiltà iranica e la civiltà, detta appunto indoariana, che fiorì nella valle del Gange.
L’unità primordiale di sangue e di spirito delle razze bianche che crearono le massime civiltà d’Oriente e d’Occidente, quella irànica e indù non meno di quelle ellenica, romana antica e germanica, è indubbiamente una realtà.
Il Buddhismo ha il merito di aver conservato una eredità che il mondo occidentale ha invece via via dimenticato, sia per opera di processi involutivi endogeni, sia perchè ha soggiaciuto, sopratutto nel campo religioso, ad influenze estranee.
Non si può non osservare l’intima corrispondeza tra il Buddhismo e lo spirito olimpico caratteristico del Platonismo, del Neoplatonismo e dello Stoicismo romano. Anche quella forma di Cristianesimo (spesso tenuta segreta), caratteristica dei grandi ordini cavallereschi medioevali, conteneva tracce delle originali dottrine ariane.
Il Buddhismo nasce in ambiente Indoariano e quindi recepisce molti dei principi fondamentali contenuti nei Veda e nelle Upanishad, testi di una profodità filosofica mai più raggiunta dall’Umanita, nei quali, circa 4000 anni fa, venivano per la prima volta poste per iscritto le tradizioni orali degli Ariani.
Il Buddhismo è la dottrina del risveglio riservata ad una “aristocrazia dello spirito” antitetica a razze primitive, ibride e “demoniache”: nel canone buddhista le quattro nobili verità vengono chiamate Ariya Saccani; la via del risveglio viene chiamata Ariya Magga; la retta conoscenza viene chiamata Ariya Naya.
Dunque l’insegnamento buddhista è accessibile ed intellegibile solo agli Arya e non al volgo ed alla plebe.
Per l’arianità dell’insegnamento buddhistico originario, una particolare caratteristica è l’assenza di quelle manie proselitarie, che quasi senza eccezione, sono in ragione diretta col carattere plebeo, antiaristocratico, di una credenza. Uno spirito ario ha troppo rispetto per l’altrui persona e troppo spiccato il senso della propria dignità per cercar di imporre ad altri le proprie idee, anche quando sa che esse sono giuste. E non è senza relazione a ciò che, nel ciclo originario delle civiltà arie, non troviamo nemmeno figure divine che si preoccupino troppo degli uomini, che quasi corrano dietro ad essi per attirarli e “salvarli”. Le cosiddette religioni di salvazione non appaiono, in Oriente come in Occidente, che tardivamente, a causa di un allentamento della tensione spirituale originaria, di un offuscamento della coscienza olimpica e, non per ultimo, di influssi di elementi etnico-sociali inferiori. Che le divinità poco possano per gli uomini, che sia fondamentalmente l’uomo l’artefice del proprio destino in ordine agli stessi sviluppi oltremondani di esso è una veduta caratteristica del buddhismo originario e ne mette bene in luce la diversità rispetto a molte forme tarde, soprattutto mahayaniche, nelle quali trovò modo di infiltrarsi il motivo di esseri mitici affaccendantisi intorno agli uomini per condurli tutti alla salvezza.
Quando il Buddha raggiunse la conoscenza della Verità prese la decisione di comunicare la via della liberazione, pur cosciente che sarebbe rimasta incompresa dai più. Egli lo fece per quelle poche nobili nature che avevano la mente meno offuscata. Egli non era assolutamente una divinità o un essere soprannaturale venuto al mondo per comunicare una “rivelazione”. Egli era solo un Ariya che espone una Verità da lui stesso veduta ed indica una via che lui stesso si è aperta.
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